Dall’Eritrea alla Libia, da Monti a Berlusconi. Le relazioni diplomatiche quantomeno “discutibili”
Paesi amici, ambasciate affettuose, governi che si vogliono bene.
E’ ancora vivo il ricordo di un Berlusconi genuflesso e adorante al cospetto di Gheddafi mentre gli baciava le mani dopo aver siglato il trattato di cooperazione Italia-Libia rimpinguava le casse del Raiss libico e condannava migliaia di migranti ai lager nel deserto.
C’è un’altra vicenda che dipinge una Farnesina quantomeno distratta. Anche qui il ministro Frattini sorridente immortalato con Yeman Ghebreab, consigliere eritreo del dittatore Ysaias Afwerki.
Probabilmente Frattini non aveva letto l’informativa del Pentagono, che segnalava Ghebreab tenutario della cassaforte di Al Qaida, con tanto di ordine di cattura internazionale e blocco dei depositi bancari negli Usa.
Ma non basta, la distrazione è contagiosa, un anno fa il governo di Mario Monti rinnova la fiducia all’Eritrea, notoriamente considerato dall’antiterrorismo internazionale uno stato canaglia.
La Farnesina firma con Afwerki un accordo sulla scuola italiana di Asmara, proprio mentre un docente deve trovare rifugio in ambasciata per evitare i lavori forzati a causa della sua omosessualità, a proposito di diritti civili.
Viene sottaciuta la tragedia di 450 profughi eritrei restituiti alla Libia con i maroniani rimpatri forzati e rispediti ad Asmara. E qui diventano carne da macello, braccia impiegate per costruire il faraonico hotel Ghelao, un 5 stelle superlusso.
14 ore di lavoro tutti i giorni e riposo notturno in baracche modello lager nazista. Poi misteriosamente spariti, i familiari non hanno avuto più notizie di loro.
Accordi imbarazzanti, stipulati ufficialmente per risparmiare, mentre i primi quattro mesi in Afghanistan sono costati 420 milioni, la prima rata dell’acquisto degli aerei Eurofighter 1 miliardo 182 milioni, un altro mezzo miliardo l’anticipo per gli F35 e il budget per le Forze armate sfiora i 14 miliardi e mezzo.