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Palazzo Grazioli, Forza Italia sotto sfratto “Non paga l’affitto da mesi”

Entro la metà di gennaio i locali del piano terreno dovranno essere liberati. Per i proprietari il partito non paga l’affitto da giugno: ci deve 30mila euro.

 

Il Popolo della Libertà ha tempo fino al 15 gennaio per liberare i locali di palazzo Grazioli che ancora occupa, poi interverrà l’ufficiale giudiziario per lo sfratto. Il giudice della sesta sezione civile del Tribunale di Roma ha emesso un’ordinanza di rilascio, fissando per questa data il termine ultimo in cui dovrà essere liberata una porzione del pian terreno dello stabile. Potrebbe sembrare un cortocircuito interno a «casa Berlusconi»; in realtà il Cavaliere, così come il partito di cui era leader (ora in parte riassorbito in Forza Italia), sono dei semplici inquilini della residenza di via del Plebiscito, di proprietà dei discendenti dei nobili Grazioli. Giorgio Emo Capodilista Maldura, figlio primogenito del conte Gabriele Emo Capodilista Maldura e di Caterina Grazioli, il 13 novembre scorso ha citato in giudizio i legali rappresentati del partito, gli onorevoli Rocco Crimi e Maurizio Bianconi, chiedendo il pagamento di 34.118 euro. Secondo i legali del nobile 72enne, il Pdl non corrisponderebbe l’affitto dal mese di giugno, risultando moroso di 30.890 euro.

Il conte Giorgio Emo Capodilista Maldura ha concesso in locazione al Popolo della Libertà il piano terreno di palazzo Grazioli, con ingresso a via della Gatta 14, «quale sede di attività istituzionali». Quell’ala dell’edificio comprende il «parlamentino», un emiciclo in legno di circa 250 metri quadrati dove fino a poco tempo fa si tenevano riunioni e conferenze stampa; l’ex redazione del Mattinale, che si estende su altri 200 metri quadrati; e un’analoga porzione di spazio composta da uffici. Il contratto relativo a quest’ultima area è stato stipulato il primo ottobre del 2011, con scadenza al 30 settembre del 2017 e rinnovo per altri 6 anni, in mancanza di disdetta.

Il canone annuo d’affitto era stato stabilito inizialmente in 75.600 euro, da pagarsi con rate anticipate da 6.300 euro entro il 5 di ogni mese. Tuttavia «per venire incontro al conduttore che lo ha richiesto – si legge nel contratto – il canone viene ridotto, per il periodo dal primo ottobre 2011 al 30 settembre 2012 a 5.750 euro al mese e per il periodo dal primo ottobre 2012 al 30 settembre 2013 a 6 mila euro mensili». Viene inoltre data al locatario «la possibilità di recedere in qualsiasi momento con un preavviso di almeno sei mesi». Il segretario amministrativo del Pdl Rocco Crimi e il suo vice Maurizio Bianconi si avvalgono di questa possibilità e il 28 novembre 2012 inviano al conte Emo Capodilista Maldura una raccomandata con cui comunicano la volontà di recedere dal contratto. «I locali saranno liberati entro il 31 maggio 2013», si legge nella lettera.

Questo però non accade e da quel momento non viene nemmeno più versato il canone d’affitto. Il proprietario di quella porzione di palazzo Grazioli pazienta alcuni mesi e poi decide di rivolgersi al Tribunale civile per ottenere lo sfratto, il versamento dei canoni non pagati dal primo giugno in poi (pari a 30.890) e l’aumento sulla locazione per l’aggiornamento Istat (pari a 1.424 euro). Dal canto loro, i legali del Popolo della Libertà, nella comparsa di costituzione, sostengono che «in virtù del recesso dal contratto», comunicato il 28 novembre 2012, risulterebbe «inapplicabile lo sfratto» e, di conseguenza, non si può pretendere il pagamento di un corrispettivo a titolo di canone. E comunque «anche la quantificazione della supposta morosità in un totale di 34.118 euro – si legge nell’atto di comparsa – è palesemente erronea considerato che il Pdl ha apportato migliorie all’immobile».

Il 10 gennaio le due parti si incontreranno per tentare di arrivare a una transazione. «La somma che il partito deve restituire è di circa 12-13 mila euro, più o meno l’arretrato di 3 mesi – precisa il legale del Pdl, l’onorevole Ignazio Abrignani – Il 10 gennaio faremo i conti, considerato che era stata corrisposta anche una cauzione pari a 6 mesi».

In caso di mancato accordo, il giudice ha già fissato la prossima udienza al 29 gennaio. «Ci tengo a precisare che proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo riconsegnato le chiavi dei locali di palazzo Grazioli che hanno l’ingresso in via della Gatta 14 – spiega l’avvocato Abrignani – Manca ancora all’appello il Parlamentino e il Mattinale, che riconsegneremo al proprietario tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio».

Sempre nella giornata di ieri dovrebbe aver chiuso i battenti un’altra residenza di Berlusconi: quella di Macherio. I dipendenti alcuni giorni fa hanno ricevuto la lettera che comunica la fine del loro rapporto di lavoro a partire dal 23 dicembre. L’albero di Natale, che per anni è stato addobbato dietro le siepi di villa Belvedere, ha spento le luci. Le figlie Barbara ed Eleonora resteranno comunque a vivere nel complesso settecentesco che fu dei visconti di Modrone, occupando la grande cascina adiacente all’edificio, a suo tempo acquistata da papà Silvio. Ma non sarebbe solo la residenza di Macherio a cadere sotto i colpi della spending review del Cavaliere. Anche villa Gernetto, a Lesmo, in Brianza, sembra essere destinata alla vendita. Da mesi, infatti, è ormai deserta.