LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI NELLE SCUOLE/ Uno spreco da 750 milioni di euro
È tutto documentato nel libro bianco che racconta dodici anni di storie e sprechi dei 12mila lavoratori socialmente utili che vengono utilizzati per le pulizie nelle scuole. In totale il Miur spende per loro 3 miliardi di euro l’anno. Ma, nonostante l’ingente spesa, non vengono garantiti loro gli stessi diritti che hanno gli impiegati Ata. “A chi giova questo spreco?”, si chiedono i sindacati di Cgil Cisl e Uil.
Lavorare nella scuola cinquanta anni fa era uno dei mestieri più ambiti al mondo, almeno in Italia dove si poteva garantire alla propria famiglia pane a fine mese. Ora non è proprio così e la denuncia è tutta riportata nel libro bianco dove vengono raccontati dodici anni di calvario che gli Lsu (lavoratori socialmente utili in servizio nelle scuole) hanno dovuto affrontare.
Ma come nascono gli lsu nelle scuole, quelli che si sono ufficialmente sostituiti alla vecchia figura di bidello?
Si tratta di una figura nata sulla scorta dell’idea che alla corresponsione da parte della previdenza sociale di un’ indennità (cassa integrazione e mobilità) per lavoratori espulsi dal mondo del lavoro in seguito a crisi industriali e aziendali, dovesse corrispondere un impegno lavorativo di utilità sociale, di supporto e non sostitutivo, a favore di enti pubblici. Tale concetto si estese anche a soggetti in particolari situazioni di disagio (disoccupati di lunga durata) come giustificazione per l’erogazione di forme di sostegno al reddito.
Con norme di legge (la 468/97 – Revisione della disciplina sui lavori socialmente utili) si introdussero i concetti di “stabilizzazione” allo scopo di “svuotare” il bacino degli L.S.U. che, nel frattempo, si era notevolmente accresciuto; esso comportava l’erogazione di un assegno di utilizzo che col tempo si era esteso sia a causa dell’allargamento a soggetti non già titolari di prestazioni INPS sia perché continuava ad essere erogato (per effetto di continue proroghe) a quei soggetti già beneficiari di cassa integrazione e/o mobilità, anche oltre i periodi massimi previsti dalla legge per tali forme di sostegno al reddito.
Ma cosa è invece accaduto nelle scuole? Dodicimila di essi sono stati utilizzati nelle imprese di pulizia in attesa di stabilizzazione. Una cosa che non è mai arrivata, nonostante l’utilizzo di queste figure risalga ormai agli ultimi anni del secolo scorso e più precisamente al 1996.
Lo Stato, attraverso il ministero dell’Istruzione, spende per il loro pagamento tra finanziamento appalti e cassa integrazione, 320 milioni di euro. Secondo le tabelle emerse da libro bianco, lo stesso Stato se stabilizzasse e assumesse gli ex lsu come personale ATA spenderebbe invece 260 milioni. In questo modo si risparmierebbero 60 milioni di euro e si potrebbe puntare a un servizio migliore per gli istituiti scolastici stessi.
Gli Lsu utilizzati per i lavori di pulizia nelle scuole sono dodicimila e appartengono soprattutto ai territori del centro sud più flagellati del resto d’Italia dalla grave piaga della disoccupazione.
“Si tratta – ha dichiarato il coordinatore regionale dell’Unione Sindacati di Base Gaetano Sciabica – di una categoria sfruttata, vittime di squallidi compromessi politici, privati dei più elementari diritti, stanno vivendo attualmente il momento più critico, perché si sta togliendo loro anche quel poco di cui sopravvivere”.
Ma qual è la storia che ripercorre Il Libro Bianco? Si tratta di un resoconto di tutte le fasi lavorative che hanno coinvolti gli lsu dal 1996 al 2001 quando sono stati utilizzati per specifiche competenze che toccavano ai lavoratori Ata e, peraltro, in violazione dei regolamenti varati a tutela dei lavoratori socialmente utili.
Ma è stato proprio in quell’anno che si sono verificati gli svantaggi per gli lsu. A loro carico c’è stata la mancata applicazione della riserva del 30%, che sarebbe servita a svuotare un bacino enorme di lavoratori. In più, a metà 2001, dopo qualche aggiustamento legislativo (Legge 388/2000 Art. 78 comma 313) ecco l’avvento degli appalti di pulizia nelle scuole, un’operazione presentata come un piano di ottimizzazione per la scuola e di stabilizzazione per i lavoratori.
Niente di tutto questo. Cos’ha fatto in realtà il governo? Ha preferito regalare sgravi fiscali e contributivi (per tre anni contribuzione ridotta) e importanti finanziamenti (18.000.000 di lire per ogni lavoratore assunto) tramite affidamento diretto – in barba a qualsiasi normativa europea e nazionale (per legge doveva essere solo per 3 anni, più 1 di proroga) – a quattro consorzi di ditte e coop. E tutto questo con la scusa della “stabilizzazione” degli lsu.
Un capitolo a parte merita, ancora, la vicenda dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa della durata di un anno e rinnovato di anno in anno – se non di mese in mese – per un’altra parte degli lsu (co.co.co.). Circa mille di loro, utilizzati nellesegreterie scolastiche di centinaia di scuole in tutta Italia, sono stati “costretti” ad accettareun contratto precario con gli stessi doveri e orari degli assistenti amministrativi di ruolo, masenza gli stessi diritti.
In totae, gli sprechi conteggiati nel Libro Bianco dal 2001 al 2010 toccano tre miliardi di euro. Con la stabilizzazione degli lsu con gli Ata si potrebbero invece risparmiare circa 750 milioni di euro.
“Saremmo curiosi di sapere cosa ne pensa Mario Monti – ha dichiarato Gaetano Scialbica – del fatto che gli ex lsu nel 2012 vedranno ancora ridursi il loro reddito annuo (giudicato già prima al di sotto della soglia di povertà) di circa 1.800 euro, per effetto della cassa integrazione. Contemporaneamente il Miur (cioè lo Stato) spende tra finanziamento appalti e cassa integrazione 320 milioni di euro ma se assumesse gli ex lsu come personale ATA, spenderebbe invece 260 milioni, risparmiando 60 milioni, avendo inoltre un servizio sicuramente migliore”. Condivisibile anche il dubbio finale di Scialbica: “Se le uniche a non perdere nulla sono le imprese appaltatrici, non le viene il dubbio che al Governo vi sia qualche primula rossa alla rovescia, che toglie ai poveri per lasciare invariati gli utili della casta, alla faccia della povera gente?”.