RICOSTRUZIONE MOLISE/ Tra stato di criticità e meccanismi clientelari, a chi ha giovato tutto questo?
di Alessandro Corroppoli
« Tutto il Molise è stato fatto oggetto delle ordinanze di emergenza. Il Commissario straordinario Iorio ha distribuito prebende firmando due tipi di decreti. Il primo porta la dicitura “Evento sismico del 31 ottobre 2002..” ed è finalizzato alla cosiddetta ricostruzione. Infatti i decreti di questo tipo, relativi ai finanziamenti elargiti ai Comuni della sola provincia di Campobasso almeno in teoria servono a rimediare ai danni causati dal sisma …..L’altro tipo di decreto si riconosce per la dicitura “Programma pluriennale per la ripresa produttiva del territorio della Regione Molise”. Di questi finanziamenti si sono giovati Enti pubblici e aziende private dell’intero Molise, compresa dunque la provincia di Isernia. E il denaro, sebbene non finalizzato all’attività di ricostruzione, viene ugualmente prelevato dal “ fondo sisma” nella disponibilità unica di Iorio. Questo flusso di denaro distribuito a pioggia si è gonfiato a partire da maggio e giungo 2006, cioè in vista delle elezioni regionali del novembre successivo …. L’ufficio del Commissario si è così andando intasando di personale: il Sindaco di un paesino, Casacalenda (Nico Romagnuolo), è stato nominato sub-commissario (6 mila euro al mese); un candidato Sindaco del centrodestra al comune di Campobasso (Vincenzo di Grezia), purtroppo trombato, è stato chiamato a coordinare tutti gli uffici della ricostruzione (60 mila euro l’anno). Somma che ha aggiunto allo stipendio da dirigente regionale (150 mila euro l’anno). » [Tratto dal libro “Impuniti” di Antonello Caporale].
A distanza di 10 anni circa dall’evento sismico che ha distrutto la scuola F. Jovine di San Giuliano di Puglia, provocando la morte di 27 bambini e di due maestre, la domanda è sempre la stessa: perché la ricostruzione, esclusa San Giuliano di Puglia, è ferma ancora la 20 – 30%?
Chi si aspettava delle risposte o quantomeno alcuni input in tal senso nella convention organizzata dal Comitato tecnico per la ricostruzione dello scorso 20 gennaio presso la Biblioteca Albino sarà rimasto come minimo deluso. La riunione, definita sarcasticamente spontanea, era capeggiata dall’attuale consigliere regionale Nico Romagnuolo, titolare della delega per la ricostruzione.
La discussione si è incentrata sullo stato di criticità e sull’eventuale proroga o meno per un altro anno. Da questo punto di vista ampie sono state le garanzie da parte di Romagnuolo nel suo intervento a dir poco noir:“I primi di novembre la struttura commissariale si è mossa presso il Governo per avere rassicurazioni che puntualmente sono arrivate dalla Protezione Civile….poi arriva la doccia fredda dal Ministero delle Finanze che non conosce come funzionano le cose da noi in Molise. Hanno bloccato tutto perché hanno trovato delle incongruenze che non c’entrano nulla con la ricostruzione”.
A questo punto in sala, piena di tecnici e amministratori locali, serpeggia un silenzio ansioso tanto che l’unica mosca che vola nella sala è acqua di colonia. Ed ecco quindi che mister progetto ricostruzione Molise annuncia:“ Comunque state tranquilli: prima di venire qui mi son sentito con il Presidente Iorio, il quale mi ha assicurato che il rinnovo, la proroga dello stato di criticità, ci sarà”.
Ma cos’è lo stato di criticità? Il provvedimento prevede la proroga del contributo per l’autonoma sistemazione corrisposto alle famiglie che hanno scelto un alloggio provvisorio in affitto, dei contratti a tempo determinato per il personale degli uffici sisma (a seconda dei limiti e delle esigenze programmate dai sindaci), delle misure specifiche legate al funzionamento e alle contabilità speciali della Struttura commissariale.
Inoltre bisogna ricordare che lo “stato di criticità” non corrisponde allo “stato d’emergenza”, cessato il 31 dicembre 2009. Lo stato di criticità si basa nella sostanza sul disagio effettivo che le popolazioni colpite dal terremoto ancora vivono nei loro territori e, va da sé, che se la ricostruzione è ferma ad un 20 -30% le responsabilità di quello che l’allora premier Berlusconi definì Modello Molise, sono tutte da attribuire al carrozzone amministrativo e burocratico che la regione Molise ha creato.
Ed è proprio sul personale che Romagnuolo si sofferma e diventa profondo:“… i 346 milioni di euro, Delibera CIPE del 3.08.2011, non saranno spesi tutti nel 2012….l’anno prossimo il rinnovo non ci sarà però state tranquilli che le stabilizzazioni le faremo…..” . andando a rispondere anche a Cristian Di Paola, portavoce del comitato tecnico per la ricostruzione, il quale sottolineava come “..a 40 – 45 anni non si può più non avere un posto fisso. Tutti o quasi abbiamo famiglia …”.
E Romagnuolo conclude il suo magnifico intervento, con la chicca dell’anno:“Ci sono voluti 10 anni per avere un pò di soldi”. Delle due l’una: o Romagnuolo, un po’ come Scajola, non sapeva dei tanti soldini arrivati in Molise per la ricostruzione oppure quel Romagnuolo nominato da Iorio nel 2006 era solo un suo omonimo.
Ma sta di fatto che mister progetto ricostruzione Molise scende dalle stelle. Ed allora proviamo a fargli sapere qualcosina.
A quasi due anni dalla sua nomina, il 12 maggio 2008, La7 manda in onda una puntata di Exit, condotta da Ilaria D’Amico, dedicata alla ricostruzione in Molise. In particolare viene preso in esame l’articolo 15 che viene definito il capofila degli sprechi e delle inefficienze della cattiva gestione. Qualcuno degli intervistati definisce il terremoto molisano un terremoto legislativo creato ad hoc per sommarsi a quello naturale. L’articolo 15 era stato ideato per favorire la ripresa produttiva dei territori colpiti dal sisma e dall’alluvione (gennaio 2003) e ovviamente, così è avvenuto per i 14 comuni colpiti dal sisma e per l’alluvione del basso Molise, l’emergenza è diventata regionale.
Il 13 ottobre del 2007 il senatore Astore asserisce che “Il problema resta sempre lo stesso: capire che fine hanno fatto quei trecento milioni di euro arrivati e mai rendicontati”. A quei 300milioni di euro negli anni se ne sono aggiunti tanti altri, fino a sfiorare il miliardo di euro, con cui sono stati finanziati i progetti più stravaganti e fantasiosi, utili solo a creare un grande circo mediatico ma che nella sostanza ha lasciato i terremotati sempre più terremotati.
E allora a chi ha giovato allargare le aree del terremoto? A chi è servito creare apparati costosi ed inefficienti, perché nella maggior parte dei casi non c’era nulla da ricostruire?
Sicuramente non ai cittadini che ancora oggi vivono in abitazioni di fortuna ma, probabilmente, a Cipe&Ciop, alias Michele Iorio e Gianfranco Vitagliano – rispettivamente Presidente della Regione Molise e Assessore alla Programmazione da ormai 10 anni – che si sono ritrovati tra le mani finanziamenti a pioggia, con un conseguente ritorno di immagine elettorale.
Ma se il Modello Molise previsto da Berlusconi avesse mantenuto i tempi delle promesse e degli annunci ovvero “ In due anni tutto sarebbe tornato al suo posto” oggi parleremo di precari da stabilizzare? Quindi diventa molto chiaro il perché, una volta decaduto lo stato di emergenza nel dicembre del 2009, dopo 7 anni si sia creato un ulteriore provvedimento, lo stato di criticità, per cui “ finché le persone non faranno rientro nelle loro abitazioni sarà possibile utilizzare procedure straordinarie per far recapitare nuovi soldi.”
Ma questa situazione diventa paradossale perché senza la proroga dello “stato di criticità” ci sarebbero sì i soldi per la ricostruzione ma non i tecnici per realizzarla. Ma si può portare a termine la ricostruzione in un solo anno dopo 10 di immobilismo? Non sarebbe il caso di sedersi attorno ad un tavolo e paventare un nuovo modello di ricostruzione dato che il prossimo anno i tecnici e i vari uffici COC non ci saranno più?