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CONCLAVE/ Tra sprechi e religione: Alemanno chiede 4,5 milioni di rimborso al Governo

In un momento di crisi economica il Sindaco di Roma Gianni Alemanno approfitta del Conclave e chiede un rimborso urgente al Governo Monti di 4,5 milioni di euro per salvaguardare l’immagine dell’Italia davanti al mondo intero. Un’operazione che potrebbe avere anche qualche risvolto elettorale visto che fra tre mesi Roma tornerà alle urne per eleggere proprio il primo cittadino. La tempestività della richiesta di denaro sarebbe il tentativo estremo per Alemanno di salvaguardare la poltrona.

 

di Viviana Pizzi

Oggi alle 20  termina ufficialmente il papato di Benedetto XVI che continuerà a chiamarsi papa emerito. Ora però il nostro compito non sarà certamente quello di parlare di chi potrà succedergli. Parleremo invece di quanto costerà allo Stato italiano il nuovo conclave. Qualcuno si chiederà come mai nominiamo il nostro governo se ad essere eletto non sarà soltanto il numero uno della Chiesa Cattolica ma anche colui che detiene il potere temporale del minuscolo Stato di Città del Vaticano.

Rispondere a questa domanda è facile basta richiamare quanto previsto dai Patti lateranensi secondo i quali i costi di elezione del nuovo Pontefice sono totalmente a carico dello Stato Italiano. Papa Benedetto XVI è stato eletto nel 2005. Il costo di quella elezione fu di 8 milioni di euro che servirono a organizzare i servizi di ordine pubblico, sicurezza del Vaticano e sicurezza della Rai Vaticano  e pagare tutto l’indotto che girava intorno alla Città di Roma coinvolta direttamente nell’evento.

 

DAL 2005 AD OGGI LE SPESE DIMINUISCONO: ALEMANNO CHIEDE 4,5 MILIONI DI EURO AL GOVERNO

Nel 2005 furono da sostenere anche i costi relativi all’imponente flusso di pellegrini che si catapultò su Roma dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II. Ora quei costi sono abbattuti perché in sole due giornate, quella dell’Angelus di Domenica e quella del discorso finale di ieri, i fedeli hanno potuto ascoltare per l’ultima volta l’attuale pontefice.

Non occorre garantire quella sicurezza necessaria che si doveva alla tomba del Papa polacco. I costi devono per forza di cosa scendere. A presentare una previsione di spesa ci ha pensato il sindaco di Roma Gianni Alemanno in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Monti. Chiedendo un rimborso “spese conclave” pari a 4,5 milioni di euro. Denaro che, stando a quanto stabilirono i patti lateranensi confermati dall’accordo Stato Chiesa firmato da Giovanni Paolo II e Bettino Craxi (allora presidente del Consiglio) nel 1984, servirà a “salvaguardare l’immagine della Nazione e della sua Capitale nel mondo garantendo il massimo dell’assistenza a tutti i pellegrini che vorranno raggiungere Roma dalle altre parti d’Italia e del mondo per salutare il nuovo Pontefice e per essere presenti nel momento in cui il nunzio apostolico si affaccerà su piazza San Pietro pronunciando la fatidica frase: “habemus papam”.

Secondo le previsioni di Alemanno trasporti pubblici, nettezza urbana, Protezione Civile e dispositivi mediatici che comprendono maxi schermi ed accoglienza  dovranno affrontare un incremento delle presenze turistiche del 10%. Tutte voci di spesa che naturalmente sono a carico del Comune di Roma.

Il denaro potrebbe essere reso immediatamente disponibile in questi giorni, probabilmente questo potrebbe essere l’ultimo atto ufficiale del governo tecnico prima che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano decida a chi affidare l’incarico di formare il nuovo esecutivo dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio.

 

UNA RICHIESTA CHE POTREBBE AVERE ODORE ELETTORALE

Che il Comune di Roma non navighi nell’oro è risaputo. Come è già noto che durante la gestione Alemanno il deficit è quasi raddoppiato.

La cosa che però in pochi potrebbero aver collegato è questa: la richiesta tempestiva del denaro per coprire le spese del Conclave potrebbe avere anche qualche fine elettorale. Infatti se le elezioni politiche e regionali del Lazio sono appena terminate a Roma non si esaurisce certamente il clima da campagna elettorale.  Il nuovo appuntamento con le urne per i cittadini della capitale è fissato a fine maggio e, guarda caso, riguarda proprio l’elezione del nuovo sindaco del Campidoglio e del Consiglio Comunale che lo appoggerà. I nomi dei candidati alla poltrona di primo cittadino non sono ancora ufficiali, non si sa ancora in quanti correranno. Stando però ai sondaggi (gli stessi che hanno toppato clamorosamente durante l’ultima tornata elettorale) Alemanno sarebbe ben lontano dal riconfermare il suo posto alla guida del Campidoglio.

L’operazione di marketing del sindaco allora in cosa consisterebbe? In un rimpinguamento del bilancio capitolino in una delle amministrazioni che hanno basato il loro risanamento imponendo un tasso Imu altissimo facendo sì che il Governo Monti, vicino alla Chiesa, possa farsi ricordare come quello che ha messo subito a disposizione dell’elezione papale il denaro che occorre alla sicurezza dei Cardinali che si recheranno a Roma e dei cittadini legati alle manifestazioni ecclesiastiche di questa importanza.

 

IL PRECEDENTE: RICHIESTO DENARO ANCHE PER IL GIUBILEO DEL 2025

Alemanno non è nuovo a questo tipo di richieste e non è nuovo nemmeno all’utilizzo di “questioni cattoliche” per conquistare quella popolarità persa negli anni dopo aver basato la propria campagna elettorale contro le sinistre sulla questione sicurezza e poi aver fallito miseramente quando l’aumento dei crimini comuni è stato evidente. Un Alemanno che non è riuscito nemmeno a invertire la tendenza al dissesto economico iniziata da quando il primo cittadino di Roma era Walter Veltroni.

Nel 2012 infatti, sapendo di doversi confrontare nuovamente con l’elettorato dodici mesi dopo, sfruttando la “sensibilità cattolica” del Governo Monti ha tentato l’impossibile: chiedere i fondi per il Giubileo. Non però quelli del 2000 come sarebbe logico pensare in un’Italia in cui il denaro arriva sempre in ritardo. Si tratta invece di quelli previsti nel 2025 quando saranno passate almeno altre tre legislature al Campidoglio.

La sua richiesta arrivò proprio undici mesi fa dalle colonne del quotidiano “Il Tempo”, all’inizio di marzo del 2012, quando lo stesso Alemanno fu duramente criticato per non aver saputo gestire l’emergenza neve e non appena il Governo Monti aveva detto no allo svolgimento delle Olimpiadi a Roma nel 2020.

Cosa fece allora il sindaco della Capitale? Intervenne a gamba tesa sostenendo che “anche senza Olimpiadi occorreva dare più soldi a Roma, perché nel 2025 fra tredici anni (dodici ndr essendo trascorso un anno dalla dichiarazione) vi si svolgerà il Giubileo. Un anno eccezionale e ben più impegnativo delle Olimpiadi”.

In quella occasione non fece una richiesta di denaro ufficiale (impossibile prevedere tredici anni prima quanto ne occorra) però fece capire una cosa confermata in occasione dell’imminente organizzazione del conclave. Alemanno è disposto a qualsiasi cosa, anche a scomodare la Chiesa e i Santi, pur di restare saldamente attaccato alla poltrona di sindaco di Roma, sostenendo di non voler lasciare nulla di intentato per rilanciare il turismo religioso.

Una cosa a cui sembra tenere talmente tanto da aver incontrato nei giorni scorsi, nelle stanze del Campidoglio, anche il sindaco della cittadina basco- francese di Lourdes. Chissà forse aveva sperato che il suo collega francese gli portasse in dono anche dell’acqua santa per risolvere il rebus dei conti romani in rosso.

Il tutto in una città, Roma, che stando ad un’inchiesta del quotidiano uaar.it un quarto del patrimonio immobiliare faccia capo alla Chiesa e dove hotel, convitti ed altre infrastrutture ecclesiastiche non sono costrette nemmeno a pagare l’Imu.

Il buon Alemanno insomma le tenta tutte per essere rieletto alla guida del Campidoglio, anche rischiando una serie di errori che gli potrebbero essere ulteriormente fatali.