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Finisce l’era Berlusconi, il Senato vota per la decadenza

Il giorno del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore è arrivato. 

 

I numeri lo condannano. I parlamentari pronti a votare contro il Cavaliere sono 201 o 198 a seconda che si presentino a votare o meno i tre senatori a vita recentemente nominati da Napolitano (Claudio Abbado, il quarto, non verrà per ragioni di salute, come anche l’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi). Insomma, il pallottoliere dice che ci saranno 40 (o 37) voti in più rispetto alla maggioranza assoluta dell’assemblea che è di 161. L’inizio della votazione è previsto per le 19.

Intanto alla vigilia Berlusconi ha affilato le armi e ha confermato l’intenzione di voler andare all’attacco di tutto e tutti: nel mirino, oltre al Pd, che a suo dire riesce ad eliminarlo politicamente solo attraverso le procure, c’è l’ex delfino Angelino Alfano e, per la prima volta così apertamente, anche Giorgio Napolitano. Primo passo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza di governo. 

Fine della tregua, dunque. E oggi davanti a Palazzo Grazioli è in programma una manifestazione pro Cavaliere in contemporanea sul voto. Berlusconi stesso dovrebbe saliere sul palco. L’iniziativa ha avvertito “è solo l’inizio. Io non ho intenzione di andarmene ma continuerò a difendere la libertà”. Nessun passo indietro nonostante la preoccupazione, ripetuta anche ai parlamentari azzurri, di finire immediatamente nel mirino delle procure: “Mi hanno detto che c’è una gara di velocità tra i pm di Milano e Napoli su chi riesce prima ad agguantarmi”.

“Oggi è una giornata non normale – commenta il senatore del Pd Felice Casson – C’è un senatore condannato a quattro anni per fatti gravi. Vedremo il risultato a fine giornata. Il Pd ha applicato una legge, nessuna intransigenza. Su questa materia ci sono sentenze della Corte Costituzionale che spiegano che l’istituto della decadenza funziona in questa maniera. Non si capisce perché nel caso Berlusconi bisognerebbe fermarsi. Credo che lui non vedesse l’ora di trovare un motivo per staccare la spina, una scelta politica che rispetto. Credo che il governo non subirà nessuna conseguenza, anche se i numeri sono stretti. Conteranno i contenuti, altrimenti si tornerà ad elezioni”. Opposta l’opinione espressa dal fronte di Forza Italia: “La democrazia è stata espulsa dal Parlamento e dalle istituzioni. Solo il popolo può rifondare dalle fondamenta uno Stato democratico”, dichiara Sandro Bondi.