UNIMOL/ Andrea Ceglie: “Colonialismo e transumanza intellettuale sono rischi concreti.”
di Andrea Ceglie
Ci scrive Andrea Ceglie, Professore Ordinario di Chimica fisica dell’Unimol, l’Università del Molise di cui ci siamo già occupati in passato e su cui vogliamo riaprire un dibattito, istituzionale e politico, grazie agli autorevoli stimoli contenuti nella lettera che pubblichiamo. Il tema centrale riguarda “lo sviluppo regionale in relazione all’azione svolta dall’Università del Molise e alla imminente adesione definitiva di UNIMOL al progetto di UNISEI (UNI6)-Università del SUD EST-Federazione del Sistema Universitario Lucano Molisano Pugliese.”
Gentile Direttore dr. Di Bello,
prendo spunto dalla Sua iniziativa editoriale di qualche tempo fa di proporre, ai 5 candidati alle Primarie per il Centrosinistra e ai
Il Rettore dell’Unimol, Giovanni CannataSuoi Lettori, un confronto su alcuni temi essenziali sui quali sviluppare le loro analisi e programmi. Mi riferisco in particolare a quelli dell’Università e del Lavoro e le chiederei di invitare, questa volta, i Candidati alla Presidenza della Regione Molise e i Candidati al Consiglio Regionale a un confronto su un tema specifico, ma connesso al precedente : quello dello sviluppo regionale in relazione all’azione svolta dall’Università del Molise e alla imminente adesione definitiva di UNIMOL al progetto di UNISEI (UNI6)-Università del SUD EST-Federazione del Sistema Universitario Lucano Molisano Pugliese.
Il dibattito delle Primarie sull’Università ha presentato spunti interessanti, ma, a mio parere, una difficile lettura per un’analisi compiuta ed esauriente. Sono mancati, forse, spunti che potessero contribuire alla costruzione di una proposta programmatica convincente.
Mi sembra doveroso oggi, per essere neutrali ma non neutri, proporre a tutti i “contendenti” un confronto su questo argomento di cui mi pare esserci scarsa conoscenza e diffusa sottovalutazione della sua centralità per lo sviluppo del territorio su cui insiste Unimol. Un’Istituzione che è, con i suoi pregi e i suoi difetti, una delle più grosse “aziende” regionali (e, anche, appetito bacino elettorale e sponda politica).
A prescindere dalla validità dei contenuti, mi preme, in questa sede, evidenziare alcune sostanziali differenze di metodo: nei giorni scorsi il Rettore dell’Università di Foggia ha correttamente inviato alla Sua Università e ai Rappresentanti della Provincia, prima di discuterne in Senato Accademico e in Consiglio di Amministrazione, il testo dell’Accordo, e della relativa Relazione accompagnatoria. Accordo tra UNISEI e il Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica (Gelmini), il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Tremonti) e il Ministero per i rapporto con le Regioni e la coesione territoriale (Fitto) per la costituzione di UNISEI che i Ministeri si impegnano a sostenere con finanziamenti ad hoc, ma, soprattutto, con una montagna di deroghe normative all’appena approvata, dicembre 2010, Legge 240 (la Riforma Gelmini dell’Università).
Devo chiarire che mi riferisco all’Accordo tra UNISEI e i 3 Ministeri, non al Protocollo d’Intesa del 2 settembre 2010 o alla seduta congiunta, Matera gennaio 2011, dei Senati Accademici alla presenza del Ministro Fitto, per evidenziare l’avanzamento notevole degli accordi.
Nel merito di quei documenti, riguardanti la Confederazione del Sud-Est, precedenti all’odierno Accordo, sono personalmente intervenuto in Sedi pubbliche istituzionali (Conferenza d’Ateneo, marzo 2011) e sindacali (febbraio 2011) e La rimando alla mia bacheca Facebook.
Nell’Accordo, di cui, invece, stiamo discutendo oggi, c’è un peggioramento evidente rispetto ai precedenti testi: i Ministeri, di concerto, si impegnano, per l’interesse politico evidente del Ministro Fitto, a privilegiare UNISEI nel finanziamento con deroghe normative alla legge 240, che appaiono già da oggi palesemente incostituzionali.
E le SEIUniversità, compreso la Nostra, si impegnano a riorganizzare l’offerta formativa eliminando le duplicazioni e ridistribuendo, di imperio, le risorse umane, il “parco buoi” dei Docenti e del Personale tecnico-amministravo senza più alcuna voce in capitolo, tra le varie Sedi, moderna transumanza ed emigrazione di cervelli e di professionalità compiute.
Ovviamente tale transumanza finirebbe per coinvolgere gli stessi studenti. Ma non sono solo questi i rischi. Tra tutte l’Università quella che rischia di più è proprio quella molisana, dal momento che i quattro Atenei pugliesi già fanno corpo tra loro e quello lucano appare meno esile del nostro. Corriamo insomma il rischio di essere colonia di forze accademiche e non solo. Ma è il Molise a rischiare più di tutti, perché il colonialismo e la transumanza intellettuale renderebbero ancor di più questo territorio privo di quei punti fermi, culturali e formativi, necessari.
Sulla questione il Rettore Cannata e l’attuale Senato Accademico, il 15 settembre scorso, “si dice” abbiano rimandato qualsiasi discussione per virginale prudenza e (tardivo) rispetto della campagna elettorale in corso. Salvo, poi, organizzare una fantasmagorica notte dei ricercatori con la presenza sicuramente bipartisan del solo parlamentare europeo Patriciello, ed aver, da luglio, provveduto a programmare, con altrettanta prudenza e tempismo, l’Inaugurazione in pompa magna dell’A.A. per il 10 ottobre (forse un po’ troppo a ridosso delle votazioni regionali del 16, o no?).
Mi permetta di concludere la mia proposta con alcune considerazioni.
Il mio personale modesto contributo non può rivolgersi all’attuale Presidente Iorio, Candidato ad esserlo anche per la prossima legislatura regionale. La sua promessa di finanziamento ad UNIMOL, nei fatti e a parte i molti, troppi, protocolli preliminari, non si è ancora realizzata concretamente. Anzi, credo proprio che il carattere precario di quella promessa, abbia fortemente inquinato tutto il dibattito interno, avvenuto negli ultimi mesi nell’Università, sulle revisioni statutarie previste dalla Legge Gelmini. Tutto questo ha portato a una proposta di Statuto sicuramente non determinato e, in larga parte, non condiviso da molti, e, si dice, oggetto di rilievi da parte del MIUR. Tali promesse, è mia opinione, appaiono essere molto di laurina memoria.
Il Suo eventuale invito a partecipare a questo dibattito, dovrebbe soprattutto, a mio parere, indirizzarsi ad alcuni Candidati, come, per esempio, i drr. Di Laura Frattura e Scasserra. Questo perché il primo, Presidente dimissionario dell’Unioncamere Molise, è membro in carica dell’attuale Consiglio di Amministrazione di UNIMOL, il secondo Presidente, anch’esso dimissionario, degli Industriali molisani, è stato designato, dal medesimo C.d.A. accademico, nella Commissione per la revisione dello Statuto ex Legge 240.
Riservando ad altra sede qualche notazione di stile che pur andrebbe posta in occasione della discesa in campo elettorale rispetto ai ruoli che, queste nuove promesse della politica molisana, ricoprono in UNIMOL, mi sembra più importante stimolare l’ intervento all’attuale discussione con la rilettura dei contributi che i drr. Frattura e Scasserra hanno prodotto in un recente dibattito locale.
Dibattito, il cui resoconto è riportato in un numero recente della rivista Glocale, nel quale essi, acutamente, indicano l’Università come punto di forza per il progresso del territorio e della sua economia. Nel contempo, però, evidenziano le criticità che il nostro Ateneo deve ancora superare per rafforzare la propria missione di modernizzazione culturale e di costruzione di un’eccellenza credibile e possibile.
Cruciale, si diceva nel convegno di Glocale, il ruolo politico della cultura e, quindi, dell’Università. Un ruolo assolutamente non incongruente, come qualcuno dei politici presenti asseriva, ma di spinta, partendo dal discorso dell’identità territoriale, come diceva Bregantini, per uscire e per confrontarsi sinceramente e onestamente con tutte le altre contiguità geografiche possibili. Ma, io aggiungo, alla pari e nel rispetto concreto delle esigenze di Studenti, Famiglie, del Personale, e, soprattutto di tutti i Molisani che considerano l’Ateneo un’istituzione fondamentale per la loro terra.