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70 anni fa nasceva il 45 giri

È stato il simbolo del boom discografico americano. Per decenni fu l’unico supporto musicale “popolare”. Oggi è considerato un oggetto di culto e da collezione. Il “45 giri” ha segnato la nostra storia.

 

Fece la sua comparsa nel gennaio del 1945, negli Stati Uniti, ma solo nel 1954 venne lanciato definitivamente sul mercato. Il “45 giri” in breve tempo sostituì il “78 giri” e permise a migliaia di artisti di farsi conoscere al pubblico, grazie a prezzi, per così dire, “popolari”. Intorno a questo nuovo ritrovato “digitale” si concretizzò un giro d’affari di centinaia di milioni di dollari.

Ed è proprio per questo motivo che l’industria discografica americane visse il suo periodo di boom negli anni cinquanta e sessanta, con milioni di dischi venduti dalle tante case di distribuzione nate in quel frangente: Columbia, RCA, Capitol…

Fin dal principio fu l’oggetto – simbolo delle giovani generazioni, perché particolarmente versatile e fruibile. Su un “45 giri” poteva essere inciso un solo brano: quindi si evitavano oneri nell’acquisto di album interi non voluti. Ognuno sceglieva ed acquistava liberamente il brano che più piaceva.

E come non citare i “jube box”, “distributori” di musica, messi in funzione da una semplice monetina. Chiunque poteva pagare e scegliere un “45 giri” da far suonare. E magari dimostrare agli altri le proprie capacità nel ballo, il più possibile sfrenato.

Con l’introduzione del “mangianastri” e successivamente del “compact disk”, il “45 giri” è stato relegato nei meandri della discografia. Solo negli ultimi anni il gusto “vintage” lo ha riscoperto in una moda generalizzata che celebra il decennio sessanta e settanta del novecento. Oggi sono considerati apprezzari oggetti di culto per collezionisti.