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BERLUSCONI vs MONTI/ La grande bugia che si vuol propinare agli italiani: ecco le prove dell’alleanza

Il Cavaliere, appena tornato (ufficialmente) in campo, ora tenta di mostrarsi ai suoi elettori come il più grande anti-Monti d’Italia, imbastendo una campagna elettorale da uomo della provvidenza e cercando di far dimenticare tutte le volte in cui ha sostenuto il Professione nella campagna “Recessione Italiana”. Ecco una carrellata delle leggi di macelleria sociale che il Pdl ha votato: dall’Imu alla “salva Italia” fino a spending review e riforma Fornero.

 

di Viviana Pizzi

Il premier Mario Monti si è dimesso e le elezioni, molto probabilmente verranno anticipate a febbraio. Se scenderà in campo per “accontentare il Bilberberg” e portare avanti le sue politiche lo si vedrà nel corso dei giorni.

Il dato sicuro è però un altro: a gareggiare per la poltrona di premier ancora una volta è il Cavaliere Silvio Berlusconi. Che in un attimo cancella le primarie del Pdl e tenta di presentarsi  agli italiani come il “nuovo che avanza” e “l’antimontiano per eccellenza” come se col governo che sta per concludere l’esperienza non avesse davvero nulla a che fare. Pensando soprattutto che gli italiani, il popolo che cerca di manipolare con la “sua informazione”,  possa avere la memoria corta.

Invece gli italiani ricordano benissimo quale è stata la maggioranza trasversale che ha appoggiato il governo tecnico: oltre all’Udc di Pierferdinando Casini e al Pd di Pierluigi Bersani c’erano proprio loro, i pidiellini di Berlusconi e di Alfano. Gli stessi che erano stati fischiati in massa dopo che lo stesso Cavaliere tredici mesi fa era salito al Quirinale a rassegnare le sue dimissioni da presidente del Consiglio.

In cosa è consistito l’appoggio lo ricordano tutti: votazioni di provvedimenti che hanno peggiorato la vita degli italiani.

 

MANOVRA SALVA ITALIA

Quando Berlusconi parla di voler allentare la pressione fiscale sull’Italia si ricorda di come ha votato nel primo e più importante provvedimento che è passato sotto il nome di Mario Monti? Quello in cui si applicavano tasse su beni di lusso, bollo su conti correnti e su strumenti finanziati, sul Canone Rai, sui carburanti, sulla casa, sull’edilizia, e ancora sull’editoria, evasione fiscale, Iva, lavoro, liberalizzazioni, previdenza, province e rifiuti. Una manovra “lacrime e sangue” che avrebbe dovuto ridare all’Italia la credibilità persa proprio durante il suo governo?

Nel voto finale alla Camera il provvedimento ha incassato 129 voti favorevoli del Pdl contro dodici astensioni e uno contrario e sessantasei assenti. Contrari a questo provvedimento soltanto l’Italia dei Valori e la Lega.

 

IL PDL HA VOLUTO ANCHE L’IMU

A settembre Silvio Berlusconi quando ha ipotizzato per la prima volta il suo ritorno sulla scena pubblica è uscito fuori dicendo: ”Aboliremo l’Imu”.  La tassa sugli immobili che prima era chiamata Ici e che lo stesso Berlusconi aveva abolito. Non tutti sanno però che l’impianto principale del decreto legislativo che l’ha introdotta per la prima volta è datato 14/03/2011. Era quello che ha istituito il cosiddetto “Federalismo Fiscale” cavallo di battaglia della Lega Nord nel precedente governo Berlusconi. Ebbene si. Nel marzo 2011 il premier non era Mario Monti ma lo stesso Berlusconi. Che in seguito insieme a Pd e Udc ha votato anche la modifica del governo tecnico che ha esteso la tassa anche alla prima casa. Contrari alla modifica soltanto la Lega Nord (opposizione a Monti) e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.

 

RIFORMA DEL LAVORO

Fanno parte della riforma del lavoro le odiate norme sulla cancellazione dell’articolo diciotto e dell’introduzione dell’articolo otto sul reintegro sul posto di lavoro.  E le pensioni a 67 anni di età. Una legge targata Fornero contro la quale l’Italia dei Valori insieme alle altre forze della sinistra radicale più Sinistra Ecologia e Libertà hanno promosso due referendum.

Gli italiani che ora credono nel nuovo “miracolo italiano” devono sapere che nella votazione definitiva il Pdl (Berlusconi quindi) ha espresso 122 voti favorevoli, sette contrari e trentaquattro astenuti nel voto finale alla Camera.  Tutti contrari, anche qui, soltanto i deputati di Idv e Lega.

 

FISCAL COMPACT

Un altro cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi negli anni è stato sempre quello della riduzione delle tasse agli italiani. Presentandosi come il “Cavaliere senza macchia” che non vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Come ha votato nell’ambito del fiscal compact, un decreto che le imposte le aumenta, il Pdl lo andiamo a vedere subito.

Centocinque i voti a favore, 5 i contrari e 43 gli astenuti considerando che altri 43 erano proprio assenti alla votazione. Anche in questo caso Lega e Idv sono stati gli unici a non votare la legge.

 

SPENDING REVIEW

Tanto clamore ha fatto in questa calda estate anche l’approvazione del decreto contro la spending review. Che in italiano vuol dire razionalizzazione della spesa pubblica. Molti tra gli amministratori regionali e provinciali del Pdl si sono detti contrari a un decreto che, tra le altre cose, prevede la cancellazione di 44 province italiane. Si sono chiesti questi governatori come hanno votato i loro rappresentanti nazionali quando si è trattato di far approvare la legge? Noi ve lo ricordiamo a chi lo abbia dimenticato.

Al Senato  alla votazione finale erano soltanto 24 gli assenti. Gli altri 94 senza battere ciglio hanno detto si al decreto che è stato definitivamente approvato il quattro luglio di quest’anno con i voti contrari soltanto dei senatori dell’Italia dei Valori. I leghisti in quel caso si sono astenuti dalla votazione.

 

DDL ANTICORRUZIONE

Un decreto con cui si aumentano le pene per i reati di concussione, corruzione e abuso d’ufficio ma che non prevede nello specifico norme che riescano effettivamente a contrastare il fenomeno. Una legge che il Governo Monti ha studiato insieme al Pdl e che ha fatto precipitare l’Italia dal 69esimo al 72esimo posto nella graduatoria mondiale di Transparency International.

Ecco anche qui i numeri del Pdl alla votazione finale avvenuta alla Camera: 150 i favorevoli, uno  contrari e 389astenuti. In quella occasione 39deputati erano assenti e  9 erano in missione. Totalmente contrari l’Idv

e la Lega.

DECRETO SALUTE

Si tratta del decreto che cambia radicalmente il rapporto tra i pazienti e i loro medici. I cosiddetti “generici” e scelti dalla famiglia devono essere disponibili sette giorni su sette e per ventiquattro ore al giorno. Spostando quindi sulle loro spalle l’incombenza dei soccorsi più urgenti. Lo stesso decreto che ha previsto anche il taglio di migliaia di posti letto negli ospedali italiani.

Un decreto arrivato prima dell’allarmismo di Monti nel settore che dichiarava di non potere più garantire il servizio pubblico. Anche qui però il Pdl di Berlusconi si è schierato a favore del governo Monti del quale ora si dichiarerà oppositore: sessantaquattro voti favorevoli nella votazione definitiva alla Camera contro 4 contrari e 18 astenuti. Qui però al contrario di altre volte spiccano le 118 assenze. Contrari soltanto Idv e Lega anche questa volta.

 

RIFINANZIAMENTO DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI

In questo caso si tratta di un decreto che autorizzava un nuovo finanziamento di tutte le missioni di pace tra cui anche quella di guerra in Afghanistan che costerà 780 milioni di euro all’anno, due in più rispetto al precedente. Anche qui Monti e Berlusconi hanno ragionato all’unisono.

Nel voto finale alla Camera infatti i 147 parlamentari del Pdl hanno votato tutti favorevole con nessun contrario un astenuto e 53 assenti. Anche qui l’Italia dei Valori e la Lega Nord sono stati gli unici a dire un compatto no a questo provvedimento.

 

IL QUADRO GENERALE

Da questi dati ne viene fuori uno che gli italiani non dovrebbero dimenticare: il Popolo della Libertà ha votato i provvedimenti del Governo Monti con assoluta fedeltà escludendo quella ininfluente percentuale di voti ribelli con non hanno certo determinato uno strappo significativo alle politiche del governo Monti. Che hanno provocato, dati alla mano già snocciolati anche dalla nostra testata, un impoverimento dell’Italia. Gli indicatori vanno tutti uno peggio dell’altro: Pil, debito pubblico, occupazione e, soprattutto, il rapporto debito/Pil. Tutti, nessuno escluso, dicono che le cose vanno peggio che mai.

Un fallimento come visto, imputabile certamente alla squadra di tecnici guidata da Mario Monti, attribuibile però anche a Silvio Berlusconi che prima di venerdì scorso (quando ha deciso di staccare la spina all’esecutivo) non aveva mai detto no al suo alter ego tecnico.