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LUCCHESE/ Il parlamentare eletto tre giorni prima dello scioglimento. E si porta a casa 38 mila euro

Pochi lo sanno ma c’è un parlamentare – l’onorevole Francesco Paolo Lucchese – proclamato deputato mercoledì 19 dicembre 2012. Avete capito bene: il tempo di approvare la legge di stabilità, vedere Monti salire al Colle e Napolitano sciogliere le Camere. In tutto tre giorni di attività. Eppure Lucchese godrà dello stipendio (oltre 11 mila euro mensili più benefits) fino all’insediamento dei nuovi inquilini di Montecitorio. In totale Lucchese si potrà portare a casa circa 38 mila euro. Per tre giorni di lavoro e un provvedimento approvato.

 

di Carmine Gazzanni

Lo diciamo subito: la colpa non è imputabile a nessuno. Né al parlamentare dimissionario, né al subentrante. È il regolamento delle Camere che lo prevede: in caso di dimissioni di un onorevole entra il primo non eletto della stessa circoscrizione. Una tesi tutto sommato condivisibile. Il caso, però, ha voluto che tutto questo succedesse solo tre giorni prima della fine anticipata delle legislatura, una legislatura – peraltro – segnata dagli scandali degli sprechi della cosiddetta Casta. Insomma, quanto successo è una sorta di ciliegina sulla torta: suggella la legislatura che, più di ogni altra, ha segnato l’antipatia dei cittadini verso una classe dirigente sprecona e spendacciona e, nonostante questo, privilegiata.

Tutto è avvenuto perché l’onorevole Nino Lo Presti, esponente di Fli, si è dimesso dalla carica parlamentare perché nominato nel consiglio di giustizia amministrativa. Un atto che – come detto – ha fatto scorrere la lista dei primi non eletti nella circoscrizione XXIV (Sicilia 1) fino a Francesco Paolo Lucchese, entrato ufficialmente nel novero dei parlamentari della sedicesima legislatura il 19 dicembre 2012, come si evince dalla sua scheda sul sito della Camera. Il tempo di chiarire il suo passaggio (immediato) al Movimento per le Autonomie (Lucchese, come Lo Presti, si era candidato con il Pdl) e di approvare la legge di stabilità venerdì. Poi stop. Finito. La stessa sera di venerdì, come sappiamo, Monti sale al Colle, rassegna le dimissioni e il giorno dopo Napolitano scioglie le Camera. D’ora in avanti, fino all’insediamento dei nuovi inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama, solo attività ordinaria. Nessuna approvazione, nessuna presentazione di leggi. Insomma, normale amministrazione.

Ciononostante i parlamentari percepiranno il loro lauto stipendio fino all’insediamento dei nuovi inquilini. E, tra tutti gli stipendiati, anche ovviamente Francesco Paolo Lucchese. Mai se lo sarebbe immaginato, probabilmente. Eppure Lucchese – che peraltro conosce bene Montecitorio essendo stato deputato anche nelle quattro passate legislature – godrà, per tre giorni effettivi di lavoro e un provvedimento approvato di circa undici mila euro (11.293 euro) mensili lordi  a cui ovviamente si aggiungeranno tutti i benefits parlamentari: 3.500 euro esentasse per le spese di vitto e alloggio a Roma, 1.337 euro esentasse per le spese di trasporto (cui si aggiunge la libera circolazione marittima, autostradale, ferroviaria e aerea: in pratica questi 1.337 servono per pagare i taxi a Roma), altri 3.600 euro per pagare collaboratori e staff.

Il calcolo è più che rapido: in un mese il deputato potrà arrivare a racimolare oltre 19 mila euro (per la precisione 19.730 euro). Considerando che, come detto, i deputati percepiranno stipendio fino all’insediamento dei nuovi parlamentari e che, votandosi a fine febbraio, il passaggio del testimone avverrà non prima di metà marzo, stiamo parlando di oltre 38 mila euro potenziali che ancora saranno versati nelle sacche dei deputati. Comprese quelle di Lucchese. Una bella soddisfazione per tre giorni di indefessa attività.