GL’ CIERV/ Castelnuovo al Volturno e il suo Carnevale unico e suggestivo…
Nell’affascinante e suggestivo paese ai piedi delle Mainarde come ogni anno, l’ultima domenica di Carnevale, è andato in scena il rito de “Gl Cierv“. Castelnuovo a Volturno ha fatto rivivere alle numerose persone presenti all’evento l’incontro tra il villaggio e la selvaggia montagna, la cultura dell’uomo e la natura dell’animale uniti per suggellare ancora una volta la fine del ciclo annuale. Insieme a “Gl Cierv”, i Mamutzones della Sardegna, apparsi nel primo pomeriggio in attesa dell’imbrunire, momento in cui scende l’uomo-animale.
Foto di Lorenzo Zip Albanese
Le pantomime presentate hanno per protagoniste delle maschere animalesche. La prima proviene da Samugheo in Sardegna, la seconda è invece castelnovese. Entrambe hanno messo in scena numerose e diverse maschere, ma se nel primo caso queste sono quasi tutte omomorfe –hanno cioè fattezze animali, con la sola eccezione di Su Omadore – nel secondo esse sono più varie: nella pantomima di Castelnuovo compaiono infatti il Maone e le malefiche janare, gli zampognari e le popolane, Martino e il cacciatore, oltre naturalmente al Cervo e alla Cerva.
Sia i Mamutzones di Samugheo che “Gl’ Cierv” di Castelnuovo sono delle rivisitazioni di fenomeni le cui radici affondano in contesti rurali e presso comunità che oggi si è soliti definire “tradizionali”. Le origini e lo sviluppo storico di tali manifestazioni ci sfuggono in gran parte, e anche larestituzione del senso e della funzione sociale che ebbero nel passato è un’operazione meno semplice di quanto molti improvvisati storici o studiosi di tradizioni popolari vorrebbero far credere.
Di conseguenza, è importante tenere a mente che questo evento -che è possibile rivivere grazie all’opera dell’Associazione “Il Cervo”– è il prodotto di complesse operazioni di ristrutturazione e ricostruzione di simboli e riti che oggi hanno una ragion d’essere completamente diversa da quella originaria. Molto probabilmente, i fortunati spettatori di queste manifestazioni danno loro, giustamente, un personalissimo significato. Ciononostante, è indubbio che i bramiti del Cervo, le rauche urla di S’Urtzu, le esclamazioni antiche della pacchiana e il clangore dei campanacci dei Mamutzones rievochino ancora oggi, nell’era di questa nostra strana modernità, il sentimento di un tempo in cui il rapporto tra l’uomo e la natura fu diverso, un sentimento che proprio a Castelnuovo, ai piedi delle boscose Mainarde e tra le rocce millenarie su cui sorge il paese, diventa più profondo e significativo.