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DDL GELMINI APPROVATO/ La giornata di ieri a Montecitorio: il teatrino della politica

Soltanto dopo le 20,00 arriva il verdetto: approvata la Riforma Gelmini con 307 voti favorevoli (Pdl, Lega, ma anche Fli) e 252 contrari. La giornata di ieri a Montecitorio, infatti, è stata molto lunga e si è protratta dalla mattina fino alla sera. Mentre, infatti, in tutta Italia i ragazzi erano scesi in piazza protestando e manifestando il proprio dissenso (con annessi  scontri, cariche e manganellate), nella Camera dei Deputati si discuteva sulla tanto annosa questione della Riforma.

 La maggioranza ha sofferto a lungo: basti pensare che, dopo varie discussioni e accuse, alle 17,00 la Camera ha approvato il penultimo emendamento al testo (riferito all’art.25, quello che prevedeva l’eliminazione della “clausola disalvaguardia” inserita nella riforma) con il voto contrario di governo, commissione e commissione Bilancio. Ed è stata la seconda volta che il Governo è andato sotto nella discussione della riforma. Soltanto giovedì, infatti, accadeva lo stesso: su un emendamento presentato da Fabio Granata e appoggiato dalle opposizioni, il Governo veniva sconfitto.

Nel pomeriggio, intanto, le proteste salivano, continuavano le manifestazioni, gli studenti non davano alcun segno di arresa. Binari occupati, autostrade occupate, presidi, città intere bloccate. Ma la maggioranza non si è lasciata scoraggiare; e lo dimostrano le dichiarazioni che lasciano intendere come questo Governo non tenga affatto conto della voce della società, soprattutto di quella giovanile: “Gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso”, ha affermato seccato Silvio Berlusconi. Peccato che non sia così: tantissimi gli studenti in pieno corso, casomai anche con la media del trenta, scesi in piazza perché consapevoli dell’iniquità della Riforma. Senza contare che alle manifestazioni hanno partecipato anche precari della ricerca e ricercatori. A Perugia, ad esempio, alcuni ricercatori si sono affissi addosso il loro curriculum: “ho dovuto eliminare alcune mie pubblicazioni – ci dice una di loro – tutte non entravano!”. Può bastare questo, caro Silvio Berlusconi, per dimostrare come e quanto le sue parole siano campate in aria? Un consiglio: pensi prima di parlare!

Tuttavia erano molti i deputati a pensarla come il Presidente del Consiglio. A riprova di questo, basti pensare a come si è conclusa giornata, con la votazione finale sulla Riforma. Prima, come da rito, gli interventi di alcuni deputati (uno per partito): Benedetto Della Vedova ha confermato, nelle sue parole, il voto favorevole alla riforma di Fli, anche se non sono mancate le critiche, viste le “ombre sui diversi decreti attuativi che dovranno impegnare i prossimi governi”, altrimenti rimarranno grossi buchi che non saranno mai colmati. Ma il deputato finiano è stato duro anche riguardo le affermazioni della maggioranza sulle manifestazioni: “rappresentare i critici come i somari” è proprio ciò che un Governo non dovrebbe fare. La parola poi è passata alla deputata Capitanio Santolini (Udc) la quale ha ricapitolato tutte le contraddizioni e i limiti della Riforma, derivanti dal fatto che “non c’è l’apporto degli attori principali delle università e delle forze sociali”. Basti pensare a quanto prevede l’articolo 25: in pratica cresce il potere burocratico del MIUR sulle università e sulla ricerca, ma a sua volta il MIUR è come se risultasse commissariato (e dunque sotto l’egida) dal Ministero dell’Economia. E non finisce qui: “Oltre all’accentramento e alle norme soffocanti riscontriamo anche ambiguità di ruoli”.  E questa sovrapposizione di responsabilità va tutta a discapito del sistema. Senza dimenticare la carenza di fondi: l’attuazione di premi “meritocratici” di cui parla la maggioranza, infatti, è rimandata a decreti attuativi, i quali, proprio per essere attuati, richiederanno una copertura finanziaria, che, al momento, non c’è. Dunque solo chiacchiere.

Anche Dario Franceschini è intervenuto nel dibattito con parole forti: “Il Governo vuole imporre a tempo scaduto una riforma a tempo scaduto all’università, la quale, però, non ha i muscoli richiesti per affrontarla”. E anche il pidino si sofferma sulla sordità del Governo (“le riforme si fanno sempre con l’ascolto: le proteste vanno ascoltate, leggete la lettera nobile del Cern, dei ricercatori, degli studenti, invece di rispondere solo con slogan fasulli che non sono altro che alibi”), sull’eccessiva centralizzazione burocratica (“Il testo contiene circa 170 regole che diverranno circa 500 con i vari decreti”), sui tagli indiscriminati (“Voi pretendete di chiamare riforma un qualcosa che ha solo tagli. Voi tagliate dove tutto il mondo decide di investire”). E, infine, Franceschini anticipa quello che potrebbe essere il risultato di una Riforma così concepita: si creerebbe  “un’università pubblica di bassa qualità”, soltanto per recuperare nella media OCSE dei laureati, “e un’università privatasolo per chi potrà permettersi grosse spese.

A rispondere all’opposizione sono stati il leghista Reguzzoni e il fido Cicchitto, i quali non hanno fatto altro che ripetere due concetti: la riforma migliorerà il sistema universitario, che è decaduto esclusivamente per colpe  imputabili alla sinistra (“Se l’università si trova in questa situazione i responsabili siete proprio voi”); i movimenti di piazza sono stati causati (ancora) dalla sinistra che “è bravissima a mistificare” e, dunque, “sobilla la piazza”. Una particolarità che forse sfuggirà ai più: come già accaduto nel voto di fiducia a Berlusconi il 29 settembre, anche ieri Cicchitto, prima del suo intervento, per ben due volte, ha messo la mano in tasca, un gesto che nel gergo massonico assume un particolare significato esoterico. Seconda “strana” casualità?

Alla fine, come detto, la Riforma è passata: 307 sì e 252 no. Ma la vicenda non finisce qui. Siccome il testo è stato modificato, dovrà tornare al Senato. Schifani vorrebbe aprire la discussione per il 9 dicembre, in maniera tale da riuscire ad approvarlo definitivamente il 13 dicembre. A questo punto le domande sono tante: perché questa eccessiva fretta?Come mai, allora, il Governo tiene tanto a questa Riforma? Il gesto di Cicchitto, invece? Pura casualità, sebbene – lo ricordiamo – l’Onorevole abbia già dei precedenti (iscritto alla P2 tessera n.2232)? Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il 13 è l’ultimo giorno disponibile per questa disastrata legislatura in quanto il giorno dopo, il 14, quasi certamente cadrà con i voti di sfiducia delle opposizioni più Fli.

Domande legittime. Ma gli studenti sono indisponibili. Non vogliono risposte, ma certezze. Quelle certezze che questo Governo allo sbando non sa dare.