Carmine Schiavone. Nelle intercettazioni spunta anche un nome pesante, Licio Gelli. Poi fa scena muta
La desecretazione della seduta del 7 ottobre 1997 nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite, nel corso della quale è stato ascoltato il pentito di camorra Carmine Schiavone, è salita agli onori delle recenti cronache. A far rumore sono state le sue dichiarazioni secondo le quali, a seguito dei continui sversamenti in Campania di milioni di tonnellate di rifiuti tossici di ogni tipo, entro 20 anni gli abitanti di quelle zone (Casapesenna, Casal Di Principe, Castelvolturno) sarebbero tutti morti di tumore.
Da venerdì, su questo umile e umido blog, ho deciso di affrontare altre parti delle dichiarazioni decretate dell’ex boss casalese, poi pentito. Venerdì ho parlato di un’identificazione devastante tra Stato (ovviamente la parte marcia) e clan dei Casalesi, secondo le deposizioni rese in Commissione.
Ieri ho scritto delle radici periferiche dello Stato, vale a dire i comuni, nei quali i Casalesi facevano il bello e il cattivo tempo.
Oggi proseguo con i rapporti con la massoneria, che nascono nel momento in cui il presidente della Commissione, Massimo Scalia, chiede all’ex boss di un avvocato cheSchiavone aveva descritto come «un po’ massonico un po’ politico». Scalia gli chiede di essere più preciso e Schiavone risponde che «parecchi avevano il grembiule, vecchi grembiuli…».
Schiavone: Perché non lasciamo da parte i politici?
Non c’è niente da fare, insomma, Schiavone parla dei traffici illeciti dei rifiuti ma quando si tratta di fare i nomi dei politici nazionali (come abbiamo visto ieri) da quell’orecchio non ci sente proprio e la stessa cosa accade quando si tratta di affrontare il vero potere, quello della massoneria. Ma Scalia è un tipo tosto (non a caso non è più in Parlamento da tempo, per la precisione dal 2001) e insiste, insiste, insiste, prendendola dopo un po’ alla lontana. Seguitemi.
ALLA LONTANA
Scalia. Lei ci sta dicendo una cosa precisa: che questi rifiuti dal nord dell’Italia o addirittura dall’estero non arrivavano in Campania da soli ma che l’avvocato…omissis…era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.
Scalia. Quindi il traffico era organizzato per far arrivare i rifiuti in Campania, nell’area del Casertano?
Scalia. Ci interessa sapere quali erano questi collegamenti precisi, se vi era un’attività che potremmo definire di promotion.
SOLO UN NOME: GELLI
Scalia: Le rivolgo una domanda alla quale mi può rispondere con un sì o con un no: sulla base della sua esperienza, dietro la vicenda del traffico dei rifiuti, in particolare di quelli pericolosi, esiste un’organizzazione che lei conosce fino a un certo punto e che faceva capo all’avvocato…omissis…; ma se lei parla di Licio Gelli ci fa sospettare che questa organizzazione fosse ben orchestrata e vi fosse in qualche modo un settore della massoneria che si occupava di questi affari.
CHI TOCCA I FILI MUORE
Ovviamente – quando c’è da giocare con i sindaci, si gioca – quando però c’è da toccare i fili che lasciano stecchiti chi li tocca, anche il superboss superpentito Schiavone Carmine della famiglia Schiavone, pappa e ciccia con Totò Riina e i Corleonesi, fa una gigantesca scena muta. Seguite la risposta.
BENEDETTA CULTURA
Scalia. Andavate anche dai gestori delle discariche, i quali affidavano a voi rifiuti che avevano preso?
E qui – non rendendosi forse conto di quel che dice – Schiavone apre un mondo in cui le mafie, in origine, non c’entravano un cacchio, a testimonianza del fatti che la cupola mafiosa è ben altro rispetto alle mafie e che queste ultime diventano straordinarie agenzie di servizio nel momento in cui la cupola sa o capisce che deve salirci sopra come si fa con un taxi o con un bus.
Scalia. Lei dice che erano poche le persone che gestivano i rifiuti in Italia. Chi ha in mente?
Scalia: Li conosce i nomi delle associazioni culturali di cui ci ha parlato più volte e che sono state la leva per entrare, da parte dei clan, nella gestione dei rifiuti, che lei dice essere gestita da poche persone?
Schiavone: Una stava ad Aversa, a Via Roma
Scalia: Ma lei parlava di circoli culturali al di fuori della Campania: in Toscana, in Lombardia.
Insomma, quando si parla di massoneria deviata – un potere che domina anche l’Italia –Schiavone si “scollega” e capisce che Silvio Berlusconi ha ragione quando dice che di “cultura” non si campa. Schiavone, infatti, sa che di “circoli culturali” si muore.