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CENTRODESTRA MOLISE/ Il teatrino, i pupari e il miliardo di euro andato in fumo

Nel fantastico mondo della politica molisana si odono squilli di trombe, scampanate e rumori di calcinacci che sembrano staccarsi dalla montagna iorista. Dopo le votazioni del 2011 (poi annullate), la tempesta non accenna a diminuire di forza. Anzi. Le onde (anomale) sollevate da uno scarto minimo tra i duellanti, dai sospetti di brogli elettorali – mai provati – e soprattutto dai vizi di forma nella presentazione delle liste, rendono il mare molisano fin troppo agitato. Pescecani, squali, squaletti e persino qualche trota di fiume (fuoriluogo) si fanno la guerra, o meglio, fingono zuffe che non vanno al di là di scaramucce mediatiche.

di Andrea Succi

Alzi la mano chi ha visto, de visu, un litigio tra Iorio e i suoi presunti nemici interni, Vitagliano, Di Giacomo e altri. Perché questo è il punto: sui giornali agitano le spade e in privato ridono di quanti ancora ci cascano. Il divide et impera, quando di fronte si ha un centrosinistra con troppi galli che mettono in discussione la leadership di Frattura, ha la strada spianata. Primo: far credere di essere spaccati. Secondo: ingolosire il nemico sulla conseguente facile vittoria. Terzo: aspettare che i galletti cantino tre volte. Quarto: lasciare che i galletti si scannino.

Quando la divisione delle truppe avversarie è cosa fatta, l’impera diventa un banale automatismo.

Che poi sia Iorio o un altro il candidato Presidente, poco importa. Perché “cummannari è miegghiu ca futtiri”. È l’unica cosa che conta. E in questo senso Iorio è solo il volto – invecchiato e gonfio – di un potere di democristiana memoria, che in Molise conterebbe tra le sue fila massoni, affaristi, faccendieri e strani personaggi che stanno dietro le quinte a muover le fila.

Chi sono? Difficile da capire. Un aiuto in tal senso potrebbe arrivare dal comprendere chi (e in che misura) ha beneficiato di oltre dieci anni targati Iorio. Giovanni Falcone avrebbe sintetizzato questo concetto con il suo, ormai famoso, “follow the money”. E non parliamo solo dei piccoli e piccolissimi pesci ossigenati nell’acquario presidenziale ma soprattutto dei grandi gruppi le cui fortune sono in larga parte legate a Zù Michele.

Non bisogna mai dimenticare infatti che – secondo i dati del Dipartimento del Tesoro – tra il 2000 e il 2007 la regione Molise ha beneficiato di oltre un miliardo di euro (1.064,20 milioni per la precisione) di fondi strutturali e Fas in accordi di programma quadro. Le maggiori percentuali di investimento hanno interessato i settori Agricoltura&Pesca (7,1%), Ambiente (11,3%), Cultura (10,7%), Industria&Servizi (13,8%) e Viabilità (21,4%).

Cosa hanno in comuni i succitati settori? Semplice: sono tutti in profonda crisi, nonostante abbiano drenato risorse, e non hanno prodotto alcuno sviluppo – sociale, economico, sostenibile, occupazionale che sia. Perché?

Al di là di una facile demagogia, e fermandoci alla fredda analisi di numeri e fatti, bisogna individuare nei tre presunti litiganti – quindi Di Giacomo, Vitagliano e Iorio – i responsabili principali di questa sciagura e nella loro gestione poco lungimirante della cosa pubblica il vulnus del problema.

I nomi non sono sparati a caso: Di Giacomo è stato per anni braccio sinistro di Iorio, assessore, onorevole e coordinatore regionale del principale partito molisano, quel Pdl oramai da rottamare; Vitagliano è stato per anni il braccio destro di Iorio e il “Ministro del Tesoro” dell’ex isola felice; Iorio si è posto come il deus ex machina senza il cui avallo nulla poteva accadere.

Sono loro i responsabili, morali e politici, della crisi che ha stravolto le tre maggiori realtà produttive locali – il gruppo IT Holding della filiera tessile, che vale(va) circa il 7,5% del PIL regionale, lo Zuccherificio del Molise SpA, filiera agro-alimentare, comparto avicolo, l’azienda Solagrital Sc, che vale(va) il 5,5% del PIL regionale – perché con scelte a dir poco scellerate non hanno saputo far altro che pompare denaro a soggetti troppo spesso inattendibili.

Proprio per queste ragioni, chi pensa di far fessi quei tre o – peggio – chi pensa che andranno divisi si sbaglia di grosso. Troveranno la quadra, come hanno sempre fatto in questi anni, con il supporto occulto di chi sta dietro le quinte.