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SCENARIO MOLISE/ L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare: si, ma come?

Dopo tredici giorni di attesa di gaffe ministeriali di misteri e di ipotesi azzardate da Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, è arrivata la voce e le parole che liberano il Molise e molisani dalla gabbia del dubbio: le elezioni delle scorso autunno non sono valide e si debbono ripetere. Si torna al voto.

 

di Alessandro Corroppoli

L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” avrebbe detto più semplicemente e più velocemente il grande Gino Bartali togliendo immediatamente le castagne dal fuoco. Castagne che come detto sono state scostate dopo tredici giorni: Michele Iorio e i suoi legali non sono riusciti nell’impresa di ribaltare la sentenza del 17 maggio scorso del Tar Molise che aveva già rimandato alle urne i cittadini.

Si torna al voto per la gioia di Paola Frattura che sin dal primo momento aveva manifestato dubbi sulla regolarità del voto. Si torna al voto con sostanziali novità ma anche con tanti dubbi di sistema e di strategia politica.

In primis bisognerà decidere la data delle nuove consultazioni: ci sarà un election day oppure verranno posticipate nella tarda primavera quando già si avrà un nuovo Governo nazionale? Ad oggi è difficile e azzardata fare un ipotesi in un senso o in un altro. Certamente, a prescindere dalla data i molisani torneranno a votare per un consiglio regionale ristretto: non più trenta consiglieri regionali ma venti.

A questa certezza si aggiunge il dubbio delle legge elettorale, del sistema elettivo con cui i molisani dovranno eleggere i propri amministratori e rappresentanti. Riusciranno lor signori in questi mesi di transizione a  trovare un formula elettorale che possa favorire la legalità e la democrazia? Riusciranno a scrivere una nuova legge elettorale nella quale possa essere eletta la democrazia rappresentativa?

Ad oggi ancora nulla di concreto è stato fatto. Proposte sono state messe sul tavolo e con la stessa velocità sono state accantonate: eliminare il listino maggioritario e tornare al proporzionale puro sembra essere, per ora, la soluzione più quotata. Sostanzialmente,  però, il tutto è in una fase di stallo che giocoforza ora dovrà subire un’accelerazione. Accelerazione che però non dovrà dimenticare l’obbligo da parte dei partiti a comporre liste pulite. Liste senza indagati e condannati di reati nei confronti della pubblica amministrazione.

Infine, come si presenteranno agli elettori i due schieramenti principali?

Nessuna delle due squadre gode di buona salute. Lo schieramento di centrodestra vive una fase discendente e di fisiologico cambiamento. Dalle parti di via dell’Umiltà in  Roma sembrano abbiano, già da tempo, deciso di non puntare più sul governatore uscente e di voler uomini nuovi, giovani e soprattutto con una fedina penale e giudiziaria inattaccabile.  Dopo Berlusconi, ma non per propria volontà, dovrebbe abdicare anche il regno di Michele Iorio e per il nuovo reuccio il Pdl regionale sembra stia pensando di lanciare, in scia con la linea nazionale, le primarie. Anche in Molise il problema delle primarie è se farle di partito oppure di coalizione.

Se Atene piange Sparta non ride. Il centrosinistra non ha molto tempo per festeggiare una vittoria tanto voluta quanto scongiurata. Se infatti Frattura è al settimo cielo così non è ad esempio Massimo Romano o Felice Di Donato ad esempio. Perché? Il primo ha dimostrato negli ultimi sei anni che è un ottimo uomo per l’opposizione ma non un buon uomo di governo: in tanti gli rimproverano di andare oltre la mera denuncia e di intavolare proposte per creare presupposti di Governo altro. Il secondo, insieme ad altri, molto probabilmente non  lo vedremo più tra i banchi del consiglio regionale (a dire il vero in questi ultimi 365 giorni non sono stati molti i segnali di presenza) per via della riduzione a venti del numero dei consiglieri.

Ma senza ombra di dubbio il vero grande problema per l’attuale opposizione è non ritrovare l’unità ma costruire in toto una nuova alleanza politico e sociale. Lo schieramento che ha visto Paolo Frattura come candidato presidente col passare del tempo si è sempre più diviso. A livello istituzionale  le distanze e dissidi con Massimo Romano, leader di Costruire Democrazia, sono all’ordine del giorno. Sul territorio, nonostante i buoni propositi iniziali, le assenze sono state più numerose delle presenze. A tutto questo si aggiunge il cerchiobottismo di Danilo Leva, segretario regionale del Pd, il quale da un lato conferma Paolo Frattura quale candidato Presidente della coalizione e dall’altro chiede le primarie per la scelta del leader. In definitiva anche il centrosinistra vive lo stesso momento difficile del centrodestra: chi dopo Iorio? Chi dopo Frattura?

A questo quadro, già di per se complesso, non bisogna dimenticare due variabili indipendenti: il Movimento 5 stelle e il partito degli astensionisti.

Il primo riuscirà a confermare lo strepitoso risultato del 2011 e portare, eleggere qualche rappresentate?

Il secondo sarà ancora il partito di maggioranza in Molise? Oppure i competitor in gara riusciranno a convincere una buona percentuale dell’elettorato della bontà della loro proposta? Basta attendere. È sempre una questione di tempo.