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Assedio a San Pietro, di chi sono tutti quei negozi gestiti da musulmani praticanti?

Un fan dell'Isis a San Pietro
Un fan dell’Isis a San Pietro

Luigi Bisignani sul Tempo lancia l’allarme rosso: “È inquietante sapere che a pochi metri dalle finestre del Papa e a ridosso del Colonnato stiano sorgendo sempre più numerosi inutili negozi, rigorosamente gestiti da musulmani praticanti, che vendono shampoo, mollette, pettini e detersivi. Questa frenetica attività commerciale viene messa o no in relazione con l’allarme di queste ore?”

Luigi Bisignani è uno che la sa lunga. Uno capace, molto capace, anche se sovente ha messo la sua intelligenza al servizio di potenti ambigui. Ma è fuor di dubbio che quando parla bisogna ascoltarlo. Capire. Riflettere sulle sue parole e farle proprie. In questo caso non c’è bisogno nemmeno di interpretarle: il suo messaggio è chiaro, netto.

Il suo è un allarme rosso.

“Siamo in guerra contro l’Isis”, scrive Bisignani sul Tempo, “le «intelligence» più accreditate temono un attentato proprio in Vaticano, per colpire il massimo simbolo della cristianità” e “a pochi metri dalle finestre del Papa e a ridosso del Colonnato stiano sorgendo sempre più numerosi inutili negozi, rigorosamente gestiti da musulmani praticanti”.

“Questi piccoli locali”, chiede e si chiede Bisignani, “sono sicuri?“. “Questa frenetica attività commerciale”, continua, “viene messa o no in relazione con l’allarme rosso di queste ore?”

Dal Ministero dell’Interno fanno sapere che sforzi e controlli straordinari – l’allerta è stata portata al 2° livello, quello che precede il livello massimo, cioè di attacco in corso – servono per «diminuire il coefficiente di rischio».

Parliamoci chiaro: vi sentite più sicuri, visti i tempi che corrono, se Alfano “diminuisce i coefficienti di rischio”?

“Come se non bastasse”, aggiunge Bisignani, “alcuni prelati camminando lungo via della Conciliazione negli ultimi mesi notano pachistani salafiti, con la barba lunga e con le tradizionali tuniche, che predicano sotto le finestre di Bergoglio quanto Allah sia grande. E molti, come vuole la loro religione, nell’ora della preghiera si prostrano a terra con le spalle a San Pietro, le braccia alzate e le dita in segno di vittoria, tra l’ incredulità della folla.

Lo stesso stupore che potrebbe suscitare un gruppo di suore o frati che recitano il rosario davanti alla grande Moschea di Roma. C’ è qualcuno che vigila se esiste un collegamento tra questi signori, in maggior parte pachistani, iracheni e del Bangladesh, e questi negozi con libri sacri in bella vista che potrebbero essere anche delle moschee «fai da te»? 

I nostri mille apparati di sicurezza hanno controllato cosa si nasconde nei retrobottega o nei sottoscala? Solo detersivi o qualcosa di molto più pericoloso? E qualcuno ha mai chiesto perché il più delle volte dei ragazzetti musulmani dormono su una stuoia dietro al bancone per evitare che i locali restino anche solo per un minuto incustoditi? Per aprire attività commerciali ci devono essere delle autorizzazioni prefettizie che saranno certamente in regola, ma l’ Ispettorato di pubblica sicurezza, che ha sede proprio nelle immediate vicinanze, sta monitorando la situazione?”.

Il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco è alle porte: inizia l’8 dicembre e andrà avanti per un anno intero. E, probabilmente, l’accerchiamento è già iniziato.

Nella Capitale sono già operativi 700 militari, un anticipo su quanto già stabilito nel Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica del 3 novembre scorso.

Troppo poco“, scrivono Fierro e Pacelli sul Fatto Quotidiano, “se paragonata alla forza che l’Is e il network di sigle terroriste che aggrega, ha messo in campo negli ultimi dodici giorni. 31 ottobre, bomba all’ aereo russo che sorvolava il Sinai, 12 novembre, attentato a Burj el Barajneh, Beirut, quartier generale di Hezbollah, contro i “rafida”, termine dispregiativo usato dal Califfato per indicare gli odiati musulmani di fede sciita, 13 novembre, Parigi”.

Il tempo passa in fretta, milioni di pellegrini stanno per raggiungere Roma. Ma la sicurezza nazionale, probabilmente, non è ancora pronta a fronteggiare un eventuale attacco terroristico.