Commissione d’inchiesta su Emanuele Scieri, il parà della Folgore morto in caserma: ecco cosa succede
Emanuele Scieri, il parà della Folgore morto in caserma nel 1999, avrà una commissione d’inchiesta: ecco cosa succede.
“Nostro figlio Emanuele Scieri, partito da Siracusa il 21 luglio 1999 per fare il servizio militare nei parà della caserma “Gamerra” di Pisa, è tornato a casa un mese dopo chiuso in una bara. Non è morto per una fatalità o per una disgrazia: è stato ammazzato”.
Queste le parole, durissime, della mamma di Lele, riportate dalla rivista siciliana Casablanca.
E ieri il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha emesso un comunicato che riapre una ferita mai chiusa e dona alla famiglia Scieri nuove speranze di trovare la verità:
“La morte di Lele Scieri è una ferita ancora aperta, un vulnus inaccettabile da tutti noi e dalle Istituzioni dello Stato”.
Ad affermarlo il Ministro Pinotti che ieri mattina, davanti alla Commissione d’inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri, deceduto il 13 agosto del 1999 all’interno della caserma della Folgore “Gamerra” di Pisa, ha lanciato un messaggio ben preciso: c’è la piena disponibilità del Ministero della difesa rispetto ai lavori di questa Commissione.
“Non troverete porte chiuse, e neppure socchiuse”, ha riferito il Ministro,aggiungendo che sono “a disposizione della Commissione tutti gli atti in possesso dell’Amministrazione necessari ai Vostri lavori, anche quelli più sensibili; anche quelli dell’Inchiesta sommaria che sono già stati portati a conoscenza della madre di Emanuele”.
“Troverete dunque nella Difesa piena collaborazione per le vostre attività, nella consapevolezza che solo il raggiungimento della verità potrà soddisfarci pienamente”, ha proseguito il Ministro. “Ho tenuto ad incontrare la madre di Emanuele; non solo per confortarla, ma per garantirle il mio pieno sostegno per la ricerca della verità”.
“Quella morte scosse non poco la pubblica opinione, in un momento nel quale la Difesa era oggetto di scrutinio e dibattito”, ha infine aggiunto la Pinotti ricordando che proprio all’epoca erano in atto riforme storiche.
Era stata infatti già avviata l’introduzione dei Volontari, che divenne poi l’unica forma di reclutamento della truppa, quando si giunse alla sospensione delle chiamate alla Leva. Nel medesimo autunno del 1999, il Parlamento dava definitiva approvazione alla Legge per il reclutamento delle donne, divenuto effettivo nel 2000.
Un rinnovamento efficace che ha condotto alla realtà attuale dove volontari e professionisti sonoconsapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità, come militari e come cittadini della Repubblica.
Un rinnovamento che ha di fatto estirpato il fenomeno del cosiddetto “nonnismo”.
“Abbiamo voltato pagina, sotto molti aspetti. Non rinneghiamo affatto la nostra storia, né la validità della Leva quale forma di coinvolgimento popolare nella difesa della Patria, in ossequio al dettato costituzionale – ha concluso il Ministro – rifiuto però di considerare fisiologiche quelle storture, quella cultura e quella carenza di professionalità che, in passato, non impedirono al bullismo di prendere forza nelle caserme e tramutarsi talvolta in crimine”.
“Anche per questo, pure a distanza di tanti anni, io non mi rassegno – e con me la Difesa non si rassegna – a lasciare indefinite le responsabilità per la morte di Emanuele Scieri”.