L’Eolico è Cosa Nostra: le cosche dominano le rinnovabili, lo Stato effettua una confisca record
Una confisca record come non si ricorda nella storia della lotta alla criminalità: 1 miliardo e 300 mila euro sequestrati all’imprenditore Nicastri, il ‘signore del vento’ che, secondo la Dia di Palermo, era immischiato con Cosa Nostra. Il leader dell’eolico è stato anche ‘uomo di Matteo Messina Denaro’, importante boss trapanese. Non è però questa l’unica storia che unisce tristemente vento e mafia in Sicilia e tutto sempre con la compiacenza delle amministrazioni. L’eolico in Campania, Molise, Puglia e Sicilia è diventato il nuovo business delle cosche da oltre un decennio, secondo quanto denuncia anche l’Europol.
di Maria Cristina Giovannitti
Il connubio è ghiotto per le tasche della criminalità: eolico e cosche ed il gioco è fatto. Infiltrazioni mafiose nella costruzione e produzione di energie rinnovabili, possibili sempre grazie alla compiacenza di qualche politico di turno disposto a svendere la propria regione alla malavita. Stavolta tocca a Cosa Nostra, però, incassare il duro colpo inferto dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo.
SEQUESTRATI BENI PARI A 1 MILIARDO DI EURO AL SIGNORE DEL VENTO, VITO NICASTRI – Scacco matto per la Dia di Palermo che, durante la maxi operazione ‘Eolo’, mette a segno un colpo mai compiuto: un sequestro super pari a 1 miliardo e 300 mila euro di beni mobili e immobili di proprietà di Vito Nicastri, leader nel campo dell’eolico.
Il ‘signore del vento’, proprietario di ben 43 società eoliche, 66 conti finanziari, 7 beni mobili – imbarcazioni, automobili, moto – e 98 beni immobili – ville e appartamenti, cade sotto i colpi della Dia che lo accusa di “contiguità consapevole con la criminalità organizzata”.
Insomma l’imprenditore avrebbe fatto affari d’oro grazie all’aiuto di Cosa Nostra e soprattutto stringendo rapporti con i due boss di Palermo, Salvatore e Salvo Lo Piccolo, i quali erano molto interessati agli affari delle imprese di Nicastri, com’è scritto nei loro ‘pizzini’.
Ma il signore del vento era definito anche ‘uomo di Matteo Messina Denaro’ super latitante mafioso e primula rossa di Cosa Nostra.
NICASTRI, UOMO DI MESSINA DENARO, AL SERVIZIO DI COSA NOSTRA – La maxi operazione ‘Eolo’ non è la prima vicenda che unisce mafia e vento in Sicilia. Ad avere le mani in pasta in questo giro di energia rinnovabile il grande boss super latitante, oggi agli arresti a Trapani, Matteo Messina Denaro, guida di Vito Nicastri, sembrerebbe. Alla fine del 2012 nelle terre siciliane è avvenuto un altro maxi sequestro pari a 10 milioni di euro: al centro delle indagini dei Ros le infiltrazioni delle famiglie mafiose nelle attività eoliche della zona.
Il guadagno che si ricavava dalle pale eoliche serviva per sostenere economicamente la latitanza del boss dei boss Messina Denaro. Ovviamente questo monopolio della mafia a Trapani, Palermo e Agrigento era possibile grazie alla compiacenza delle amministrazioni: per esempio il consigliere comunale di Castelvetrano, Santo Sacco era un personalità politica che faceva da collante tra ‘mafia e vento’.
Oppure Giovanni Lo Scuto, medico di Castelvetrano ed eletto deputato regionale nella lista Mpa –Partito dei Siciliani che, secondo quanto scritto nella relazione della Dia, era socio di una Srl insieme alla sorella e il cognato del boss Messina Denaro ma contemporaneamente – e secondo un chiaro conflitto d’interessi – membro della commissione parlamentare antimafia.
LE COSCHE DOMINANO L’EOLICO ITALIANO DA DECENNI – Le regioni martoriate dallo scempio e dal dominio mafioso sui parchi eolici sono la Sicilia, Puglia, Molise e Campania. E’ un dato di fatto confermato anche dallo studio condotto dall’Europol secondo cui il dominio delle cosche sulle energie rinnovabili ed eoliche è una realtà da oltre un decennio. Se prima si puntava allo smaltimento illecito dei rifiuti, ora la criticità ambientale in tal senso ha spostato l’interesse delle mafie verso parchi eolici e fotovoltaici anche perché, secondo la polizia europea, investire nelle ecomafie del ‘vento e sole’ è più sicuro e a lungo termine. Stando alle stime dell’Europol in Sicilia eolico e fotovoltaico sono finanziati con oltre 7 miliardi di euro, troppi per non far gola alla mafia. Così il gioco è fatto: per un parco eolico servono ettari e ettari di terreni che gli imprenditori ‘prendono in prestito’ dalle cosche e così il sodalizio comincia. Già nel 2008 il sostituto procuratore della Dna Alberto Cisterna denunciava l’interesse della ‘ndrangheta nelle energie rinnovabili.
Insomma il nuovo business ghiotto delle cosche domina e monopolizza il vento e le regioni italiane.