IOR/ La banca vaticana non può operare in Italia. Lo dicono Europa e magistratura. Ma il governo tace
La banca vaticana dello IOR non può aprire filiali né può fare operazioni in Italia. A dirlo è stato pochi giorni fa il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani in risposta ad un’interrogazione parlamentare presentata a fine novembre da Maurizio Turco (Radicali-Pd), ribadendo così quanto già previsto nel Testo Unico Bancario. Peccato, però, che lo Ior più e più volte si è fatto protagonista di “incursioni finanziarie” nel nostro territorio (come d’altronde rivelato dal Consiglio d’Europa in un rapporto e come emerso da diverse inchieste giudiziarie). Alle parole di Ceriani, però, non sono seguite né sanzioni né moniti da parte del governo. Tutto, insomma, continua a tacere.
di Carmine Gazzanni
“La Banca d’Italia non ha autorizzato lo Ior a operare sul territorio della Repubblica italiana tramite succursali, ovvero in regime di prestazione di servizi senza stabilimento”. Il messaggio è più che chiaro: la banca vaticana dello IOR (Istituto Opere di Religione) non ha alcuna autorizzazione a operare in Italia essendo nei fatti una banca extracomunitaria. Lo ha riferito il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani rispondendo pochi giorni fa in commissione Finanze della Camera ad un’interrogazione di Maurizio Turco (Pd-Radicali) dello scorso 28 novembre.
Nella sua nota il parlamentare democratico ricostruiva, carte alla mano, alcune pesanti anomalie di cui, fino ad oggi, ha beneficiato lo IOR. Ma andiamo con ordine. È nel 2010 – precisamente il 18 gennaio – che la Banca d’Italia qualifica la banca vaticana come banca residente in un Paese extracomunitario.
Le conseguenze di tale precisazione non sono affatto secondarie. Secondo quanto stabilito nel Testo Unico Bancario (art. 4 comma 4), “le banche extracomunitarie possono operare in Italia senza stabilirvi succursali previa autorizzazione della Banca d’Italia, rilasciata sentita la CONSOB per quanto riguarda le attività di intermediazione mobiliare”. Insomma, per lo IOR è necessaria l’autorizzazione della Banca d’Italia per operare in territorio italico. Il che vuol dire che – come specificato nell’articolo 10 del TUB – “oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, nonché attività connesse o strumentali” richiedono l’ok di Bankitalia. In altre parole, tanto per aprire filiali quanto per concludere una semplice operazione bancaria. Autorizzazione. Altrimenti non se ne fa niente.
Eppure nel rapporto del 4 luglio 2012 “Santa Sede (compreso lo Stato della Città del Vaticano)” i valutatori del Comitato di esperti sulla valutazione delle misure antiriciclaggio e sul finanziamento del terrorismo del Consiglio d’Europa (MONEYVAL) hanno affermato, nero su bianco, che in Italia “lo IOR svolge come impresa una o più delle attività o operazioni – per o per conto di un cliente – elencate nella definizione di ‘istituzione finanziaria’ del glossario del GAFI (organismo intergovernativo che si occupa di promozione di politiche per il contrasto del riciclaggio, ndr)”.
Ma, d’altronde, non c’era nemmeno bisogno che ci dicesse l’Europa delle irregolarità commesse dalla IOR. Tanto sono le inchieste giudiziarie avviate che gettano ombre sull’operato della banca vaticana. Presso la filiale di Milano di JPMorgan, ad esempio, era stato aperto nel 2009 un conto Ior dove, in poco più di 18 mesi era transitato oltre un miliardo di euro. Allora presidente era Ettore Gotti Tedeschi: tre mesi prima della sua defenestrazione, il conto era stato chiuso proprio su iniziativa di JPMorgan. Secondo quanto ipotizzato dalla magistratura JPMorgan si decise a questo passo quando si rese conto che gli inquirenti si stavano interessando con continuità della situazione della banca vaticana. Risale sempre al 2009 la prima informativa della Banca d’Italia sullo Ior, per evidenziare le “criticità” di un conto presso una filiale UniCredit di Roma. Da allora un susseguirsi di note, informative, circolari in cui l’ente italiano ha cercato – probabilmente in maniera un po’ troppo blanda – di ribadire lo status di banca extracomunitaria dell’istituto ai fini della normativa antiriciclaggio. Fino a quando, il 15 settembre 2010, via Nazionale ha sospeso due bonifici sul conto corrente presso il Credito Artigiano.
Ed ora arrivano le parole – chiare – del sottosegretario Ceriani: “Le banche extracomunitarie (qual è lo Ior, ndr) non possono operare in Italia tramite succursali, ovvero in regime di prestazione di servizi senza stabilimento, se non previa autorizzazione della Banca d’Italia”. Autorizzazione che, come detto, non è mai arrivata.
Insomma, lo IOR nei fatti ha agito illecitamente. Lo dicono inchieste della magistratura. Lo dice il Testo Unico Bancario. Lo dice l’Europa. Lo dice finanche un esponente del governo. Ora la domanda sorge spontanea: come si comporterà l’esecutivo dei banchieri dinanzi agli illeciti commessi dallo IOR? Per il momento nessuna informativa o sanzione è arrivata. Tutto tace. Un silenzio che, se prolungato, rischia di diventare eloquente.