PD vs INGROIA/ Il carnevale politico è finito: la tattica dei “senatori mascherati” è made in Bersani
Antonio Ingroia ha rivelato ufficialmente a Parma, in un video che circola ormai su tutta la rete, la tattica di Bersani e dei “senatori mascherati”: Rivoluzione Civile non avrebbe dovuto presentare le liste al Senato in regioni chiave e Bersani avrebbe permesso a due “rivoluzionari” di candidarsi con il Pd nel ruolo dei “mascherati”. Offerta rifiutata. Ecco perché.
di Viviana Pizzi
Un Bersani che invita al voto utile per il suo partito, che resta fedele ai suoi accordi segreti con Mario Monti per il post elezioni e che poi invita Ingroia, altrettanto segretamente, a un patto di desistenza usando la tattica dei senatori mascherati.
In tema carnevalesco Bersani ha tentato l’ultima mossa per vincere le elezioni e governare indisturbatamente. Peccato però che il leader di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia, durante un incontro a Parma con gli elettori abbia deciso di anticipare la venuta del mercoledì delle ceneri e di spiegare agli intervenuti quale fosse il patto di desistenza che il partito democratico gli aveva proposto e che lui ha deciso di non accettare.
IL SEGRETO DI PULCINELLA
Cosa ha fatto Pierluigi Bersani nel pieno delle feste carnevalesche per conquistare la maggioranza del parlamento anche a Palazzo Madama? Aveva chiesto ad Antonio Ingroia di non presentare le liste al Senato nelle Regioni in cui il premio di maggioranza sarebbe andato alla coalizione di centrodestra e avrebbe reso ingovernabile il paese.
E’ quello che proponeva però in cambio che lascia stupefatti: aveva chiesto al leader della Rivoluzione Civile di proporre due nomi da candidare al Senato che fossero espressione della parte politica di Ingroia che però sarebbero stati candidati nelle liste del Pd. Una sorta di “senatori mascherati” che in apparenza dovevano rappresentare in parlamento il Partito Democratico ma che nella realtà sarebbero stati espressione della parte politica legata a Rivoluzione Civile.
Ingroia, come ha ricordato da Parma, non ha detto sì alla proposta anzi l’ha rispedita al mittente. Queste le motivazioni che ha addotto.
“Bersani dopo non aver risposto a molte delle nostre chiamate – ha sottolineato Ingroia- non doveva offrirci dei seggi, l’unica cosa che gli avevamo chiesto era quella di non continuare a dialogare per un governo di larghe intese con Mario Monti”.
Parole che hanno lasciato poco spazio all’interpretazione soprattutto ora che i giochi sono fatti e che da molto tempo ormai è noto che Rivoluzione Civile ha presentato liste al Senato in tutte e venti le regioni italiane venendo meno a quella possibilità di accordo.
FALLITA LA STRATEGIA DI BERSANI
Con il no di Antonio Ingroia è completamente fallita quella che poteva essere la strategia di Pierluigi Bersani per governare agevolmente il Paese con un governo dalle larghe intese.
La furbata era stata pensata ad arte: tentare il tutto per tutto per raggiungere la maggioranza sia alla Camera che al Senato e, in caso neanche senza la presenza di Rivoluzione Civile, fosse stato in grado di raggiungere la maggioranza a Palazzo Madama, avrebbe salvaguardato anche i suoi interessi con l’accordo elettorale già programmato con Mario Monti.
Un governo che sarebbe durato forse per qualche anno ma frutto di un inciucio e di una politica del compromesso che non tutte le forze politiche, in questo caso Rivoluzione Civile, si sono sentite capaci di accettare.
UN GOVERNO LONTANO DAI DIRITTI DEI LAVORATORI
Cosa ha tentato di evitare Antonio Ingroia? Che i suoi voti a favore dei senatori cosiddetti mascherati avrebbero potuto contribuire alla formazione del governo Bersani – Monti.
Fin qui ci siamo. Andiamo a vedere però di che cosa si sarebbe reso complice accettando questo tipo di alleanza alla quale invece, con il proprio coraggio di dire no si continuerà ad opporre.
Il Governo Bersani- Monti non favorirà certo le politiche del lavoro che vuole portare avanti la lista di Rivoluzione Civile. Con il patto Pd- Scelta Civica sappiamo già che non ci sarà alcuna modifica della Riforma Fornero per quanto riguarda l’applicazione dell’articolo 18. Né Monti e tantomeno Bersani hanno pensato tuttavia a come fare per abrogare l’articolo 8 nel quale si annulla la contrattazione nazionale per i lavoratori.
Rivoluzione Civile invece riprendendo la lotta intrapresa da Di Pietro Idv e Ferrero Prc ha invece presentato due referendum in Corte di Cassazione non solo per abrogare l’articolo 8 ma anche per riaffermare i valori dell’articolo 18 con il suo totale ripristino.
Un governo contrario all’introduzione della patrimoniale, come lo stesso Bersani ha anticipato, e convinto di dover soltanto modificare i parametri di pagamento dell’Imu o al massimo di doverla togliere ai cittadini che ne pagano meno di 500 euro all’anno.
Bersani e Monti insieme combatterebbero il sovraffollamento delle carceri semplicemente assegnando alle banche l’onere di costruire strutture nuove e non pensando magari a depenalizzare reati che potrebbero prevedere anche detenzioni alternative.
Non è certo assicurato che con la rinuncia alla tattica dei “senatori mascherati” Ingroia riesca ad evitare tutto questo. Nelle intenzioni, però, ci sta almeno provando facendo in modo che il cittadino contrario ai programmi di governo di Bersani e Monti possa avere un’alternativa da cogliere. Il patto di desistenza avrebbe certo messo i cittadini davanti a una minore possibilità di scelta. Ora tocca solo a loro decidere se il tentativo di Ingroia è stato vano oppure se c’è un’alternativa a Bersani-Monti che non si chiami Berlusconi.