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SCORTA/ 600 beneficiari tra giornalisti, ex ministri, condannati o sotto processo. E molti ci vanno al mare

La notizia è di ieri: la scorta posta a presidio fisso della villa di Roberto Calderoli è stata tolta. Otto agenti che per anni sono costati, secondo il Siulp, 900 mila euro. La vicenda, però, ha aperto la discussione riguardo auto blindate e scorte di cui godono in tanti. Ecco la lista dei beneficiati. Dentro tutti: giornalisti, ex ministri, ex sottosegretari, politici condannati in via definitiva. Alcuni dei quali, denunciano i sindacati di polizia, utilizzano scorta e auto anche per andare in vacanza, in pizzeria e ai concerti. Nel mirino il Pd Fassino, la fedele del Cav Casellati e l’uomo della P4 Caliendo, salvato per un soffio dal carcere.

 

 

Negli Usa hanno diritto ad una scorta permanente presidente e vicepresidente. In Germania il capo dello Stato, il presidente del Bundestag e i ministri. In Francia il Presidente dell’assemblea nazionale e quello del Senato. In Italia, invece, pare che sia strano non avercela la scorta. La questione è stata riaperta dopo che, solo alcuni giorni fa, Roberto Calderoli è stato privato della sua scorta: otto agenti posti a presidio fisso (dunque 24 ore su 24) davanti la sua villa. Per una spesa, secondo il Siulp (il sindacato di polizia), che arriverebbe a 900 mila euro.

Ma l’ex ministro leghista (peraltro la scorta gli era stata assegnata dopo che aveva esibito una maglietta offensiva nei confronti dell’Islam. Genio!) non è l’unico che, nel corso di questi anni, ha goduto di uomini di scorta e auto blindate. Basti pensare ad un particolare: in Italia, secondo gli ultimi dati, girano con sirena e lampeggianti 584 personalità, scortate da più di 2 mila agenti. Una spesa colossale (1 miliardo e 99 milioni di euro l’anno) che, stando alla spending review, dovrebbe essere tagliata. Ma siamo ancora molto lontani: il governo Monti, a riguardo, ha previsto per il 2012 un taglio della spesa del 20% e, addirittura, per il 2013 un dimezzamento. Come detto siamo ancora in alto mare: secondo i dati reperibili anche sul sito del ministero della giustizia siamo fermi al 16%. Tante buone intenzioni, dunque, ma pochi fatti.

Ma allora la domanda. Chi compare tra i salvaguardati dalla scorta? Praticamente tutti. A cominciare dalle alte cariche dello Stato: il Presidente della Camera Gianfranco Fini (per lui nove angeli custodi), il Presidente del Senato Renato Schifani (20) e chiaramente Mario Monti (ben trenta). Fin qui nulla da dire: ovvio che le alte cariche abbiano chi si occupi della loro incolumità (soprattutto guardando al passato del nostro Paese).

I dubbi, però, sorgono quando leggiamo che, tra gli scortati, c’è anche il presidente della Lazio Claudio Lotito o l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino (uno di quelli che ha ancora una condanna in via definitiva sul groppone per corruzione). E poi una miriade di giornalisti tra cui Emilio Fede, Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri e Bruno Vespa. Senza dimenticare, peraltro, tutto quell’esercito di ex: ex politici, ex ministri, ex Presidenti, ex sottosgretari. Tutti che godono di auto blindata e scorta in perpetuum. Alcuni nomi: gli ex Presidenti di Camera e Senato Marcello Pera, Fausto Bertinotti, Pierferdinando Casini e Irene Pivetti; gli ex ministri di Giustizia Oliviero Diliberto, Piero Fassino e Clemente Mastella (gode di scorta e auto blu anche la consorte Alessandra Lonardo che, con il marito, è stata rinviata a giudizio per una brutta storia di tangenti).

Come non ricordare ancora l’avvocato ed ex deputato Carlo Taormina che ancora oggi gira con quattro uomini alle sue spalle. O, tra i tanti altri casi, l’ex sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P3 (procedimento  – è bene ricordare – che, su  richiesta della Procura, è stato archiviato dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma in data 14/3/2012).

Stesso trattamento poi – ci mancherebbe – anche per i Presidenti di Regione. Un caso su tutti: Raffaele Lombardo, governatore dimissionario della Sicilia responsabile di un incredibile buco nelle casse dello Stato, gira con ben diciotto agenti e quattro auto blu. Roba che, come abbiamo visto, nemmeno Obama.

Insomma, un esercito di uomini politici salvaguardati non si sa bene per quale motivo. Tanto che spesso, non essendoci alcuna reale ragione per avere la scorta, la si concepisce come taxi tuttofare. Ed ecco allora i tanti e tanti che si fanno scorrazzare ora a fare la spesa – come capitato solo pochi mesi fa al capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro, beccata con i suoi agenti mentre la accompagnavano ad un importante incarico istituzionale in un supermercato – ora in pizzeria, ora addirittura in vacanza in Liguria. È quanto denunciato solo pochi giorni fa da dal segretario generale del Sappe (sindacato della Polizia Penitenziaria) Roberto Martinelli. Nomi e cognomi non ne ha fatti, ma è facile capire a chi si riferisca: un “sindaco di una grande città del nord che più di undici anni fa è stato ministro della Giustizia”; “una senatrice del Pdl, già sottosegretaria alla Giustizia, che ricordiamo solo per le sue bizzarre dichiarazioni a favore di improbabili stanze del sesso nelle carceri”; “un altro ex sottosegretario alla Giustizia” che giorni fa è andato con “mezzo e uomini della Polizia penitenziaria alla festa regionale del suo partito a Chiavari”. Facile fare l’identikit: Piero Fassino, sindaco di Torino e Guardasigilli nel 2000-2001, Elisabetta Alberti Casellati, a Via Arenula in questa legislatura fino alla caduta del governo Berlusconi, e Giacomo Caliendo, di cui già abbiamo parlato.

Ebbene, accusa Martinelli, il primo, nonostante sia stato ministro più di dieci anni fa, “continua a girare con scorta e macchine della Polizia penitenziaria, con cui è stato visto a fine luglio in giro a Genova”. La Casellati “è stata vista nel Ponente ligure con scorta e macchine della Polizia penitenziaria anche per un impegno del tutto personale: assistere al concerto dell’orchestra sinfonica diretta dal figlio”. Infine Caliendo ”spesso è in Liguria per ragioni private, sempre con auto e agente di scorta”.

Pizzerie, supermercati, vacanze e concerti. Importanti incarichi istituzionali, non c’è che dire.

RETTIFICA

Ci ha scritto il senatore Giacomo Caliendo (Pdl) in merito all’articolo a firma Antonio Acerbis “SCORTA/ 600 beneficiari tra giornalisti, ex ministri, condannati o sotto processo. E molti vanno al mare”. Il dottor Caliendo ci ha fatto notare alcune imprecisioni presenti nel pezzo. Ringraziandolo e scusandoci, pubblichiamo la lettera di Caliendo con la quale rettifichiamo, precisando, però, che il merito dell’articolo, come facilmente anche i nostri lettori potranno osservare, non cambia.

L’articolo in questione è “SCORTA/ 600 beneficiari tra giornalisti, ex ministri, condannati o sotto processo. E molti vanno al mare”. Nel pezzo, a firma Antonio Acerbis, si offre un resoconto di quanti abbiano diritto alla scorta. E, soprattutto chi ne beneficia. Tra questi anche, appunto, l’ex sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, nei confronti del quale sono state commessi alcune imprecisioni che qui rettifichiamo.

Ecco il passo della lettera inviataci da Caliendo con le dovute precisazioni: “in quell’articolo – ci dice il senatore – si scrive che il sottoscritto ‘sarebbe sotto scorta nonostante il suo nome sia finito pesantemente nell’inchiesta P4 (la Procura aveva chiesto l’autorizzazione a procedere, ma è stato salvato dal carcere dal voto della Camera)’. Probabilmente l’autore dell’articolo voleva riferirsi all’inchiesta sulla cosiddetta P3 nella quale sono stato effettivamente coinvolto, ma lo stesso articolista (forse non sapendolo, ma a questo punto provvedo io ad informarlo) omette di precisare che il relativo procedimento, su  richiesta della Procura, è stato archiviato dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma in data 14/3/2012”.

Altra considerazione importante. Non c’è mai stata nei confronti di Caliendo una richiesta di autorizzazione a procedere e, tantomeno, una richiesta di arresto, ma solo una mozione di sfiducia, istituto prettamente parlamentare, respinta dalla Camera dei Deputati.