SCENARIO MOLISE/ Nessuno tocchi “il compagno” Gianfry.
di Alessandro Corroppoli
Era il 18 gennaio e scrivevamo: “Non è così per Gianfranco Vitagliano, molto più forte al di fuori del partito che nel partito stesso. A testimonianza di ciò vi sono i continui litigi con i suoi compagni di partito e lo scarso appeal che gode anche nella sua Termoli. Viceversa, riesce ad ottenere grandi consensi anche da ambienti vicini – se non interni – al Partito Democratico”. Sabato sera, dopo l’approvazione della “sua” delibera, che prevede la ricapitalizzazione fino a 15 milioni di euro dello Zuccherificio del Molise, il Cabarettista Programmato così si esprimeva:“Totaro e Petraroia hanno dimostrato grande senso dell’istituzione, senso civico e morale e la loro proposta è in linea con la lettura che ha dato la maggioranza regionale alla vicenda dello zuccherificio”. Vi sfugge qualcosa?
Sabato sera è stata approvata con i soli voti della maggioranza di centrodestra la delibera che annuncia la ricapitalizzazione, 15 milioni di euro, dello stabilimento saccarifero molisano ma ad una condizione, che lo stabilimento venisse venduto e che il consiglio di amministrazione sostituito.
Fin qui nulla da eccepire se non fosse che, come sempre accade nei momenti cruciali per il futuro della Regione Molise, il centrosinistra regionale si divide. Nella fattispecie a prendere le distanze dal resto della compagnia è il Partito Democratico nelle persone di Michele Petraroia, conosciuto negli ambienti come il fioraio di Marx, e tal Francesco Totaro, sconosciuto alla maggioranza dei molisani, ma conosciuto come il Divo di San Martino in Pensilis. Andiamo con ordine.
Il documento approvato è stato quello dell’assessore Vitagliano a cui si è aggiunto l’ordine del giorno del duo trasversal-democratico, votato da tutti i presenti, in cui si chiede un tavolo interistituzionale e una commissione d’inchiesta su ciò che è avvenuto all’interno dello stabilimento saccarifero. Però durante la seduta del consiglio regionale anche il centrosinistra, eccezion fatta per il Partito Democratico, aveva avanzato una proposta risolutiva nella quale si chiedeva l’esecuzione dell’evidenza pubblica per la cessione a terzi, accertamento immediato della quota del socio privato nonché accertamento della destinazione dei 4milioni di euro elargiti poco tempo fa, e soprattutto la richiesta di dimissioni di colui che avrebbe davvero inguaiato, con le sue scelte scellerate, la regione: Gianfranco Vitagliano.
La proposta ovviamente non passa ma non è questo a far scalpore piuttosto l’astensione del duo Democratico. Lo stesso Vitagliano plaude, come potrebbe fare il contrario, alla presa di posizione dei democratici mentre il Divo di San Martino afferma che le decisioni del Cabarettista sono scelte politiche. Appunto, come dare torto al buon Totaro?
Questa laison d’amor nasce da lontano ma ha avuto la sua ufficializzazione qualche mese addietro quando, a margine dell’insediamento del nuovo consiglio regionale, il Divo Totaro chiedeva larghe intese in merito alla composizione dell’ufficio di presidenza regionale e sulle future scelte strategiche. Indovinate un po’ chi è il vice di Mario Pietracupa, attuale Presidente del Consiglio Regionale? Francesco Totaro. Indovinate chi si è astenuto nel centrosinistra assieme a Petraroia sulla proposta-dimissioni di Vitagliano? Sempre Totaro. Ed allora perché meravigliarsi di quel suo “son scelte politiche?”
Veniamo a Petraroia. Cosa c’entra in tutto ciò? Ovviamente anche per lui son scelte meramente politiche. Quasi sicuramente punterà alla presidenza della commissione d’inchiesta sullo zuccherificio che oltre alla sicura utilità in termini di chiarezza e di risoluzione dei tanti enigmi economici dello zuccherificio darà grande rilievo mediatico all’ex segretario della Cgil. Mediaticità che è nel Dna del consigliere ma che è anche l’unico modo per ritagliarsi la giusta visibilità visto, così si mormora nei corridoi di Palazzo Magno, il suo vivere ai margini con il resto dell’opposizione.
Ma cosa unisce davvero Petraoia e Totaro oltre la tessera del Pd? Il loro collante è Paolo Di Laura Frattura, o meglio, la voglia di eliminarlo politicamente.
Questa unione fatta di interessi politici nasce dopo il grande rifiuto di Frattura di aderire al Partito Democratico nei giorni in cui Alternativ@ e la Gioconda di Riccia (Micaela Fanelli) rientravano e aderivano al Pd. Questo rifiuto ha decisamente fatto storcere il naso a Ruta tanto da mandarlo su tutte le furie e metterlo alla ricerca di un nuovo candidato presidente per il centrosinistra. Quindi da un lato la maggioranza del Pd nella figura di Ruta, Totaro e Leva e dall’altro la minoranza o una parte di essa nella figura di Petraroia che non ha mai mandato giù la scelta della sua maggioranza nell’indicare il nome di Frattura ai tesserati del Pd in occasione delle primarie e la sua successiva e conseguente sconfitta alle primarie. Ma a distanza di qualche mese posizioni inconciliabili si sono unite in nome di un’alleanza nata per far fuori politicamente Frattura e regalarsi e issare ancora la bandiera dell’identità e magari della sconfitta.
Una situazione al limite del paradosso in cui è difficile distinguere la linea di demarcazione tra i partiti di maggioranza e quelli di opposizione o meglio quella che separa il Partito Democratico dalla maggioranza di Michele Iorio, pardon di Gianfranco Vitagliano “il padre di tutte le aziende molisane”.
Un’ alleanza che non ha nulla a che fare con il tanto decantato bene comune ma piuttosto ancora una volta una scelta politica, per dirla alla Totaro, per tentar di far fuori in un colpo solo il vecchio Leone della politica molisana, Michele Iorio, e il nuovo che avanza, ovvero Paolo Di Laura Frattura.
Quindi nessuno tocchi “il compagno Gianfy”, che sta lavorando in silenzio al dopo Iorio e ad una grande alleanza politica trasversale per tentar di governare con i galloni da generale, questa volta, la regione Molise con la complicità dei Brancaleoni democratici.