VITALIZI MOLISE/ Sinceritù (se non c’eri tu) io stavo a pettinà le bambole…
Al di là di inutili e prezzolati pifferai magici, il cui unico intento è quello di stordire il lettore, proviamo a fare chiarezza sull’annosa questione dei vitalizi in Molise, anche se – ammettiamolo – il caos organizzato dalle istituzioni è tale per cui diventa difficile andare oltre la nebbia dove tutti sembrano avere ragione e torto allo stesso tempo. Ma ci sono alcuni fatti di inequivocabile chiarezza. Vediamo quali, aiutati dai documenti ufficiali.
di Andrea Succi
Primo: i vitalizi degli ex consiglieri regionali, tra cui i papà di Frattura e Totaro, non sono mai stati toccati. Quando ci si è provato, sono bastati i pio pio di borghesi piccoli piccoli a far rientrare il tutto. Minacciato di andare incontro ad un contenzioso molto probabilmente sfavorevole, il Governo regionale ha deciso di non intaccare i privilegi passati.
A quanto può ammontare il vitalizio di un ex consigliere regionale?
Dipende da quante legislature è stato in carica e, visto che il vecchio sistema democristiano, più che premiare l’alternanza favoriva la continuità, è lecito immaginare che la maggior parte dei vitalizi siano massimali, quindi tra i 6 e gli 8 mila euro lordi al mese.
Il “Gran Capo Esticazzi” Michele Iorio ha svelato la sua buffonata di voler procedere ad un taglio netto col passato, – 25 %, e ha lasciato tutto com’era. “I diritti acquisiti vanno tutelati”, ha ribadito Iorio, dimenticando che anche il diritto al lavoro, alla salute o alla casa, sarebbero diritti acquisiti, calpestati però – nel corso del tempo – da una politica sregolata e mai interessata ai bisogni del cittadino.
Secondo: gli unici vitalizi aboliti sono quelli maturati a partire dalla legislatura in corso. Per capirci: i neo eletti in consiglio regionale non potranno beneficiare della “pensione di Stato”. Per quanto riguarda invece quelli che sono alla seconda e oltre legislatura, possono decidere – entro dodici mesi – di farsi ridare indietro l’ammontare dei contributi già versati e rinunciare al vitalizio. Non è dato sapere quanti consiglieri con due o più legislature alle spalle abbiano ad oggi rinunciato al privilegio. Ce lo diranno.
Terzo: il centrosinistra, la cui comunicazione fa ridere i polli, non è certo esente da colpe ma sono diversi gli aspetti che vanno chiariti a beneficio del lettore.
Un consiglio regionale sospeso e un Presidente abusivo dovrebbero occuparsi, secondo i dettami del Governo Monti, solo di procedimenti urgenti e improcrastinabili. Tra questi, può sembrare un’assurdità visti i tempi di crisi, non rientra la questione dei vitalizi passati. Eppure ieri la maggioranza ha obbligato il consiglio ad entrare nel merito.
Due erano gli emendamenti che trattavano di privilegi, il 2 e il 5, rispettivamente sui vitalizi passati e sulle premialità ai dirigenti. In entrambi i casi la minoranza ha votato contro, in maniera compatta. Quando si è trattato poi di votare l’intero pacchetto legge il centrosinistra si è spaccato. Petraroia, Romano e Ciocca sono rimasti in aula e hanno ribadito la contrarietà ai provvedimenti castaioli della maggioranza; tutto il resto del centrosinistra, tra cui Frattura, Di Pietro e gli altri, hanno scelto di uscire dall’aula e non piegarsi – questa la loro versione – all’abusivismo di un governo che voleva imporre una scaletta politica fuori contesto. “Se fossimo rimasti in aula avremmo legittimato una procedura che riteniamo abusiva. Impugneremo davanti alla Corte dei Conti gli emendamenti contro cui abbiamo votato.”
Qualcuno, come Parpiglia (Idv), afferma che “la scelta comune di abbandonare l’aula al momento della votazione dell’intera proposta della legge finanziaria è dovuta, esclusivamente, alla volontà politica dell’IDV di impugnare l’atto giuridicamente. La nostra presenza in aula, di fatto, lo avrebbe impedito.”
Ammettendo che questo sia vero, è dato sapere quale legge o procedura amministrativa, di fatto, impediva di impugnare l’atto, qualora fossero rimasti in aula? Abbiamo sentito diversi consiglieri, di maggioranza e minoranza, e nessuno ha saputo darci una risposta.
Quarto: il provvedimento castaiolo, che obbliga la regione a un surplus di spesa pari a 1 milione e 200 mila euro l’anno, è stato votato dalla maggioranza di centrodestra. Sembra una banalità, non lo è.
Quinto: inutile girarci attorno, se Frattura o Totaro non avessero avuto ingombranti genitori nessuno avrebbe avuto certi sospetti. La Casta che protegge sé stessa nasce da questo insuperabile problema.
Sesto: L’attuale leader del centrosinistra Paolo Frattura – che secondo i bene informati sarebbe ai ferri corti con il padre oramai da sei mesi, viste le differenti posizioni in materia di vitalizi – secondo quanto riportato nel parere n° 21 del 17 luglio 2012 (I Commissione) “giudica assolutamente inopportuna la riproposizione dei vitalizi per i Consiglieri regionali in carica. Quanto ai vitalizi per gli ex Consiglieri regionali, risulta improponibile assumere posizioni diverse rispetto a quelle già espresse. Oltretutto ritiene configurabile come diritto acquisito lo strumento del vitalizio, ma non certo la sua entità.”
Nel merito, e sempre da quanto emerge dallo stesso documento, è entrato anche Massimo Romano secondo cui “il tema è uno: è capire se si tratta, effettivamente, di un diritto acquisito, cioè se il vitalizio è equiparabile a un istituto di carattere previdenziale, nel qual caso, secondo me, nulla quaestio, cioè il Consiglio regionale deve ripristinare lo stato dei fatti e la Giunta regionale deve reperire le risorse. Ho paura che il dubbio che si pone, purtroppo, si pone non sul piano del reperire le risorse o altro, ma nella qualificazione in termini giuridici dell’istituto del vitalizio come elemento riconducibile a un diritto quesito di carattere previdenziale.”
Ricontattato stamane, Romano ha specificato che “non ci vedo nulla di male che si continui a percepire (il vitalizio, ndr) ma ci vuole una riduzione.”
È evidente che Frattura e Romano la pensano allo stesso modo: se di diritto acquisito si tratta bisogna che subisca una riduzione. Di quanto? Che almeno sia pari al taglio delle indennità consigliari, circa il 27% in meno.
Settimo: E allora la questione diventa un’altra: il vitalizio è paragonabile ad un diritto acquisito? Secondo la Casta ovviamente sì – e per Casta intendiamo anche quella magistratura che si è espressa in tal senso – secondo la maggioranza molisana di centrodestra, guidata da Iorio, ovviamente sì. Secondo la minoranza di centrosinistra…beh qui è più complicato decifrare un linguaggio a volte contorto.
Secondo Frattura “il vitalizio andrebbe eliminato, punto e basta”, salvo poi cadere in comportamenti ambigui, come quello di abbandonare l’aula (nonostante aver votato contro l’emendamento sui vitalizi) e di aver votato a favore del ricalcolo percentuale dei vitalizi (parere n° 21 del 17 luglio 2012) “ma solo perché ho dovuto prendere atto che si tratta di un diritto acquisito”.
Secondo Romano “non c’è problema che esista il vitalizio” (anche se bisogna ridurlo) salvo poi votare contro il ricalcolo percentuale del privilegio, contro l’emendamento sui vitalizi e contro l’intero pacchetto legge.
Se pagherà di più l’atteggiamento di Frattura o quello di Romano sarà il lettore/elettore a decidere, ma la questione resta sempre aperta: vitalizio come diritto acquisito o no?
Senza scadere in facili populismi, anche il diritto alla casa pareva acquisito (e poi l’Imu…), così come il diritto al lavoro (e poi il precariato….) e quello alla salute (e poi la sanità privata…). Dunque? Se si tratta di diritti acquisiti dal popolino, tutto è in divenire, mentre i diritti della Casta sono scolpiti nel tempo?
Possibile che certi borghesi piccoli piccoli non provino nemmeno un po’ di vergogna a protestare contro un possibile taglio del 25%, quando il mensile oscilla tra i 6 e gli 8 mila euro al mese? Si vive benissimo anche con duemila euro al mese. O no?
E giusto per essere chiari fino in fondo, noi lo aboliremmo del tutto, presente o passato che sia, tranne in casi eccezionali dove il vitalizio consiliare risulti l’unica entrata di una signora vedova e ammonti a mille euro o giù di lì. Ma parliamo di eccezioni.
Ottavo: chi decide in merito al diritto acquisito o meno? Non Iorio, né Frattura né tantomeno Romano. Ci sono, purtroppo, sentenze della magistratura che legiferano in tal senso. Cosa possono fare allora i politici nostrani? Una distinzione tra lo strumento del vitalizio, inteso come diritto acquisito, e l’entità dello stesso, quindi il suo controvalore in euro, che non è un diritto acquisito. Così facendo, il vitalizio si potrebbe tagliare anche dell’80% (sempre salvo casi eccezionali).
Nono: Chapeau al centrodestra e ai suoi sodali per una strategia che, se continuano così le cose, si rivelerà vincente.
Decimo: Suggeriamo ai leader e agli aspiranti tali del centrosinistra di piantarla con sotterfugi, fughe in avanti, giochi a nascondino e voti poco chiari perché, così facendo, ancora una volta si ritroveranno sui banchi dell’opposizione. E chissà che non sia questa la loro vera natura e aspirazione.