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TERREMOTO MOLISE/ Proposta di legge per chi non è rientrato a casa. Ma occhio ai vuoti da colmare

Avranno diritto a fondi regionali (circa centomila euro) le persone che non sono riuscite a presentare il progetto per la ricostruzione della loro casa entro il 30 aprile 2012 quando è scaduto lo stato di criticità. Questo quanto previsto dalla proposta di legge presentata da Nicola Romagnuolo e Antonio Chieffo. Ancora non è chiaro, però, come verranno elargiti i soldi, anche perché, si legge nella proposta che secondo i due potrebbe essere approvata anche da questa amministrazione, potranno beneficiarne anche i comuni al di fuori del cratere. E sul modello Molise? Ci sono state troppe disparità di trattamento con l’Abruzzo.

 

di Viviana Pizzi


C’è chi pensa al modello di ricostruzione targato Michele Iorio all’indomani della richiesta di rinvio a giudizio del presidente della Regione Michele Iorio. Una richiesta, peraltro, che era nell’aria da tempo. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, se non un passo avanti di natura giuridica che porterà, come avviene quasi sempre, alla celebrazione dell’udienza preliminare.

Il vero problema, in realtà, è di natura strutturale: stando a quanto previsto ad oggi, i cittadini che non hanno presentato entro il 30 aprile 2012 un progetto per il rifacimento della propria abitazione devono pagare l’affitto intero qualora abbiano scelto l’autonoma sistemazione, al di fuori dei villaggi provvisori.

Il fenomeno è esteso e occorrerebbero circa cento milioni di euro in un anno (fino al 31 dicembre 2013) per soddisfare le esigenze di circa 150 famiglie che potrebbero aver bisogno del contributo.

Ebbene, la proposta di legge presentata dal presidente della terza commissione consiliare Nicola Eugenio Romagnuolo e dall’assessore regionale Antonio Chieffo si muove proprio in tal senso. Un testo formato da tre articoli che, come hanno spiegato gli stessi esponenti di giunta e consiglio regionale, “potrà essere approvato e mandato in vigore anche prima del 16 ottobre perché ritenuto urgente, come la riforma del sistema sanitario e anche della legge elettorale regionale”.

C’è un ma. Non sono pochi infatti i vuoti ancora da colmare, a cominciare dal fatto che non è stata ancora specificata la somma di cui potranno beneficiare i ricorrenti.

Ma c’è un altro aspetto che lascia più di un dubbio. Potranno infatti beneficiare del contributo anche quelle famiglie che non sono rientrate nella propria abitazione ma che vivono  nei cosiddetti comuni “fuori cratere”. Ossia non appartenenti ai quattordici più danneggiati. Come si stabilirà chi può avere bisogno o meno dei contributi è altrettanto nebuloso. Nel comma secondo del testo si legge: “I contributi sono destinati ai nuclei familiari che, alla data di entrata in vigore della legge siano in attesa di rientrare nelle proprie abitazioni dichiarate inagibili per le quali, senza la loro responsabilità, non risulta completato l’iter di riparazione o di ricostruzione (della loro casa ndr)”.

Insomma, niente si sa sul modo in cui verranno rintracciate le responsabilità nella mancata presentazione del progetto da parte di chi dovrebbe rientrare nelle proprie case. La maniera in cui verranno distribuiti i soldi non è dato ancora sapere.

Abbiamo pensato a un aiuto da dare a chi è ancora fuori casa dopo dieci anni – ha precisato il consigliere regionale Nico Romagnuolo –  visto che non lo si può più fare usufruendo dello stato di criticità destinato ai comuni terremotati. Vogliamo dare respiro a chi non ha potuto presentare per ragioni indipendenti dalla propria responsabilità il progetto di ricostruzione della propria casa, per pagare l’affitto per l’autonoma sistemazione. Penseremo presto anche a chi vive nei villaggi provvisori e deve subire gli oneri delle bollette della luce elettrica”.

Il contributo sarà uguale per tutti coloro che lo richiederanno e avranno i requisiti per accedervi – ha sottolineato Chieffo – la situazione è davvero critica”. E immediatamente dopo arriva la dichiarazione che non ti aspetti: “Anche io avrei diritto al contributo per l’autonoma sistemazione, ma non l’ho mai chiesto per favorire chi ne ha più bisogno”.

Sulla legge arriva anche l’apprezzamento del consigliere regionale del PD  Michele Petraroia.Apprendo con positività che questa mattina – ha sottolineato – è stata presentata alla stampa una proposta di legge in materia a firma dell’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici e del Presidente della competente Commissione Consiliare, ed auspico su questa tematica l’avvio di un confronto istituzionale aperto, che con tempestività ed efficacia, sia in grado di rispondere al disagio dei 638 nuclei familiari che si trovano in autonoma sistemazione post-sisma

Ma per Chieffo e Romagnuolo l’incontro con la stampa è stato anche occasione per dire la propria sul terremoto del Molise, troppo spesso definito “terremotino” .

In dieci anni – hanno dichiarato- sono stati impegnati un miliardo e centomila euro per la ricostruzione del Molise. Sono stati elargiti male dal governo. Se ci fosse stata una distribuzione più equa di sicuro non saremmo al 40% della ricostruzione ma avremmo completato non soltanto a San Giuliano di Puglia”.

La prima critica arriva proprio da Nico Romagnuolo: “ Abbiamo presentato una mozione urgente per sapere il perché in Molise l’agenzia Regionale della Protezione Civile non ha potuto assumere tecnici a tempo indeterminato mentre in Abruzzo ne sono stati assunti trecento con questa tipologia contrattuale”.

Gli fa eco l’assessore Chieffo: “Il nostro non è stato un terremotino. In molti sono rimasti senza casa e alcuni hanno anche subito la perdita dei propri figli. Ma a livello nazionale siamo stati trattati peggio. Per noi soltanto un miliardo e centomila euro a disposizione in dieci anni mentre in Abruzzo sono stati elargiti ben 17 miliardi di euro. Certo lì ha fatto meno danni però la disparità è evidente”.

Una dichiarazione che assolve “politicamente” il governo Iorio dal processo terremoto. La giustizia dei tribunali dirà la propria con le sentenze che coinvolgono il potere politico. Ma per ora restano famiglie costrette a pagare di tasca propria affitti e bollette in autonoma sistemazione e nei villaggi provvisori, e un Molise ricostruito soltanto nel simbolo del sisma del 31 ottobre 2002: San Giuliano di Puglia. Lì dove quasi dieci anni fa il sisma seminò morte e distruzione con il crollo della scuola Jovine. Le vittime, lo ricordiamo, furono 28 (27 bambini e una maestra). A ucciderli, lo ha stabilito la giustizia, è stato il mal costruire aggravato dalla scossa sismica.