Dagospia show: “Balotelli al Liverpool? Come Jerry Calà che recita Macbeth al Globe Theatre”
Per capire davvero chi è Balotelli basta leggere l’inarrivabile analisi di Giancarlo Dotto su Dagospia: “Mourinho gli aveva attribuito un solo neurone. Sbagliava. Per eccesso. “Mad Mario” è diventato un penoso e ormai rancido virus mediatico.” Per non parlare del resto dell’analisi, impeccabile e lucida anche quando si parla del “chiattone” Raiola.
Ufficiale. Mister Gonzo abita nella città dei Beatles. Balotelli a Liverpool è come Jerry Calà che recita Macbeth al Globe Theatre. Un’inverosimile cazzata. Era già tutto chiaro quando ho visto quel chiattone di Raiola muovere il suo lardo a Milanello, qualche giorno fa, e squagliarsi in un abbraccio molto sospetto per quanto affettuoso con il suo nero dalle uova d’oro. I due celebravano la nuova stangata.
Dal rossonero del Milan al rosso del Liverpool, dopo essere stato il celeste del Manchester City e il nerazzurro dell’Inter. Oplà. Per i pochi che non l’avessero ancora capito, Balotelli è un ologramma. Una volgare truffa. E lo vedo quel vizioso di Silvio che brinda con la sua Pascale, la nuova eminenza grigia della famiglia, piluccando chicchi d’uva e milioni d’euro. Circa quaranta, tra i venti incassati e i venti risparmiati d’ingaggio, da qui al 2016. Un trionfo. Il colpo di coda di Galliani. Lo davano per rimbambito, la stonata cocorita di Lotito. Ecco, invece, il colpo maestro.
La sòla bollente è già in viaggio per Liverpool dentro la sua Ferrari testarossa. Il dubbio è solo uno. Dove la parcheggerà? Davanti alla cattedrale? O direttamente dentro, sotto la navata? I tifosi, irriducibili per definizione, ce la faranno a cantare il bellissimo “You’ll never walk alone” ora che la compagnia è Balotelli?
Lasciamo stare il calciatore. Un equivoco. Il ragazzo era interessante fino a che è sembrato un enigma incomprensibile. Che ti guardava e ti linciava. Un carisma dalla sintesi selvaggia. Come quello di Mike Tyson, i cui cazzotti, però, non erano per niente virtuali. Nel frattempo, l’enigma è stato fin troppo decifrato.
Mourinho gli aveva attribuito un solo neurone. Sbagliava. Per eccesso. In mancanza di meglio, Balotelli è diventato un penoso e ormai rancido virus mediatico. Uno che s’inventa nemici anche la dove non ci sono. Soprattutto, la dove non ci sono.
La sua ultima impresa? Ha fatto perdere la pazienza anche a quel prevosto di Cesare Prandelli, l’uomo dall’etica flessibile. Balotelli è il Frankestein semovente di quel genio di Raiola.
Oltre al Berlusca, esultano i tabloid inglesi. Il Sun lo definì un “idiota”. Il Daily Telegraph lo ribattezzò “il bello e la bestia”, Daily Mirror “Mad Mario”, Mario il pazzoide. Ma la sintesi è solo una, “battaglia persa”. Per tutti, meno che per Mino, Mister cinque per cento. Di sicuro, a ogni addio di Balotelli saltano migliaia di tappi a festa. Ci sarà un perché.