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Primarie Molise/ ECONOMIA: i 5 candidati a confronto

I cinque candidati del centrosinistra si confrontano sul tema economico e rispondono secondo quello che è il programma che intendono realizzare.

1) Visto il momento storico e socio economico e le prospettive che gli attuali scenari fanno immaginare, anche alla luce dei provvedimenti del Governo su accorpamento di Province e comuni fino a 1.000 abitanti; secondo Lei ha ancora senso tenere in vita la Regione Molise? La macro regione è un pericolo o un’ opportunità? Cosa pensa dell’eventualità di una autonomia “alleggerita”, ovvero di funzioni (esempio politiche produttive, infrastrutture ecc. ) da esercitarsi in ambito di macroregione?

 

NICOLA D’ASCANIO

Sicuramente ha ancora senso  tenere in vita la regione Molise facendone un esempio di regionalismo simile a quello degli anni ‘ 70. Non ha senso,invece,confondere la riduzione dei costi della politica, sicuramente troppo spesso eccessivi ed immorali, con la riduzione della democrazia , che va difesa e tutelata. La macroregione,definita “Marca Adriatica”, è un aborto. Si tratta di architettura istituzionale nemmeno contemplata dall’Europa, che ha progettato Euroregioni, tra cui quella Adriatica, non per rispondere agli equilibri della politica, ma allo sviluppo sostenibile ed alla integrazione economica, sociale e culturale. Si,quindi,ad una regione alleggerita da Enti inutili, carrozzoni, organismi vari e spese improduttive. L’art. 117 della Costituzione disciplina la stipula di accordi di programma, possibili in tutti i campi, compresi i trasporti, l’Università ed altro ancora.

 

 

ANTONIO D’AMBROSIO

Per quello che riguarda la soppressione delle Province penso che non debbano essere mantenute in quanto tali; il loro processo di soppressione, però, deve essere preceduto dalla realizzazione di un’architettura istituzionale nuova che tenga conto del nostro territorio. Va tutto rivisto alla luce di un progetto unico e generale. Al contrario, invece, penso che il Molise debba mantenere la sua autonomia e soprattutto difendere la propria identità. Questo può essere possibile solo attraverso la salvaguardia dei paesi al di sotto dei 1000 abitanti: sono loro che consentono al Molise di avere una propria identità. Sono, al contrario, favorevole a consorziare i servizi, ma non a eliminarli. Per quello che riguarda la ‘macroregione’ lo studio di fine anni ’70 dimostra che Molise Abruzzo e Marche, nell’ambito della propria autonomia, mettendo insieme i servizi dava una grande opportunità, ovviamente verificando se ce ne è ancora la possibilità.

 

PAOLO DI LAURA FRATTURA

La Regione Molise ha indiscutibilmente ancora motivo di esistere.

In una regione dove 330.000 abitanti sono distribuiti su 136 comuni su un territorio orograficamente impervio e privo delle infrastrutture viarie,  il venire meno di una istituzione autonoma come la Regione significa allontanare il cittadino dal principale riferimento per la programmazione e pianificazione della vita socio economica del territorio. L’essere una regione di piccole dimensioni, con un numero esiguo di abitanti, rappresenta una difficoltà e una opportunità allo stesso tempo.  L’accorpamento delle amministrazioni non deve essere fine a se stesso ma deve rispondere ad una logica di efficienza e di aumento del livello di qualità dei servizi proposti. Già nella veste di Presidente della Camera di Commercio ho avuto modo di partecipare ad iniziative che miravano a disegnare soluzioni nella direzione chiamata “di autonomia alleggerita”, nel senso di devolvere alcune funzioni di cui la Regione è titolare e che sceglie di gestire su una scala più ampia, verso una Unione sovra-regionale che possiamo anche definire Macroregione. Un modello in tal senso è quello delle Province Autonome di Trento e Bolzano, associate nella Regione Trentino-Alto Adige.

Relativamente a Comuni e Province, l’intero quadro andrà armonizzato con riferimento al processo federale, che va nella direzione di valorizzare i territori e le identità culturali. Pertanto laddove si avanzassero proposte di scioglimento, tali proposte andranno inquadrate in processi di razionalizzazione e fusione dei servizi e non di mera cancellazione di organi ed apparati istituzionali che sono a servizio dell’intera collettività .

 

MICHELE PETRAROIA

La Regione Molise venne istituita in una fase storica in cui prevalevano i principi solidaristici, tutte le forze politiche perseguivano lo sviluppo del mezzogiorno, l’Italia voleva equiparare le condizioni di vivibilità delle aree arretrate a quelle dei poli più sviluppati e i lavoratori settentrionali scioperavano per far arrivare le scuole, gli ospedali, il lavoro, l’acqua e i servizi pubblici nelle regioni meridionali. Oggi il Governo con un tratto di penna cancella 66 comuni molisane e le due province. Da anni il Molise è stato spogliato degli uffici dell’Enel, della Telecom, delle Poste, dell’Anas, delle Ferrovie e recentemente i tagli hanno riguardato la sanità, i trasporti locali, le scuole e le politiche di assistenza sociale verso i più deboli. A Roma domina l’egoismo dei ricchi e le paure del Nord che non intende più farsi carico dei nostri problemi. In un simile contesto veniamo umiliati ogni giorno con interviste e dichiarazioni in negativo che non ci fanno onore. Per questo è opportuno adoperarsi su due versanti. Il primo è riaffermare i valori della solidarietà nazionale con un governo di centrosinistra che aggiusti il tiro sul federalismo riaffermando i principi dell’equità, della cooperazione solidale e della giustizia sociale. Il secondo versante è affrontare senza arroccamenti l’ipotesi di unire Marche, Abruzzo e Molise in una nuova Regione Adriatica, con 3,5 milioni di abitanti e una base imponibile minima su cui reggere le politiche fiscali locali, l’erogazione dei servizi e gli incentivi allo sviluppo.

 

MASSIMO ROMANO

Iorio & co. prima ci hanno sputtanato in tutta Italia con le patate turchesche e i musei del profumo e ora hanno il coraggio di vestire i panni dei paladini dell’autonomia del Molise. Ipocriti: dicono di difendere il Molise invece pensano solo a salvare qualche poltrona.  E poi il Governo contro il quale si scagliano è il governo del loro partito, il cd. partito degli onesti (copyright Alfano).  Per me le Province vanno abolite e i piccoli comuni vanno accorpati. Quando a dirlo era Beppe Grillo era un demagogico populista, ora che lo dice Tremonti, dopo 4 anni, è un luminare dell’economia. Povera Italia.


2) Cosa pensa dell’idea di fare del Molise una “zona franca e di sperimentazione” dove applicare una semplificazione amministrativa spinta, una forte libertà imprenditoriale, una “No Tax Area” ? Potrebbe essere una proposta da porre sul tavolo di un negoziato sul federalismo?

 

NICOLA D’ASCANIO

Una politica di deregolamentazione diffusa, resa giustamente impossibile dalle normative vigenti, sarebbe non soltanto inutile,ma estremamente nociva. Quello che oggi occorre è rilanciare un nuovo modello di sviluppo che abbia i suoi capisaldi nell’originalità e nella sostenibilità, mediante politiche improntate al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione delle peculiarità locali, da coniugarsi insieme a ricerca scientifica ed innovazione tecnologica. In sintesi, sviluppo e mercato.

 

ANTONIO D’AMBROSIO

Penso che si possa realizzare una zona franca e di sperimentazione in Molise, una sorta di Regione sperimentale non a statuto speciale ma molto dipende dalla classe dirigente che deve prestare attenzione alla fase di cambiamento . Il primo input può venire dagli stessi amministratori ossia da noi.

 

PAOLO DI LAURA FRATTURA

No tax area è una formula che può trarre in inganno o alimentare appetiti non giustificati. Invece trovo del tutto condivisibile l’idea di una zona di sperimentazione, di alleggerimento del carico fiscale e degli oneri burocratici, finalizzata a precisi target (giovani, inventori/imprenditori, donne, artigiani di elevata specializzazione, dipendenti con “mestiere” intenzionati a mettersi in proprio) e su progetti di cui sia vagliata la sostenibilità (economica, finanziaria, ambientale), la “cantierabilità” e l’indipendenza dal condizionamento politico clientelare. Sembra utopistico ma è del tutto realizzabile: si può fare!

 

MICHELE PETRAROIA

Questa ipotesi è impraticabile perchè il clima politico nazionale e le paure dettate dalla crisi inducono gli altri territori nazionali a non fare regali nè al Molise e nè al Mezzogiorno. Certo che la richiesta è gratis e può essere avanzata e sostenuta, ma basta leggere La Padania, Libero o il Giornale per capire che si perde tempo.

 

MASSIMO ROMANO

Ma quale NO tax area! Non mi pare sia legittima come soluzione e comunque questa classe dirigente sprecona non ha la minima credibilità per fare alcuna proposta. I molisani pagano le tasse più alte d’Italia, e gli imprenditori molisani sono eroi civili, perché resistono NONOSTANTE la politica. Sul tavolo del federalismo va posta una sola questione: come l’Italia dopo la seconda guerra mondiale chiese scusa per Mussolini e fu salvata, quando vinceremo le elezioni di ottobre dobbiamo andare a Roma con il capo cosparso di cenere, chiedere scusa per il disastro che hanno combinato Iorio e Vitagliano e rivendicare una nuova ripartenza, ricontrattando le condizioni minime di sopravvivenza istituzionale. A partire dalla sanità.

 

8) Tra i patrocinati di questa regione si annoverano diversi imprenditori, specialisti nell’incamerare i profitti e socializzare le perdite. È troppo liberista, a Suo giudizio, affermare che gli imprenditori notoriamente inadeguati devono semplicemente chiudere e dare invece spazio a nuove energie imprenditoriali? Qual è la Sua opinione sullo Zuccherificio del Molise, sul gruppo Arena-Solagrital, Conservificio del Molise e sulle altre (troppe) aziende partecipate dalla Regione?

 

NICOLA D’ASCANIO

Da Presidente della Provincia ho scelto di uscire da tutte le partecipate e, in ogni caso, per evitare che i profitti vengano incamerati e le perdite socializzate, non si può continuare a travasare denaro pubblico in aziende non risanate,che debbono essere necessariamente riconvertite.

 

ANTONIO D’AMBROSIO

Io credo che bisogna recuperare la capacità produttiva della nostra regione nel settore agro industriale, si tratta di una questione strategica. Nei dettagli va condiviso dove ci sono sprechi e illeciti che bisogna combattere ma mai mettere in discussione gli investimenti da fare per sostenere e rilanciare questo settore, sia esso piccolo o grande. Questo è l’investimento strategico della nostra regione. Questo ci qualifica, il rapporto tra produzione della terra e sua trasformazione, altrimenti ci toccano le fabbriche chimiche.

PAOLO DI LAURA FRATTURA

L’unica regola per giudicare un’iniziativa imprenditoriale è capire la sua capacità di essere protagonista nel mercato di riferimento. Pertanto la Regione Molise dovrà velocemente uscire da tutte le partecipazioni che ha costruito in questi anni non prima però di averne valutato, verificato e giudicato gli effetti. Occorre cioè chiarire e rendere pubblici gli effetti del co-finanziamento regionale e la capacità degli imprenditori che hanno beneficiato di tali aiuti nell’intraprendere un sentiero di efficienza e di equilibrio contabile.

Il denaro della Regione può essere speso in molti modi per favorire le iniziative imprenditoriali valide (vedi sopra punto 2) ma mai per ripianare le perdite, alterare e corrompere il mercato e la concorrenza, illudere i lavoratori e renderli infine ricattabili – nelle mani di imprenditori e politici incapaci – anziché forti del loro lavoro e delle loro capacità.

 

MICHELE PETRAROIA

La Regione deve dismettere le partecipazioni societarie in modo trasparente e assicurandosi che il privato abbia la solidità finanziaria, le qualità imprenditoriali e le capacità gestionali utili a tutelare il mantenimento di attività economiche e di migliaia di posti di lavoro. Compito della Regione è programmare, scegliere il modello di sviluppo, innalzare il livello di competitività territoriale, elevare l’efficienza della pubblica amministrazione, promuovere assistenza tecnica, servizi reali, informatizzazione, riordinare le politiche industriali, abbattere i costi per lo smaltimento rifiuti, migliorare la dotazione infrastrutturale materiale e immateriale, adoperarsi per politiche creditizie che agevolino le piccole imprese e potenziare la disponibilità di accesso a reti energetiche, telefoniche e digitali. L’artigianato, l’agricoltura, l’edilizia, il commercio, il turismo, la cooperazione, il terzo settore e la micro-impresa, rappresentano da sempre l’asse portante dell’economia molisana e meritano una maggiore attenzione. Sui grandi complessi industriali va aperto un confronto con la FIAT e con l’indotto dell’auto, va verificato il prosieguo dell’attività della filiera tessile incentrata sulla Nuova ITR e c’è da accertarsi con somma urgenza sulle gravi problematicità gestionali, economiche e occupazionali dello Zuccherificio, della Solagrital e delle altre imprese partecipate.

 

MASSIMO ROMANO

Sentite, se volete conoscere la mia opinione su Zuccherificio e Solagrital, Geomeccanica, Ltm, Oftalmica, cantieri Navali guardatevi il dossier di 900 pagine che ho trasmesso alle Procure di mezza Italia. Non è un ragionamento economico, queste storie integrano un vero e proprio sistema di economia criminale, sia nel senso di operazioni molte volte illecite sia nel senso di disastro sociale ed industriale.