“Il Cancro non è più una malattia incurabile”: quando la speranza diventa certezza
“Il Cancro non è più una malattia incurabile”. Non è una frase ad effetto ma la riflessione finale – espressa da Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – sui dati di curabilità e mortalità. E la speranza di guarigione, cui i malati di tumore si attaccano, deve trasformarsi in una certezza, che possa dar loro ulteriore forza e volontà per affrontare un percorso difficile, complesso e pieno di insidie.
È la malattia del nuovo millennio. Se la seconda metà del novecento è stata flagellata dal virus dell’Hiv, gli anni duemila hanno visto crescere in maniera esponenziale il numero dei malati di cancro: si pensi che nella sola Europa ci sono oltre 3 milioni di nuovi casi ogni anno.
La scienza, però, è riuscita a fare degli enormi passi avanti per migliorare il tasso di curabilità e ridurre ai minimi termini quello di mortalità. I risultati sono stupefacenti: se alla fine degli anni ’70 solo il 30% dei malati riusciva a debellare il tumore oggi questa percentuale è salita al 60%. In quarant’anni è più che raddoppiato il numero di persone che riesce a sconfiggere questo male.
Sulla base di queste evidenze si è espresso Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’, che durante il convegno nazionale tenuto presso il Ministero della Salute, ha dichiarato: “Non si può più parlare di male incurabile. Sta cambiando la percezione della patologia da parte dei cittadini. Ma avvertiamo, anche nei media, la tendenza a definirla ancora con quella espressione fuorviante e allarmistica, dovuta a ignoranza. Per questo la nostra Fondazione, che compie il primo anno di attività, ha realizzato un libro dal titolo emblematico, Il male incurabile. I progressi nella lotta contro il cancro e il nuovo ruolo della comunicazione”.
Quando si parla di salute resta valida una regola ferrea: prevenire è meglio che curare. Infatti, ricorda ancora Cognetti, “fino al 40% dei tumori può essere prevenuto seguendo uno stile di vita corretto”. Vale a dire attività fisica e una dieta con pochi grassi. Senza dimenticare la fortuna, un fattore decisivo – purtroppo – in questi casi. Perché bisogna anche essere fortunati nella vita per evitare queste insidie.
Quando ci si ammala uno degli aspetti più importanti è trovare un reparto medico all’altezza, che sappia curare il paziente nel corpo e nella mente, nella sua parte fisica e in quella psicologica: la testa, in questi casi, è fondamentale perché il malato riesca a superare la fase critica e ad affrontare la chemio con il giusto spirito.
Uno dei reparti di eccellenza in Italia è il day hospital di Ematologia di Pescara, dove la caposala Gabriella D’Agostino coordina uno staff infermieristico di livello assoluto. Sono loro i veri eroi dell’Italia che ancora riesce a galleggiare. Sono loro che dovrebbero prendere 12mila euro al mese (di cui 7mila esentasse) e non i nostri (dis)onorevoli parlamentari.
Sono loro che salvano le nostre vite.