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SCENARIO/ Molise, provinciali (e regionali) in arrivo: retroscena dal sottobosco politico

La Fanelli? “Meglio farla “fuori” subito, prima che diventi un problema”. Gli autoconvocati? “Come quei giocatori che si nascondono perché la palla scotta tra i piedi. Acerbi.” Nagni? “Voto 6, una vita da mediano, intercetta il pallone giusto e mantiene la posizione. Osso duro per tutti.” De Matteis? “È abituato agli sgambetti politici, uno in più non cambierà le cose.” Le provinciali? Sembra proprio che nessuno voglia vincerle. Anche perché è in autunno che si gioca la vera Partita…

di Andrea Succi

Il 15 e 16 maggio prossimo gli elettori della Provincia di Campobasso saranno chiamati a scegliere il successore di Nicola D’Ascanio, Presidente uscente che i rumours della stampa accreditano come “uno che ha fatto tanto per il suo territorio”. Cosa, non è dato sapere, ma intanto si sta già (ri)costruendo una sua immagine in vista della vera Partita politica molisana, vale a dire le elezioni regionali che si terranno nel novembre 2011. Sarà questo l’appuntamento elettorale clou dell’anno.

Ed è proprio guardando in prospettiva regionali che i (presunti) leader politici locali stanno muovendo ognuno le proprie truppe per le provinciali di maggio. Che sono più un fastidio che altro, ma rappresentano un banco di prova per alleanze, strategie e regolamenti di conti.

E allora proviamo a capire l’oggi (le provinciali) cercando di studiare il domani (le regionali). Altrimenti sfugge il significato per cui pare che nessuno voglia vincerle, queste amministrative di Campobasso. Tutti, o quasi, schierano il candidato “a perdere” o quello da “eliminare” in prospettiva: Rosario De Matteis (Pdl), Pierpaolo Nagni (Idv) e Micaela Fanelli (Pd), questi i nomi in ballo.

Proviamo a fare chiarezza, partendo proprio dal sindaco di Riccia, sostenuto dal Pd di Leva, dall’Alternativ@ di Ruta e da Sel di Natalini. Fonti interne alla coalizione rivelano un’amara verità: “Figurati se vinciamo. E allora candidiamo lei, che pagherà per tutti. Ci liberiamo di un potenziale concorrente politico e ci  teniamo riservate le poltrone per le regionali.”

In sostanza, la Fanelli dovrebbe rappresentare l’agnellino sacrificale da immolare sull’altare di un posto in consiglio regionale. Ma qualcuno potrebbe aver fatto i conti senza l’oste. La Fanelli ha tutte le carte in regola per vincere, è un volto nuovo e questo basterà a convincere tutta una serie di indecisi a sostenerla, conosce bene il nemico per averlo annusato da vicino (e infatti il centro-destra ,che la teme, la attacca un giorno sì e l’altro pure) e non ha paura a dire “o con me o senza di me” a quei tanti amanti con cui era partita per quest’avventura politica. Potrebbe vincere la corsa delle Provinciali e rivelarsi, in prospettiva futura ma certamente non immediata, il nome giusto per rinnovare una regione che puzza di muffa.

Gli “amanti” della Fanelli, quelli che si sono sentiti traditi, quelli che di strategia politica capiscono quanto Berlusconi di morale – cioè zero – piuttosto che seguire l’amore hanno pensato bene di mandare tutto a scatafascio e far vedere a tutti quanto poco tengano alla vittoria finale e quanto invece sia importante prendere per il culo gli elettori.

Un giorno candidano Vincenzo Greco, il giorno dopo Peppino Astore, poi tal Gigino D’Angelo – che più che un autoconvocato sembra il cugino sfigato di Nino D’Angelo – ancora poi è il turno di D’Ascanio, ma figurarsi se quello ci casca. E infine, cosa s’inventano gli “auto spaccati”, che si contano sulle dita di una mano? Coup de teatre: due candidati. L’avvocato Ghedini direbbe: “Ma va là!”..

Il reale motivo di questa bagarre da oratorio, nonostante si cerchi di addossare ogni colpa alla Fanelli, è sempre lo stesso: i big (?) che fanno (o farebbero) parte di questi “auto spaccati” aspirano ad una cosa sola: la poltrona. In regione, s’intende. Dove prendi diecimila euro al mese e ti passano tutti i mal di pancia.

Voto alla Fanelli: 6, di fiducia. Si aspettano banchi di prova più seri per giudicarla, ma intanto regge bene l’urto degli attacchi.

Voto agli autoconvocati: s.v. Come quei giocatori che si nascondono perché la palla scotta tra i piedi. Acerbi.

E veniamo a Rosario De Matteis, candidato del Pdl, consigliere regionale ed ex assessore al Turismo e all’Agricoltura. Non è un nome di grande appeal, ma Michele Iorio, per portare a casa il suo terzo mandato di fila come Presidente di Regione, ha bisogno di liberare un posto per l’unico uomo che può fargli compiere un’impresa simile.

Sconosciuto ai più, sempre ai margini della contesa mediatica, ha un potere smisurato tra le mani, e non si capisce bene da dove gli provenga. Enzo Pontarelli, detto Enzotto, attuale consigliere comunale di Isernia, è l’uomo cui ci si affida per il MicheleIorio-Ter. Detto fra noi, Pontarelli è anche colui che si sbatte per portare il Presidente a fare le preghierine annuali negli Stati Uniti, al National Prayer Breakfast.

Sarà in lista nella battaglia per le regionali di Novembre e molto probabilmente la scelta di candidare De Matteis alla Provincia, escludendolo di fatto dall’autunno caldo, ha un significato ben preciso: far spazio proprio all’ambigua figura di Pontarelli.

Nonostante le circa dieci liste che ne sostengono la candidatura, De Matteis è consapevole che il risultato non è affatto scontato. Condannato a vincere, rischia di trasformarsi nel vero sconfitto delle elezioni provinciali. Non sarebbe il primo sgambetto politico subito da De Matteis, ma si sa che chi è abituato a subire in silenzio, continuerà ad essere colpito e a rimanere in silenzio. In politica, in una squadra cinica com’è quella di Iorio, c’è bisogno anche di gente così. Del resto, se Iorio vuole avere qualche possibilità di rielezione, deve cedere qualcosa ai partiti che maggiormente potrebbero preoccuparlo, vale a dire Pd e Idv. Quel qualcosa, secondo i bene informati, sarebbe la Provincia di Campobasso. De Matteis? Non c’è problema, avrebbe detto Iorio, capirà. Al momento debito capirà.

Voto a De Matteis: 5. La media tra il 3 delle giocate e il 7 dell’impegno. Vorrei ma non posso. Anche se entrare a partita decisa non è mai gratificante.

Chi invece – e questo almeno è da ammirare – ha sempre tirato diritto per la sua strada è nientepopodimenoche l’Italia dei Valori. La candidatura di Nagni non è mai stata in discussione e, forse, rappresenta il cavallo vincente. Non perché sia il primo partito in Molise – al massimo lo sarà nella provincia di Campobasso – ma perché darebbe continuità all’azione di D’Ascanio. Da un piddino all’altro, anche se camuffato con i colori dell’Idv. Perché, ricordiamolo, fino a poco tempo fa (maggio 2010), Nagni era un componente della giunta provinciale che sosteneva l’attuale presidente uscente D’Ascanio.

Voto a Nagni: 6, una vita da mediano, intercetta il pallone giusto e mantiene la posizione. Osso duro per tutti.

Negli accordi sottobanco, la Provincia toccava all’Idv, la Regione al Pdl e il Pd avrebbe fatto anticamera un po’ di qua e un po’ di là. Poi si sono presentati gli auto-convocati, è arrivata la Fanelli e i giochi sono saltati. Ma, questo è certo, se Di Pietro (Antonio) si candidasse a Presidente della Regione, il circo mediatico di cui è protagonista – da Anno Zero, al FQ, da Ballarò a Repubblica etc etc – lo eliminerebbe come una comparsa che non serve più. A chi interesserebbe ascoltare le parole del Presidente del Molise?

Ci sarebbe l’altro Di Pietro (Cristiano), che però ancora non è pronto e dovrà sedere prima in consiglio regionale per poi valutare cosa farne. Un delfino si cresce passo dopo passo, come Bossi sta facendo con Trota.

Nell’attesa di conoscere ulteriori retroscena, auguri a tutti i candidati per un voto che smentisca quanto scritto sopra.