UNIONE DEI COMUNI DEL BASSO BIFERNO/ Unione dei Beni Comuni. Ma di chi?
Dopo dieci anni dalla nascita ha ancora senso tenere in piedi un sottoente come l’Unione dei Comuni del Basso Biferno che ha fallito in maniera clamorosa la sua missione? Ha senso tenere in piedi una struttura che socialmente non ha colmato quel vuoto tra cittadini e istituzioni, ma ha solamente aumentato il potere ricattatorio di quest’ultimi verso i primi? Eppure, nel silenzio generale, qualcosa si muove, ma non per rendere efficiente la struttura ma semplicemente per il cambio della guardia. Ergo, per interessi.
di Alessandro Corroppoli
L’Unione dei Comuni del Basso Biferno nasce nel 2001 per volontà di 8 amministrazioni. Dopo oltre un anno, nel giugno scorso, elegge il nuovo Presidente Gianfranco Cammilleri, primo cittadino del comune di Campomarino. Originariamente il presidente veniva nominato a rotazione dai Comuni aderenti ma col passare degli anni anche questo sottoente è diventato un luogo dove intavolare trattative e stringere alleanze trasversali. A gestire in maniera piuttosto ‘ambigua’ la struttura con risultati per nulla soddisfacenti è il solito gruppo di amministratori riconducibile al Partito del Cosib che riconosce come suo padre nobile l’assessore alla Programmazione Gianfranco Vitagliano e vede come esecutori materiali Luigi Mascio (sindaco di Portocannone e presidente del Cosib – nucleo industriale di Termoli), Leo Antonacci (sindaco di Guglionesi e presidente della Net Energy), Gianfranco Cammilleri (sindaco di Campomarino e presidente dell’Unione dei Comuni), a cui poi si aggiunge Vittorino Facciolla (sindaco di San Martino in Pensilis e Direttore Generale a ‘progetto’ in seno al Cosib).
Mai come oggi il buon funzionamento dell’Unione avrebbe potuto ammortizzare i costi della crisi. Infatti con il trasferimento delle funzioni e dei servizi all’Unione, come era negli auspici di tutti (servizio vigilanza, le STU, consorzio dei servizi, servizio affissioni, verde pubblico, trasporto pubblico), si sarebbero potuti ridurre i costi amministrativi gestionali e aumentare in quantità e qualità i servizi resi al cittadino dei Comuni aderenti e magari dare ossigeno anche a qualcuno di quel 10.5% che è la percentuale di disoccupazione regionale.
Ed invece a distanza di dieci anni dalla sua istituzione, nulla si è fatto per avviare quelle attività che potenzialmente potevano essere gestite direttamente dall’Unione. Unica eccezione la raccolta differenziata – attiva perché finanziata da un fondo pari circa a due milioni di euro – messa in piedi dalla Sorgenia spa, la stessa ditta che gestisce la Turbogas di Termoli, di cui Gianfranco Vitagliano si è vantato in passato di essere il papà e nella cui inchiesta è indagato. Ma ora che i soldi termineranno (Sorgenia Spa ha già versato nelle casse dell’Unione oltre un milione e ottocentomila euro) la raccolta differenziata terminerà oppure, come ci si augura, continuerà? E se sì, con quali fondi? Ad effettuare materialmente la raccolta è la ditta Teckneco, che nel passato ha creato non pochi problemi e che, peraltro, già lamenta crediti verso l’Unione pari a circa 850 mila euro.
Nonostante la sua staticità, il territorio di competenza negli ultimi anni si è ulteriormente allargato ad altre due comunità: Montenero di Bisaccia e Montecilfone. Queste new entry in qualche modo hanno scardinato e rotto quell’equilibrio trasversale di rappresentatività di cui accennavamo. Con tutti i posti occupati la politica del Partito del Cosib rischia di implodere perché, appunto, è entrata in scena in modo ufficiale la Politica con la ‘P’ maiuscola.
Politica che sta muovendo i propri passi in maniera decisa da qualche settimana a questa parte. Infatti mentre Montenero e Petacciato, non riconoscendosi più nel progetto iniziale e non avendo ricevuto benefici politici, da oltre un anno hanno messo sulla scrivania del presidente la loro richiesta di uscita dal consorzio, la lotta per il potere per la conquista dell’Unione è cominciata.
Il basso Molise negli ultimi due anni è stato il terreno politico privilegiato per lo scontro tutto interno al centrodestra. Dal Comune di Termoli all’ambito sociale passando per il Cosib e arrivando infine all’Unione dei Comuni. Lo scontro ha interessato le due correnti di pensiero riconducibili a Michele Iorio e Gianfranco Vitagliano vedendo quest’ultimo quasi sempre vincitore anche in virtù del fatto che il governatore molisano ha sempre delegato il comando dello scontro al senatore Ulisse di Giacomo il quale, specie sulla costa, non riscontra grande simpatia.
Oggi lo scontro è all’interno dell’Unione dove le minoranze si oppongono al solito diktat programmato. Attenzione però alle apparenze. Ci sono minoranze e minoranze. Solitamente l’opposizione è riconducibile ai rappresentanti dello schieramento avverso: in Molise la minoranza per eccellenza su tutti i fronti è quella del centrosinistra. Nella fattispecie invece, trattandosi fondamentalmente di un consorzio comunale, la minoranza è abbastanza variegata perché rappresentata da esponenti che fanno capo a diverse formazioni politiche. Ciò nonostante, però, a tirare le fila sono gli uomini di centrodestra. Quegli stessi uomini che, per motivi più o meno personali spacciati per divergenze politiche, sono usciti dalla loro maggioranza comunale ed ora vi si oppongono non solo a livello territoriale ma anche in altre sedi alla ricerca di spazi e alleanze politiche. Sempre, però, rimanendo fedeli – e ci mancherebbe altro – alla maggioranza di governo regionale.
È il caso del Comune di Guglionesi dove il prossimo anno si voterà per il rinnovo del consiglio comunale (altro comune facente parte dell’Unione e interessato al voto nel 2013 è Larino). Nel comune adriatico l’attuale maggioranza, presieduta da Leo Antonacci, governa con numeri risicati. Una maggioranza di nove membri contro un’opposizione di otto che rende tutto molto precario e indecifrabile. A creare questa situazione di insicurezza istituzionale è stata in primis l’incapacità del primo cittadino a gestire la propria squadra e le enormi richieste dei suoi uomini. Uomini che, non soddisfatti, sono passati all’opposizione sia a livello comunale che a nell’Unione dei Comuni.
Uno di questi è Delfo Giovanni Carissimi, funzionario regionale (Ufficio Controllo Acque per il Consumo Umano e Prodotti Fitosanitari), oggi molto vicino all’assessore Angiolina Fusco Perrella (leggasi Michele Iorio) dopo aver adulato per tanti anni anche l’assessore Luigi Velardi.
Lui più di altri sta portando avanti una battaglia contro l’attuale maggioranza in seno all’Unione cercando di coalizzare le varie anime della minoranza, le quali però, miopi, non riescono a vedere il vero obiettivo. Non si tratta di far cambiar marcia e passo al carrozzone Unione, ma solo di sostituire il pilota. Infatti se consideriamo che oltre a Guglionesi il prossimo anno si voterà anche a Larino, dove ad amministrare è una maggioranza di centrodestra vicina a Michele Iorio e dove tra l’altro risiede anche il coordinatore provinciale del Pdl Pierluigi Lepore, fedelissimo del governatore, e che in tanti altri comuni a sedere nei banchi dell’opposizione ci sono sodali di Iorio che si oppongono a quelli di Vitagliano, la lotta a tutto campo è più che prevedibile. Una lotta tutta interna al centrodestra che sicuramente aumenterà dopo il 16 ottobre, giorno in cui il Consiglio di Stato si dovrà pronunciare sulla validità delle consultazioni elettorali regionali dello scorso ottobre. Se le elezioni verranno definitivamente annullate l’Unione dei Comuni sarà uno dei fronti più caldi dove non si faranno prigionieri.