La storia di Jonny l’americano. Maxi operazione tra Italia e Usa contro la criminalità organizzata
Quaranta indagati, numerosi fermi ed arresti per un traffico internazionale di stupefacenti tra Stati Uniti e Italia. Coinvolte le famiglie mafiose americane dei Gambino e le cosche della Calabria ionica degli Ursino e Simonetta. L’operazione partita da un infiltrato dell’Fbi nei clan, conosciuto come “Jonny l’americano”.
La polizia italiana e l’Fbi fianco a fianco nell’operazione che ha smantellato il ponte eretto tra le due sponde dell’Atlantico dalle cosche della ‘ndrangheta e dalla mafia americana. Un sodalizio, quello intrecciato tra le cosche della Calabria ionica degli Ursino e dei Simonetta con la storica famiglia dei Gambino, che aveva permesso alla criminalità organizzata di mettere in piedi un traffico internazionale di stupefacenti di grandissime proporzioni. Sintomatico, tra l’altro, di come la ‘ndrangheta calabrese abbia assunto agli occhi di “the mob”, la mafia Usa, una credibilità tale da erodere il tradizionale e privilegiato legame con la mafia siciliana.
Centinaia di uomini della Polizia e dell’Fbi stanno eseguendo in diverse regioni italiane e negli Stati Uniti una serie di arresti e fermi nei confronti di soggetti legati alle cosche della ‘ndrangheta degli Ursino e dei Simonetta e a famiglie mafiose americane responsabili, secondo le accuse, di un sodalizio dedito al traffico internazionale di droga. A quanto apprende Adnkronos, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, che ha coordinato l’inchiesta ‘New Bridge’, è a New York e segue l’operazione insieme al magistrato newyorkese Cristina Posa.
Ventisei i fermati, di cui otto a New York, e una quarantina gli indagati. In manette, in particolare, sono finiti Francesco Ursino, ritenuto a capo dell’omonima cosca di Gioiosa Ionica e figlio del boss Antonio, già in carcere, e Giovanni Morabito, nipote del boss Giuseppe detto “u’ tiradrittu”, storico padrino della cosca egemone nella zona ionico-reggina, anch’egli detenuto. Alcuni degli arrestati a New York dalla Polizia e dall’Fbi avevano legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino.
L’operazione è scattata dopo le informazioni raccolte da un infiltrato dell’Fbi, conosciuto come “Jonny l’americano”, che ha rivelato i legami tra le cosche calabresi della costa ionica e la “cosa nostra” americana nel traffico internazionale di stupefacenti. Gli arresti e i fermi sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti. Oltre 40 gli indagati per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga ed associazione mafiosa.
L’inchiesta ‘New Bridge’ ha evidenziato la capacità della ’ndrangheta della ionica calabrese di muovere i propri affari fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sudamerica, in stretto contatto con famiglie mafiose americane e narcos sudamericani.
L’attenzione si è concentrata su uno degli arrestati, italo-americano e vicino ai Gambino, accusato dalle procure antimafia di Reggio Calabria e di New York di aver realizzato, con esponenti della ‘ndrangheta jonico-reggina, trattative per l’apertura di un canale di traffico di cocaina fra il Sudamerica e il porto di Gioia Tauro.
Canale attraverso cui sono transitati ingenti traffici di cocaina tra il Sudamerica e la Calabria, con il coinvolgimento di soggetti, ritenuti essere legati a cartelli narcos del centro e del sudamericana.
Partite per centinaia di chili di cocaina, sciolta in barattoli di cocco e ananas, che sarebbero giunte in Italia su container diretti a Gioia Tauro.