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Il passato insegna: i numeri bastardi della scorsa legislatura e tutti gli errori da non ripetere

Cosa pensereste se vi dicessero che nella legislatura appena trascorsa su 9.572 disegni di legge presentati, solo 387 sono stati approvati (il 4,4%)? E se vi dicessero che su 387 leggi approvate in tutta la legislatura, 297 (77%) sono di iniziativa governativa (col ricorso smodato al voto di fiducia)? E se vi dicessero, ancora, che per il Lodo Alfano ci sono voluti solo 20 giorni, mentre – ad esempio – per il recepimento della convenzione internazionale anticorruzione ci sono voluti 1.456 giorni e per la legge sul contrasto a usura e estorsione 1.357? E cosa pensereste se vi dicessero, numeri alla mano, che il Pd ha garantito al governo Monti di gran lunga più appoggio non solo del Pdl, ma anche dell’Udc dell’alleato montiano Casini? E se infine vi dicessero che nel corso dell’ultima legislatura gli onorevoli transfughi sono stati 267 in totale e che ben sedici hanno cambiato casacca addirittura 4 volte? Ecco il quadro completo, numeri alla mano, di quella che è stata la legislatura. Nella speranza che quella entrante sia diversa. Anche perché peggio di così non si può fare (si spera).

 

di Carmine Gazzanni

La diciassettesima legislatura è appena cominciata. Tanti gli entusiasmi. C’è grande voglia di dare un forte segno di cambiamento rispetto al passato. Per farlo, però, è inevitabile capire adeguatamente cosa sia stata la legislatura appena conclusa, cosa sia stato fatto durante i cinque anni, prima da Silvio Berlusconi poi da Mario Monti, quali le leggi approvate, quale l’attività del Parlamento, quali i temi affrontati.

È necessario, in altre parole, analizzare nel dettaglio il lavoro di Parlamento e governo dal 2008 fino al momento in cui, la scorsa settimana, sono entri i nuovi deputati e senatori della Repubblica italiana. Per farlo ci serviremo dei dati raccolti da OpenPolis e pubblicati in un dossier dal titolo eloquente: “Camere Aperte”. In pratica, un rapporto sull’attività parlamentare nella legislatura appena conclusasi.

Il quadro che emerge è eloquente e dovrebbe far riflettere sulla necessità di fare diversamente: Parlamento completamente svuotato delle sue funzioni, attività legislativa tutta passata in mano all’esecutivo, ricorso smodato ai voti di fiducia, migliaia di disegni di legge mai approvati (solo il 4%), ddl approvati nel giro di una sola settimana o di 20 giorni perché toccavano interessi di partito o personali (vedi il Lodo Alfano) e altri per i quali ci sono voluti migliaia di giorni.

E poi l’appoggio incondizionato del Pd a Mario Monti, un appoggio incredibilmente elevato dato che nei numeri superiore anche a quello garantito da Pierferdinando Casini. E infine gli onorevoli transfughi. Sono stati 267 in totale. E ben sedici hanno cambiato casacca addirittura 4 volte.


IL PARLAMENTO NON ESISTE: SU 9.572 DDL PRESENTATI, SOLO 387 SONO STATI APPROVATI. IL 4,4% – Il Parlamento non serve a nulla, se non a schiacciare il pulsantino del voto seguendo i diktat dei partiti di appartenenza. A leggere alcuni dati è questo quello che viene a mente. Nulla più. Spesso ci si dimentica che la nostra è una Repubblica Parlamentare nella quale il potere legislativo – il più importante dei tre – è in mano, appunto, al Parlamento. Nei fatti, in Italia non funziona più così.

Si legge nel rapporto di OpenPolis: “gli unici atti che hanno buone possibilità di giungere alla conclusione del loro percorso sono i Decreti Legge”. Sappiamo bene cosa siano: sono atti dell’esecutivo che dovrebbero avere le caratteristiche della particolare necessità ed urgenza ma che sono divenuti, proprio in virtù della loro buona percentuale di successo e grazie all’uso dei voti di fiducia, una modalità di legiferazione quasi ordinaria. Per gli altri atti parlamentari non c’è proprio speranza. I dati sono impressionanti.

Se infatti per quanto riguarda i decreti legge la percentuale di successo è superiore all’84% (su 115, 97 convertiti), per gli altri le stime sono drasticamente più basse. Interpellanze: 2.348 presentate, 1.317 concluse (56%). Ordini del giorno: 15.501 presentati, 8.028 approvati (51%). Interrogazioni: 42.903 presentate, 16.694 concluse (38%). Mozioni: 1.933 presentate, 691 approvate (35%). Il dato è ancora più clamoroso se prendiamo in esame i disegni di legge, gli strumenti legislativi più classici del Parlamento. Su 9.572 ddl presentati, solo 387 sono stati approvati. Il 4,4%.


SE CON B. SU 7.216 PROPOSTE DEL PARLAMENTO SOLO 54 SONO STATE APPROVATE – Il motivo di tali cifre va ritrovato, come detto, nel fatto che ormai il Parlamento è stato completamente spogliato del suo compito legislativo. Prova ne siano altri dati interessanti. Si legge ancora sul rapporto: “l’attività legislativa viene esercitata dal Governo in misura maggiore rispetto il Parlamento”. Su 387 leggi approvate in tutta la Legislatura, infatti, 297 (77%) sono di iniziativa governativa e solo 90 (23%) di iniziativa parlamentare: il rapporto è di 1 a 4. E come si sono comportati i due premier che abbiamo avuto? Il peso del Governo nella produzione legislativa con Berlusconi tocca addirittura l’80%, con Monti scende intorno al 68%. Per capire meglio la questione prendiamo ancora altri dati. Durante l’esecutivo del Cav il Parlamento ha presentato 7.216 leggi. Di queste solo 54 sono state approvate (lo 0,7%). Con il governo tecnico, invece, le proposte sono state 1.374, approvate 36 (poco più del 2%).

MONTI E I SUOI 51 VOTI DI FIDUCIA – Di contro, però, se Silvio Berlusconi ha trasferito l’attività legislativa al governo in misura maggiore rispetto a quanto fatto da Monti, il bocconiano ha “costretto” il Parlamento ad approvare i suoi decreti tramite un ricorso massiccio al voto di fiducia. La crescita, nel corso dei cinque anni, è infatti stata esponenziale. Nel 2008 sono stati solo 7. Nel 2009 19. Nel 2010 9. Nel 2011 12 (di cui 2 voti di fiducia già con il governo Monti). Nel 2012 sono stati addirittura 49. Solo per la riforma del lavoro ci sono voluti ben 8 voti di fiducia. Decisamente tanti visto poi com’è andata a finire.


20 GIORNI PER APPROVARE IL LODO ALFANO. 1.456 PER LA CONVENZIONE INTERNAZIONALE ANTICORRUZIONE E 1.357 PER LA LEGGE SUL CONTRASTO A USURA E ESTORSIONE – Quante volte, negli ultimi 15 anni, abbiamo sentito dire che è urgente fare riforme istituzionali perché al Parlamento occorre troppo tempo per fare le leggi e con la sua lentezza imbriglia anche l’azione del Governo? Bugie. Bufale colossali. Grosse come una casa. Alcuni dei provvedimenti più importanti della legislatura hanno avuto un iter completo (dalla presentazione all’approvazione finale) che è durato meno di un mese.

Mediamente le leggi approvate hanno avuto un iter di 243 giorni, ma dividendole per iniziativa il dato aumenta per quelle proposte dal Parlamento (603 giorni) e diminuisce per quelle proposte dal Governo (136 giorni). “In generale – si legge ancora nel rapporto – il ritardo con cui il Parlamento e il Governo rispondono alle esigenze reali del Paese non è da imputarsi ai “tecnicismi istituzionali” (in primis il bicameralismo perfetto) quanto piuttosto alla mancanza di volontà politica. Perchè quando hanno voluto procedere speditamente lo hanno fatto”. Alcuni esempi per capirci. Per il salva-liste per le regionali del 2010 ci sono voluti solo 7 giorni. Ovvio, era una legge da approvare in fretta e furia perché era nell’interesse dei partiti. Per il lodo Alfano solo 20 giorni. Il discorso, dunque, è chiaro: quando ad essere toccati sono i protagonisti della scena politica, i tempi si accorciano di gran lunga.

L’ottica cambia radicalmente quando ad essere discussi sono ddl lontani dalla “volontà politica”. Ed ecco allora per il recepimento della convenzione internazionale anticorruzione ci sono voluti 1.456 giorni. Per la legge sul contrasto a usura e estorsione 1.357. Per il riconoscimento dei figli naturali 1.259. Anche per qualcosa su cui è impossibile pensare ci sia stata grossa e agguerrita discussione tra maggioranza e opposizione come la disciplina del prezzo dei libri, i tempi sono stati incredibilmente lunghi: 1.140 giorni.

 

GOVERNO MONTI, GOVERNO DEL PD (PIÙ CHE DELL’UDC) – Che il governo Monti sia stato pienamente appoggiato dal Pd non è una novità. Quello che sorprende, però, è la misura di questo sostegno. Contrariamente a quanto si pensi, infatti, nella strana maggioranza pro-Monti (Pd, Pdl e Udc) non è il partito di Casini quello che ha garantito maggiore appoggio. Ma proprio il Partito Democratico. Si potrebbe dire – senza esagerare – che in qualche modo quello Monti è stato un governo a firma Pd. Leggere per credere. I primi 22 deputati che hanno sostenuto maggiormente il governo Monti in 99 voti finali alla Camera sono tutti Pd (tranne uno, Angelo Santori, Gruppo Misto). Stesso identico discorso anche al Senato: i primi 22 senatori sono tutti democratici (ad eccezione di Emanuela Baio Dossi, Api). In 99 voti finali il gruppo parlamentare del Pd alla Camera ha votato a favore nell’83% dei casi. Molto di più rispetto agli altri due partiti della strana maggioranza: l’Udc si ferma al 77%, il Pdl al 59. Al Senato il quadro è ancora più eloquente. Il gruppo Pd, su 83 voti finali, ha votato a sostegno del governo Monti nell’85% dei casi. Pdl e Udc si fermano entrambi al 70.


267 ONOREVOLI TRANFUGHI. E 16 HANNO CAMBIATO CASACCA 4 VOLTE – Mai come in questa legislatura il passaggio di deputati e senatori da un partito all’altro è stato fondamentale per determinare gli equilibri fra i partiti, i rapporti di forza fra maggioranza e opposizione e la tenuta del Governo. A partire dal 2010, con l’inizio delle frizioni all’interno del centro-destra, si è imposto come una delle principali chiavi di lettura della politica italiana. Ogni seduta, ogni voto è stato preceduto dalla “conta” dei parlamentari per verificare lo stato della loro appartenenza. A controllare non erano solo giornalisti e analisti ma anche e sopratutto gli stessi partiti che non avevano più la situazione saldamente in mano. Ma di quanti transfughi stiamo parlando? Il primo dato è che tutti i gruppi parlamentari, alla Camera e al Senato, hanno subito variazioni nella loro composizione. L’emorragia maggiore è stata del Pdl, che ha visto andar via 97 parlamentari (70 deputati e 27 senatori) molti dei quali confluiti in Futuro e Libertà. Anche il Pd ha perso membri, 27 per la precisione (13 deputati e 14 senatori) così come l’Idv, 17 (13 deputati e 4 senatori). A differenziarsi, fra chi ha iniziato la legislatura, è l’Udc che può contare un saldo positivo di +10 (2 deputati e 8 senatori).

E in misura diversa anche la Lega che perde 5 parlamentari (1 deputato e 4 senatori) ed è l’unica a non aver attratto nuovi membri. Grande vincitore, in questo marasma generale, è risultato essere il gruppo Misto, usato da molti parlamentari come zona di passaggio prima di arrivare alla destinazione finale. Incredibile il caso dei “Responsabili” (Popolo e Territorio alla Camera e Coesione nazionale al Senato) che ha riportato il saldo maggiormente favorevole: +60 (52 Deputati e 8 Senatori).

Totale: 267 cambi di gruppo, 121 deputati transfughi, 58 senatori, 17 deputati e 2 senatori hanno lasciato il gruppo, emigrato altrove e poi fatto ritorno alla casa madre. E ben 16 onorevoli hanno cambiato ben 4 gruppi parlamentari. Insomma, una stalla. Si spera che la diciassettesima legislatura ci consegni numeri migliori. Anche perché peggio di così è molto difficile fare.