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Il ddl sulla legalizzazione della Cannabis in Italia spiegato in otto punti

Il 25 luglio si discuterà il ddl sulla legalizzazione della cannabis in Italia
Il 25 luglio si discuterà il ddl sulla legalizzazione della cannabis in Italia

Il 25 luglio si discuterà in parlamento il ddl sulla legalizzazione della Cannabis in Italia. Il ddl è stato promosso da un intergruppo parlamentare istituito da Benedetto Della Vedova. A lui si sono uniti oltre 100 tra deputati e senatori. Vediamo di cosa si tratta in 8 punti.

Il ddl sulla legalizzazione della Cannabis in Italia verrà finalmente discusso alla Camera il prossimo 25 luglio.

Dobbiamo dire grazie a Benedetto Della Vedova, attuale sottosegretario agli Esteri eletto in Lombardia nella lista Scelta Civica.

Ex Presidente dei Radicali Italiani, Della Vedova ha messo su un intergruppo parlamentare composto da 112 tra deputati e senatori. (qui l’elenco completo)

L’obiettivo è fare pressioni per la legalizzazione della Cannabis anche in Italia.

Benedetto Della Vedova, promotore dell'intergruppo parlamentare sulla legalizzazione della cannabis in Italia
Benedetto Della Vedova, promotore dell’intergruppo parlamentare sulla legalizzazione della cannabis in Italia

CANNABIS, IL FALLIMENTO DELL’AZIONE REPRESSIVA

Nella sua ultima Relazione annuale, la Direzione Nazionale Antimafia ha denunciato, a proposito dell’azione di contrasto alla diffusione della cannabis:

“Il totale fallimento dell’azione repressiva; la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”.

D’altra parte, aggiunge la DNA, dirottare ulteriori risorse su questo fronte ridurrebbe l’efficacia dell’azione repressiva su:

“Emergenze criminali virulente, quali quelle rappresentate da criminalità di tipo mafioso; estorsioni, traffico di essere umani e di rifiuti, corruzione, contrasto al traffico delle (letali) droghe ‘pesanti’”.

In questo quadro, è proprio la DNA a proporre politiche di depenalizzazione che potrebbero dare buoni risultati:

“In termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali; di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”.

PERCHÈ LEGALIZZARE LA CANNABIS IN ITALIA

L’opzione antiproibizionista sulla marijuana non è più semplicemente un’idea.

È diventata una concreta strategia di governo, con effetti positivi sul piano sociale, sanitario e del contrasto alle organizzazioni criminali e con una dimostrabile efficienza sul piano fiscale.

Anche in Europa e in Italia ha senso lavorare per seguire l’esempio dei paesi che per primi sono passati a un sistema di piena regolamentazione legale della produzione, vendita e consumo della cannabis, adattandone le caratteristiche al nostro contesto sociale e giuridico.

E devono essere proprio i legislatori a organizzare una vera riflessione pubblica su questo tema.

A maggior ragione dopo un richiamo autorevole e drammatico come quello della DNA.

Da qui l’idea di costituire l’intergruppo parlamentare per presentare un disegno di legge che regolamenti, una volta per tutte, il consumo di Cannabis in Italia.

IL DDL SULLA LEGALIZZAZIONE CANNABIS IN ITALIA SPIEGATO IN 8 PUNTI

Il possesso

Si stabilisce il principio della detenzione lecita di una certa quantità di cannabis per uso ricreativo – 5 grammi innalzabili a 15 grammi in privato domicilio – non sottoposta ad alcuna autorizzazione, né ad alcuna comunicazione a enti o autorità pubbliche. Rimane comunque illecito e punibile il piccolo spaccio di cannabis, anche per quantità inferiori ai 5 grammi. È inoltre consentita la detenzione di cannabis per uso terapeutico entro i limiti contenuti nella prescrizione medica. Anche al di sopra dei limiti previsti per l’uso ricreativo.

L’autocoltivazione

É possibile coltivare piante di cannabis, fino a un massimo di 5 di sesso femminile, in forma sia individuale, che associata. È altresì consentita la detenzione del prodotto ottenuto dalle piante coltivate. Per la coltivazione personale è sufficiente inviare una comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio. Non è necessaria alcuna autorizzazione. I dati trasmessi sono inseriti tra i “dati sensibili” del Codice Privacy (opinioni politiche, tendenze sessuali, stato di salute…). Non possono essere né acquisiti, né diffusi per finalità diverse da quelle previste dalla procedura di comunicazione.

I cannabis social club

Per la coltivazione in forma associata, è necessario costituire una associazione senza fini di lucro, sul modello deicannabis social club spagnoli, cui possono associarsi solo persone maggiorenni e residenti in Italia, in numero non superiore a cinquanta. Ciascun cannabis social club può coltivare fino a 5 piante di cannabis per ogni associato. È possibile iniziare a coltivare decorsi trenta giorni dall’invio della comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio. Anche in questo caso le comunicazioni sono protette dalle norme previste per i “dati sensibili” dal Codice Privacy.

La vendita

È istituito il regime di monopolio per la coltivazione delle piante di cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita al dettaglio. Per queste attività sono autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli anche soggetti privati. Sono escluse esplicitamente dal regime di monopolio la coltivazione in forma personale e associata della cannabis, la coltivazione per la produzione di farmaci, nonché la coltivazione della canapa esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali. Per le attività soggette a monopolio sono previsti principi (tracciabilità del processo produttivo, divieto di importazione e esportazione di piante di cannabis e prodotti derivati, autorizzazione per la vendita al dettaglio solo in esercizi dedicati esclusivamente a tale attività, vigilanza del Ministero della salute sulle tipologie e le caratteristiche dei prodotti ammessi in commercio e sulle modalità di confezionamento, ecc. ecc.), la cui attuazione è delegata a tre decreti ministeriali.

Per curarsi meglio

Sono previste norme per semplificare la modalità di individuazione delle aree per la coltivazione di cannabis destinata a preparazioni medicinali e delle aziende farmaceutiche autorizzate a produrle, in modo da soddisfare il fabbisogno nazionale. Sono inoltre semplificate le modalità di consegna, prescrizione e dispensazione dei farmaci contenenti cannabis. L’obiettivo è quello di migliorare una situazione, come quella attuale, in cui il diritto a curarsi con i derivati della cannabis è formalmente previsto, ma sostanzialmente impedito da vincoli burocratici, sia per l’approvvigionamento delle materie prime per la produzione nazionale, sia per la concreta messa a disposizione dei preparati per i malati.

Fuori, no!

Si stabilisce un principio generale di divieto di fumo di marijuana e hashish  in luoghi pubblici, aperti al pubblico e negli ambienti di lavoro, pubblici e privati. Sarà possibile fumare solo in spazi privati, sia al chiuso, che all’aperto.

Se fumi, non guidi

Come per l’alcol, la legalizzazione della cannabis non comporta l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal Codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica. Nel caso della cannabis, rimane aperta comunque la questione relativa alle tecniche di verifica della positività al tetroidrocannabinolo che attestino un’alterazione effettivamente in atto, come per gli alcolici, e non solo un consumo precedente che abbia esaurito il cosiddetto effetto “drogante”.

La prevenzione

I proventi derivanti per lo Stato dalla legalizzazione del mercato della cannabis sono destinati per il 5% del totale annuo al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga. Inoltre, i proventi delle sanzioni amministrative relative alla violazione dei limiti e delle modalità previste per la coltivazione/detenzione di cannabis, sono interamente destinati ad interventi informativi, educativi, preventivi, curativi e riabilitativi, realizzati dalle istituzioni scolastiche e sanitarie e rivolti a consumatori di droghe e tossicodipendenti.

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