FIOM VS FIAT/ Dalla parte degli operai: come? Ecco l’idea: un fondo anti Marchionne
Nello stabilimento Fiat di Termoli è in corso una battaglia asperrima tra azienda e forza lavoro: gli operai iscritti Fiom si sono visti decurtare lo stipendio di 250 euro al mese. Un duro colpo che ha avuto come conseguenza la cancellazione di molti dal sindacato stesso. Comprensibile e giustificato, soprattutto in un periodo di crisi. Cosa fare, allora, per aiutare gli operai che vogliono continuare la lotta contro il padrone, senza dover piangere miseria? Ecco l’idea: un fondo anti Marchionne, cui devono contribuire sindacati, partiti politici, movimenti e cittadini volenterosi.
di Redazione Infiltrato.it
A lottare rimangono in pochi: quelli che sono supportati dagli stipendi delle loro mogli e quelli che non perdono la speranza. Solo grazie a loro la Fiom Cgil ha ancora una rappresentanza all’interno della Fiat Powertrain di Termoli, altrimenti anche nello stabilimento molisano si raggiungerebbero i livelli già toccati a Pomigliano d’Arco. Dove per più di un anno la Fiom Cgil è rimasta fuori dalla porta: non ha avuto rappresentanza sindacale per contrapporsi alla politica lavorativa di Sergio Marchionne.
Allo stesso tempo non va criminalizzato chi si cancella dal sindacato: lo fa per mancanza di possibilità economiche alternative. Ma noi dell’Infiltrato.it , che abbiamo combattuto questa battaglia sempre al fianco dei lavoratori ingiustamente penalizzati di 250 euro al mese, pensiamo che una soluzione ci sia: ci deve essere.
Ecco l’idea: un fondo anti Marchionne per sostenere la lotta di chi resiste.
In cosa consiste questa possibile soluzione alternativa alla prepotenza della Fiat? Semplice: sindacati, politici e cittadini volenterosi possono dare un contributo alla causa tassandosi autonomamente e secondo le proprie possibilità economiche.
Il ricavato di questa iniziativa verrebbe donato a tutti coloro che subiscono ingiustizie di tipo salariale all’interno delle fabbriche (Termoli e non solo) gestite da Marchionne. Certo sarà difficile sostituirsi a quelle 250 euro decurtate che forse verranno recuperate soltanto dopo regolare azione legale, ma potrebbe essere un incentivo che permetterebbe a chi molla soltanto per ragioni economiche di restare all’interno della lotta.
Noi ci crediamo e invitiamo politici nazionali e regionali a seguirci. Ma non solo: anche imprenditori che ce la fanno tutti i giorni a fronteggiare le spese. Un atto che in tempi di crisi economica servirebbe non soltanto a garantire “pancia piena a tutti” ma anche il valore della libertà di scelta e della democrazia.
Ma cosa sta succedendo intanto nel cuore della lotta? Perché è necessario farci sentire vicini agli operai che sono rimasti? Ce lo ha spiegato il segretario regionale della Fiom Cgil Giuseppe Tarantino all’indomani della notizia da noi lanciata secondo la quale chi si cancella dal sindacato ottiene il vecchio salario da subito.
“Non ne sapevo nulla di questa nuova lettera – ha dichiarato Tarantino – posso solo segnalare l’ennesimo atto di prepotenza da parte della Fiat di Termoli. Avevo chiesto ai dirigenti l’elenco delle persone che avevano inteso cancellarsi dal sindacato. Non me lo hanno voluto dare dicendo che non erano tenuti a farlo. Noi abbiamo una idea sommaria di quante sono le persone che si sono cancellate dal sindacato ma si tratta di dati del tutto ufficiosi”.
Ebbene si, questo è il livello di democrazia presente all’interno dello stabilimento Fiat Powertrain di Termoli. Per questo bisogna mettersi al fianco di chi lotta tutti i santi giorni affinché ciò non accada più. Ma i lavoratori vanno sostenuti anche per la fase dei ricorsi: quando dovranno affrontare le spese legali per gli avvocati.
“Siamo in dirittura d’arrivo – ha continuato Tarantino – ad oggi aspettiamo che tutti ricevano la busta paga di giugno per metterla a confronto con quelle precedenti e calcolare bene il risarcimento da chiedere al giudice”. Noi con la nostra iniziativa speriamo di riuscire a dare una mano. A chi è in grado di sostenerci chiediamo solidarietà economica e di non sostituirsi a Ponzio Pilato lavandosene le mani.