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CASTA/ Le spese pazze del Pd e l’assurdo finanziamento alla Lista Pannella

È tutto scritto nero su bianco nel bilancio del 2011 del partito democratico. Basta entrare nel loro sito ufficiale e andare all’area trasparenza. Prima però ci si deve registrare e attendere la notifica del proprio account nella mail di riferimento. E sarà possibile vedere quasi tutta l’attività del Pd, dai 63 milioni di euro di finanziamenti in entrata alle spese pazze. Due su tutte: i diciassette milioni per la propaganda e i quasi tre milioni per le spese di rappresentanza, alberghi e ristoranti, oltre ai due milioni per le consulenze esterne. Emergono poi, stranamente, 630 mila euro in favore della lista Pannella, ufficialmente avversaria politica e ora schierata alle elezioni regionale del Lazio con Storace.

 

di Viviana Pizzi

Ventiquattro ore fa avevamo denunciato la scarsa trasparenza dei finanziamenti pubblici e privati nell’ambito di questa ultima tornata elettorale. Abbiamo deciso di andare a vedere però come il partito in testa ai sondaggi, il Pd, acquisisce risorse e come le spende.

Per farlo è stato necessario verificarlo sul sito web ufficiale. È tutto scritto, nero su bianco, nell’area trasparenza e riguarda tutti i bilanci degli ultimi quattro anni. Dal 2008 fino al 2011. Del 2012 tuttavia non vi è ancora alcuna traccia. Per accedervi però bisogna registrarsi, altrimenti non si può visualizzare proprio nulla.


IL BILANCIO DEL 2011 E LE ENTRATE DAL PUBBLICO

Gli ultimi dati dicono che il bilancio del Pd, nel 2011 è in attivo di 3,237.165,77 euro al contrario del 2010 quando aveva chiuso con un disavanzo di 42,8 milioni di euro. Nel 2009 l’avanzo era di 22,3 milioni di euro.

I proventi sono arrivati al numero di 63.554. 452,43 euro e arrivano da diverse voci:15milioni 530mila euro di rimborso per le spese elettorali dalla Camera dei Deputati, 16 milioni 968 mila dal rimborso del Senato della Repubblica.

Il dato che lascia più sconcerto però è il rimborso che arriva al Pd dall’Assemblea Regionale Siciliana: quasi un milione di euro per le quote dal 2008 ad oggi. Insomma anche il partito che ha portato all’elezione di Crocetta non ha affatto rinunciato ai privilegi di una Regione che spende più delle altre per “ragioni di Casta”.

Dall’Emilia Romagna (regione di Bersani) arrivano un milione e 258 mila euro e dal Lazio un milione e 145 mila euro. Quarta la Campania con 988 mila euro. In totale da tutte le regioni italiane arrivano circa 18 milioni di euro. Più sia della Camera che del Senato. Dal  Parlamento Europeo la somma è pari a 13 milioni 551 mila euro.

Più di 5 milioni di euro i contributi arrivati dai singoli parlamentari 413.390 euro invece i contributi che sono giunti da altre persone fisiche. La voce di entrata più bassa è riferita alle persone giuridiche e ammonta a 45 mila euro. Entrate da capogiro che ora andremo a vedere come vengono spese.

 

LE SPESE E LA PROPAGANDA CHOC DA 17 MILIONI DI EURO

Il dato più choccante è la voce di spesa per la propaganda e la comunicazione politica. Un numero da far girare la testa che arriva a 16 milioni 331mila euro in tutta Italia. Anche per quanto riguarda le consulenze il numero del denaro speso è tutt’altro che basso perché ammonta a 1 milione 939 mila euro. Insomma soldi che escono dal partito per foraggiare soltanto chi da dei consigli utili alla programmazione di quest’ultimo.

Quasi due milioni di euro (1,731 per la precisione) è il denaro che esce dalle tasche del Partito soltanto per i costi di manutenzione della sede principale. Le utenze (tradotto significa le bollette) costano 631mila euro.

Un altro dato che lascia basiti è quello relativo alle spese di rappresentanza per alberghi, ristoranti, rimborsi spese e automezzi. I dirigenti del Partito Democratico spendono 2 milioni 700 mila euro. Un dato allarmante se si pensa che le spese per Deputati e Senatori sono a carico del Parlamento e non certo del partito che li rappresenta. Cosa pensare? Ristoranti e alberghi gratis a go go anche per i semplici dipendenti. Questo però nel bilancio non è specificato.

Due milioni e 97mila euro vengono spesi soltanto per la corrispondenza. Per tutti i servizi si spendono quindi circa 25 milioni di euro.

Tre milioni 119 mila euro invece per le spese di godimento terzi così suddivise: 2 milioni 368 mila euro per mantenimento di sedi operative e di beni terzi e 751 mila euro per manifestazioni, eventi e servizi elettorali in genere.

Dodici milioni 820mila euro vanno invece a favore dei dipendenti del partito (tra cui non ci sono i due milioni di euro per i consulenti).

 

IL PD E QUEI FINANZIAMENTI ALLA LISTA PANNELLA

Quattordici milioni 834 mila euro escono dalle tasche del Partito Democratico per finire in quelle delle associazioni ad esso collegato. Quello che lascerebbe basiti i duri e puri è che dalle tasche del Pd esca del denaro che finanzi la lista Pannella. La stessa che nella Regione Lazio si è schierata al fianco del candidato Francesco Storace. Se si applica la proprietà transitiva è come se il denaro del Pd serva anche a far propaganda al candidato del Pdl.

Andiamo ai numeri: nel 2011 alla lista Pannella sono andati ben 630 mila euro. Non saranno moltissimi ma nemmeno pochi visto che è un potenziale concorrente che toglie voti nelle competizioni elettorali proprio al Pd.

Dodici milioni 387 mila euro sono invece assegnati alle sedi regionali che dovranno pagare con quel denaro anche gli affitti degli immobili a loro assegnati, un milione e 153 mila alle sedi provinciali.

Tutte le altre associazioni, legate al Pd molto più della lista Pannella, ottengono meno introiti. Si va dai 123mila euro alle sedi estere del Pd, passando ai 240mila euro ai Giovani Democratici e 300 mila euro ai circoli minori.

 

IL PARAGONE COL 2010: UN PD IN ATTIVO MA CON SPESE IN AUMENTO

Un capitolo di spesa che ci aveva tanto indignato era relativo alle spese di viaggio e di rappresentanza che nel 2011 sono arrivate a sforare i due milioni e 700 mila euro.

Nel 2010, anno in cui le finanze del Pd erano in perdita, la voce di bilancio era inferiore. Infatti i dirigenti avevano speso soltanto 2,2 milioni di euro. Aumenta anche la voce relativa alle spese per la sede nazionale che passa da1 milione 862 mila euro a 2 milioni 368 mila euro. Un partito che deve affrontare un costo di spesa pari a circa 3,5 milioni di euro per la sede nazionale visto che, diversamente da altri partiti, non dispone di proprietà immobiliari. Quindi al canone di locazione per l’utilizzo dei locali di via del Tritone e di via Palermo a Roma va aggiunto anche il canone annuo di 80 mila euro da corrispondere al vecchio partito dei Democratici di Sinistra. Come si fa allora a chiudere in attivo? Con i rimborsi  che sono aumentati in totale di 40 milioni di euro. Solo dalle persone giuridiche nel 2010 il Pd ha ottenuto 200 euro mentre nel 2011 45mila.

 

CHI GRAVITA ATTORNO AL PD E QUANTO VALGONO I LORO CAPITALI

Attorno al Pd gravitano diverse associazioni e fondazioni fatte di aree e sensibilità politiche simili.

Controlla però al 100% soltanto due società: la prima si chiama Eventi Italia Srl con capitale sociale di 196mila euro e Eventi Italia Feste che invece arriva soltanto a 26mila euro di capitale.

Nel bilancio della prima viene evidenziato un debito di 405 mila euro relativo soprattutto ai servizi erogati dal canale televisivo satellitare e via web denominato Youdem  tv.

Tutto questo perché dal 2008, il Pd  ha stipulato un accordo commerciale con Eventi Italia Srl, a cui è stato affidato il compito di “promuovere e sviluppare un’attività di comunicazione politica via satellite e via web”.

Per farlo la società dipendente dal Pd  ha dovuto affrontare circa 260 mila euro di costi solo per la realizzazione della piattaforma e degli studi televisivi. Ogni anno per mantenere in vita questa industria della comunicazione spende circa 700 mila euro tra canone per “canone satellite”, “canone fibra ottica”, noleggi di varie strumentazioni e per utilizzare la piattaforma tecnologica.

In quello della seconda invece è possibile vedere che esiste un credito di 73mila euro per l’organizzazione della società a fronte di un debito di 54.450 mila euro per mettere sul circuito nazionale ed internazionale la Festa Democratica che si è svolta a Pesaro nel 2011.

 

AUMENTA DI QUASI CINQUE MILIONI LA SPESA PER I DIPENDENTI DEL PD

Aggiungiamo questo dato alla faccia dell’austerity che Bersani insieme a Monti ha tanto predicato in questi ultimi tredici mesi di attività parlamentare.

Nel 2010 il Pd pagò infatti una spesa di poco inferiore a 9 milioni di euro per un personale dipendente di 202 unità. Dodici mesi dopo, per pagare qualche dipendente in più si è arrivati alla cifra astronomica di 12 milioni 820 mila euro. Una spesa fatta a cuor leggero certo visto che sono evidentemente aumentati i finanziamenti. Nel 2012, unico dato presente per l’anno in corso, 102 dipendenti del Pd lavoravano soltanto alla Camera dei deputati per un costo di 8 milioni di euro. Aggiungendo i dipendenti del Senato e quelli delle regioni sicuramente il dato relativo al 2012 sarà ancora superiore a quello del 2011. E intanto il partito vota a favore del fiscal compact e della riforma Fornero facendo pagare la crisi alle persone più deboli. L’azienda Pd nel 2011 non era affatto in crisi. Un bilancio che risale proprio all’avvio del Governo Monti che vede un attivo di ben 3,237.165,77 euro. Poco male per chi parla di come uscire dalla crisi tutti i giorni e che si pone anche contro l’applicazione della patrimoniale ai più ricchi.

 

OCCULTATE LE SPESE PER MENO DI 50 MILA EURO

C’è però una carenza di comunicazione nel bilancio del Pd. Vengono certificate soltanto le spese che superano i 50 mila euro occultando quelle di importo inferiore.

Tutto questo significa tenere occulti i nomi di finanziamenti privati e soprattutto i nomi di relativi benefattori. La donazione del patron dell’Ilva nel 2006 fu conosciuta perché ammontava a 98 mila euro. Se fosse stata la metà e arrivava a 49 mila nessuno di noi ne sarebbe oggi a conoscenzaRestano quindi sconosciute le risorse che vengono spalmate alle strutture territoriali che, interpretando l’organizzazione federale del Pd, in tanti casi sono vere e proprie repubbliche indipendenti. Che però rischiano di far andare in attivo o in passivo il bilancio del partito.

Scoprirlo non sarà facile, il dubbio resta e il sospetto di casta è sempre in agguato.