Don Vitaliano Della Sala, scrittore d’eccezione con L’Infiltrato….
C’è un episodio tra i racconti di Pasqua del Vangelo che può aiutarci a riflettere su noi e sulla nostra vita. Tutti i discepoli di Gesù si sono nascosti in casa per paura di fare la stessa fine del loro maestro; il mandato di cattura era per tutto il gruppo, non solo per Gesù, perché non era pericoloso soltanto Gesù, ma il suo messaggio, e se c’è in giro qualcuno che lo annunzia, l’istituzione religiosa e il potere politico non dormono sonni tranquilli.
di Don Vitaliano Della Sala
Ebbene, mentre tutti i discepoli sono chiusi, come scrive l’evangelista “per timore dei Giudei”, cioè dei capi religiosi, c’è uno che non ha questa paura, e per questo non è presente quando Gesù si manifesta ai suoi. Lui non ha paura, non si è rinchiuso con gli altri perché è il discepolo che, come aveva detto nell’episodio di Lazzaro, è disposto a morire con Gesù.
Questo discepolo si chiama Tommaso, conosciuto come “didimo”, cioè gemello. E’ il “gemello” di Gesù perché è disposto come Gesù a dare la vita per gli altri. Insomma è quello che più gli assomiglia. Ebbene lui non era con gli altri discepoli quando Gesù si è manifestato; e quando questi gli annunziano «Abbiamo visto il Signore», lui non nega questa possibilità, ma grida il suo disperato bisogno di crederci e di sperimentarlo. Quando Tommaso dice: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non crederò”, non è al presente, ma al futuro, non è una negazione della risurrezione di Gesù, ma il disperato bisogno di crederci.
E’ un po’ come quando noi, nella lingua italiana, diciamo “Non ci posso credere!”. Non significa “non ci voglio credere”, non significa negare l’evidenza di un fatto, ma è talmente bello, talmente inaspettato, che diciamo “Non ci posso credere”. Oppure quando diciamo “Ma non è possibile!” Non significa negare, significa che quello che ci viene detto è così bello che ci sembra impossibile.
Quindi Tommaso non nega la risurrezione di Gesù, solo che grida il suo bisogno disperato di sperimentarlo. Ed ecco che allora “otto giorni dopo venne Gesù” e “stette in mezzo” a loro e invita Tommaso a fare quello che lui stesso aveva detto, cioè a mettere il dito e le mani nel suo fianco e nelle sue piaghe. E lo invita a non «essere incredulo, ma credente». Ebbene Tommaso si guarda bene dall’infilare il dito nel costato di Gesù o nelle sue piaghe, ma prorompe nella più alta, assoluta espressione di fede contenuta in tutti i vangeli. Tommaso si rivolge a Gesù riconoscendolo come Signore e come Dio. Quel Dio che nessuno ha mai visto, si manifesta nel Gesù risuscitato. Ebbene, nonostante questo Gesù replica: «Perché mi ha veduto hai creduto. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». L’esperienza della risurrezione di Gesù non è un privilegio concesso duemila anni fa a un piccolo gruppo di persone, ma tutti coloro che accolgono il suo messaggio e, con lui e come lui, vivono per gli altri, faranno l’esperienza del risorto. E mentre c’è il bisogno da parte della gente di qualcosa da vedere per credere, Gesù propone il contrario: Credi e diventerai tu un segno che gli altri possono vedere.
Mai come oggi abbiamo bisogno di farci segno per gli altri: segno di speranza, in una società che la perde ogni giorno di più; segno credibile, in una politica che fa tante chiacchiere e nessun fatto concreto per la gente, ma molte ruberie per se; segno di servizio, dove la gratuità e la dedizione agli altri è passata di moda; segno d’amore totale e generoso, di fronte a chi ci propone mercati disumani e interessi che fagocitano la nostra vita e il nostro domani.
Pasqua ci faccia rifare alleanza con la Vita.
Quanti passaggi di tempo nella nostra vita, quanti incontri vissuti, quante storie viste e ascoltate. Un sacco di legami costruiti e magari finiti, amori ripresi e poi perduti; un’infinità di momenti, situazioni, occasioni per far passare e liberare vita nel nostro stare al mondo. Eppure la corda delle nostre relazioni e legami è piena di piccoli e grandi nodi che bloccano, che interrompono questo flusso di vita, di sangue, di resurrezione.
Allora usiamo questa Pasqua per sciogliere qualche nodo, per rifare alleanza con tutto ciò che viviamo, per imparare a rendere nuovo questo legame con la Vita e con le vite che incontriamo.
Rifare alleanza con la Vita vuol dire liberarci dalle nostre paure e venire alla luce, cominciare a farlo rimettendoci insieme, scoprendo che se non ci sospingiamo a vicenda, la Vita non vincerà.