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Guerra in Libia, il piano segreto UE è pronto: ecco i dettagli e il ruolo dell’Italia

Guerra in Libia, i dettagli del piano segreto d’intervento UE

Guerra in Libia, il giornale inglese The Guardian è riuscito a intercettare il piano segreto d’intervento UE, che è pronto nei minimi dettagli: ecco a cosa dobbiamo prepararci.

Prima di entrare nei dettagli del piano d’intervento UE per la guerra in Libia parliamo della storica decisione – approvata dalla Commissione Europea – riguardo all’Agenda sulla migrazione: la proposta di Bruxelles è quella di ridistribuire tra gli stati membri un gruppo di circa 20mila rifugiati ora ospitati in Italia, Grecia e Malta. La ripartizione dovrà tenere conto di una serie di fattori tra cui numero della popolazione, prodotto interno lordo, numero di rifugiati già ospitati e tasso di disoccupazione.

Secondo quanto stabilito nei precedenti trattati Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca potranno non partecipare alla condivisione e l’Italia sarà esentata dal farlo visto che ha già ampiamente fatto la sua parte.

La bontà d’animo dei leader europei si fermerebbe però all’una tantum: qualora, infatti, la Commissione dovesse applicare questo sistema in modo permanente i governi si chiameranno fuori e l’Italia si troverà nuovamente a gestire l’emergenza in solitudine.

Siamo di fronte all’ennesima buffonata europea, un continente che fa le pentole ma non i coperchi e a cui le ciambelle escono sempre senza il buco.

GUERRA IN LIBIA, IL PIANO SEGRETO UE

Ma l’aspetto più controverso, sebbene sia un tema spino, non è certamente questo.

Domenica scorsa il Guardian, autorevole giornale inglese sempre ben informato, ha lanciato uno scoop mondiale in piena regola, anticipando gli esplosivi contenuti del piano EU in cui sono stati definiti gli attacchi militari contro obiettivi libici per fermare le barche di migranti. E, sempre secondo quanto riferito dal Guardian, la missione potrebbe contemplare anche operazioni a terra sul suolo libico. Siamo quasi in guerra, questa è la sostanza, manca solo l’ufficialità delle bombe e delle vittime.

Questo scenario è stato in parte smentito da Fedeica Mogherini, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che ha detto: “Pianifichiamo un’operazione navale, speriamo in collaborazione con le autorità libiche, per smantellare il modello di business dei trafficanti. Questo chiaramente non comporta un intervento di terra in Libia”.

Qualcosa bolle in pentola, questo è certo, ed è molto più convincente l’articolo di Ian Traynor sul Guardian che la smentita (che in realtà smentisce poco) della Mogherini.

GUERRA IN LIBIA, IL RUOLO DELL’ITALIA

Verranno impegnati dieci paesi, manca solo l’approvazione formale da parte delle Nazioni Unite, la risoluzione che pulirà la coscienza dei governi e scatenerà le forze militari.

Il comando delle operazioni militari verrà, molto probabilmente, affidato all’Italia, che ospiterà anche il quartiere generale operativo, vista la collocazione geografica rispetto alla Libia.

Prepariamoci a operazioni aeronavali, d’intelligence, interdizione e attacco che si svolgeranno nel Mediterraneo, nelle acque, coste e terre libiche contro mezzi e flussi dei trafficanti di persone. È previsto l’intervento di forze di terra, che andranno a scontrarsi – checché ne dica la Mogherini – con chi protegge e sostiene quei trafficanti di uomini. Praticamente è guerra all’Isis e ai terroristi che fanno base in Libia, dopo mesi di titubanze.

GUERRA IN LIBIA, QUALI RISCHI?

L’obiettivo dichiarato è quello di far saltare i barconi sulle spiagge per evitare che vengano utilizzati come sistemi di trasporto dei migranti. Giusto o sbagliato che sia, non è questo il punto, bisogna soppesare la decisione di entrare in guerra ed essere consapevoli che ad azione corrisponde reazione.

Le milizie locali, i gruppi di terroristi legati all’Isis, le varie bande armate e gli sciacalli che speculano in tempo di guerra saranno pronti a dare battaglia.

Dobbiamo aspettarci dei morti? Piangeremo ragazzi italiani immolati sull’altare dell’Unione Europea? Parliamoci chiaro: chiama moli danni collaterali o perdite previste, qualcosa di tragico potrebbe succedere.

Servirà l’intervento a liberarci dall’Isis e dal terrore del Califfo? Speriamo.