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FIOM vs FIAT/ Pomigliano e Termoli, gemelli diversi della guerra tra sindacato e padroni

Un altro giudice dopo quello di Larino ridà voce alla Fiom e la reintegra all’interno di uno stabilimento Fiat. Ma mentre l’azienda annuncia appello in Campania, Uil e Cisl si schierano apertamente contro la Fiom. Quanto sta accadendo a Pomigliano in queste ore – reintegro di operai per comportamento antisindacale della Fiat – è successo a Termoli diverse settimane fa. Poi fu guerra aperta: fino al fermo produttivo di pochi giorni fa che ha fatto saltare l’assemblea con Landini. “Finalmente una buona notizia”, commenta la Camusso. “Queste sono sentenze che scoraggiano nuovi investimenti nel nostro paese”, le fa eco l’ex ministro Sacconi.

di Viviana Pizzi

Se a Termoli la lotta tra Fiom e Fiat sta raggiungendo livelli bollenti, la vittoria arriva nello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Così come avvenuto per i lavoratori della Fiom termolese anche questa volta è stato un tribunale del lavoro a far vincere una battaglia importante ai lavoratori. Ma cosa è accaduto nello stabilimento campano, quello noto per la battaglia del referendum?  La Fiat è stata obbligata con sentenza del Tribunale del lavoro di Roma a riassumere 145 operai appartenenti alla Fiom. Una vittoria storica per il sindacato di Landini che era rimasto completamente fuori da ogni trattativa a Pomigliano. Dove la Fiom vive la situazione più grave. Dove nessun lavoratore del sindacato di Landini poteva più prestare la propria opera. Il sindacato aveva fatto causa all’azienda metalmeccanica in base a una normativa specifica del 2003 che recepisce regole europee contro la discriminazione. La Fiat è stata citata circa un mese fa in giudizio. Quando è avvenuto su 2093 lavoratori nessuno era iscritto alla Fiom. Lo scacco matto sembrava compiuto ma i padroni non avevano fatto i conti con la legge dei Tribunali del Lavoro.

Il sindacato di Landini aveva agito in giudizio per conto di 382 iscritti. Ma nel frattempo sono diventati 207 perché gli altri avevano deciso di cancellarsi sperando così di rientrare in azienda. Proprio come sta avvenendo in queste ore a Termoli. I lavoratori molisani, che dopo aver riacquisito il diritto di partecipare alla vita sindacale dell’azienda si sono visti defraudati di parte dello stipendio, attendono ancora Landini che già si è espresso a loro favore. Per quelli di Pomigliano interviene Susanna Camusso con toni entusiastici.

Finalmente una buona notizia – ha commentato il segretario nazionale della Cgil  – il Tribunale di Roma ha condannato la Fiat per azione discriminatoria. Gli iscritti della Fiom Cgil riacquistano il loro diritto di scegliere a quale sindacato iscriversi senza che questo determini la perdita del loro posto di lavoro. La sentenza si basa sul principio della rappresentanza delle organizzazioni che può e deve essere misurata“.

Ma la Fiat non si arrende e ha già annunciato ricorso in appello proprio come ha fatto contro la decisione del Tribunale del lavoro di Larino. Ma mentre i termolesi si lamentano della mancanza di vicinanza da parte degli altri sindacati per quelli di Pomigliano gli schiaffi in faccia di chi non solidarizza con loro sono pubblici. Il primo arriva  dall’ex ministro Sacconi secondo il quale “sentenze come queste mettono a rischio gli investimenti di Fiat in Italia e scoraggiano nuovi investimenti nel nostro paese“. Caustico anche il commento del segretario Cisl Raffaele Bonanni per cui “è una sentenza come una rondine che non fa primavera“.

La Uil Campania addirittura pensa al ricorso.

Valuteremo – ha annunciato il segretario Giovanni Sgambati – dopo la lettura della sentenza se ci siano i margini per farlo. Riteniamo ingiusto che il pretore possa immaginare percorsi preferenziali verso alcuni sindacati. Mentre centinaia di iscritti alla Uilm sono ancora in cassa integrazione“.

La guerra tra Fiom e Fiat e tra Fiom e altri sindacati è ormai totale e si combatte su tutti i territori dove ci sono stabilimenti metalmeccanici.

La vittoria di Pomigliano in questo particolare momento è fondamentale anche per la battaglia termolese. Serve ad infondere fiducia in chi, strangolato dalla crisi e dalla quotidianità, ha deciso di arrendersi e stracciare la tessera del sindacato. Se Pomigliano non si è piegata può farlo anche Termoli. Bisogna crederci e continuare la battaglia contro le decisioni vergognose di Fiat di licenziare e tagliare salari soltanto in base al colore politico del lavoratore. Il tribunale di Larino ad aprile e quello di Roma adesso hanno detto che tutto ciò è illegittimo e antisindacale.