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REGGIO CALABRIA/ Il Consiglio dei ministri scioglie il Comune. Storia del clan ‘ndrangheta-politica

Era già nell’aria da un po’ e alla fine è arrivato il commissariamento per Reggio Calabria. È la prima volta nella storia che un capoluogo di provincia viene commissariato per motivi di mafia. E, sebbene il ministro Cancellieri abbia precisato che “lo scioglimento riguarda questa amministrazione, non quella precedente ed è un atto preventivo, non sanzionatorio”, il pensiero non può che andare all’attuale governatore ed ex sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti (Pdl). Ecco un sunto di inchieste, contatti e rapporti che costituiscono il largo contesto del commissariamento del comune calabrese.

 

di Carmine Gazzanni

Aveva parlato di “modello Reggio” Scopelliti quando era sindaco. Oggi tutti possono constatare – semmai ce ne fossero ancora dubbi – il suo desolante fallimento. Fine più umiliante non ci sarebbe potuta essere: Reggio Calabria è il primo capoluogo di provincia ad essere commissariato per “contiguità con infiltrazioni mafiose. Nessuna sorpresa: dopo decine di inchieste e chilometrici rapporti prefettizi, non poteva che essere questa la conclusione di un percorso – quello della gestione comunale Scopelliti – che senz’altro avrà delle ripercussioni anche nella già martoriata amministrazione regionale.

L’elenco è sterminato. Soltanto pochi giorni fa era Gianfrancesco Turano, sulle pagine de L’Espresso, a dedicare pagine e pagine al “Saccheggio Reggio”. Di inchieste ce ne sono in effetti a bizzeffe. Si potrebbe citare il caso della Multiservizi spa, in pratica una joint-venture tra il comune e la cosca Tegano: come accertato con l’inchiesta Archi-Astrea diversi soci privati della municipalizzata – tra cui anche il direttore operativo Giuseppe Rechichi – erano in stretti affari con il boss Carmelo Barbaro, a sua volta pezzo da novanta della famiglia mafiosa Tegano.

E poi i rapporti amicali, gli interessi, gli affari. Finanche parentele pericolose. È il caso di Massimo Pascale, ex segretario particolare di Scopelliti e ora capostruttura in Regione. O dell’ex assessore Luigi Tuccio. Entrambi – Pascale e Tuccio – sono cognati di Pasquale Condello, omonimo cugino del più noto Condello, detto il Supremo. Ci sono poi arresti, come quello dell’ex consigliere scopellitiano Dominique Suraci, punto di riferimento dei clan cittadini per la grande distribuzione: Suraci era gestore di ben sei supermercati che venivano regolarmente riempiti dalle ‘ndrine. I Tegano si occupavano di latte, formaggi e uova; i Lo Giudice fornivano gli imballaggi di plastica e cartone; i Condello la pasta fresca; i Caridi il pane. A ciascuno il suo.

Infine gli incarichi ad hoc. È il caso, tra gli altri, di quello affidato ad Alessandra Sarlo, moglie del giudice Vincenzo Giglio, arrestato per i suoi rapporti con il clan Lampada dopo un’inchiesta della Procura di Milano.

Insomma, un contesto politico-affaristico impressionante, direttamente o indirettamente collegato con Reggio Calabria, il Comune e la Regione. Ma il problema non è solo mafia. Il Comune, infatti, è molto vicino anche al fallimento dal punto di vista economico, dopo otto anni (2002-2010) di gestione Scopelliti. Secondo gli ispettori delle finanze il buco sarebbe ammontabile a circa 170 milioni di euro. Un buco che, peraltro, è costato anche la vita alla ex responsabile del settore Finanze e Tributi del comune, Orsola Fallara, la quale venne accusata dall’opposizione d’aver intascato come consulente, documenti alla mano, 1,5 milioni di euro in due anni. Da dirigente comunale pagava se stessa come consulente, esterna al Comune. Scopelliti la abbandonò completamente a se stessa. Turano ricostruisce il tono dei messaggi che in due in quel periodo si scambiarono. “Mi vergogno”, gli avrebbe scritto lei; “Ti dovevi vergognare prima”, avrebbe risposto laconico lui. Poco dopo la Fallara inghiottì dell’acido muriatico, andò in coma e di lì a poco morì.

Insomma, Scopelliti ha fallito come sindaco. Ma ha fallito anche come governatore, essendo la Calabria una delle otto regioni sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza. Scopelliti, però, è riuscito a fare anche di più dei suoi colleghi presidenti, essendo qui tutta la giunta sotto inchiesta per abuso d’ufficio proprio per la nomina di Alessandra Sarlo a dirigente regionale del dipartimento Controlli. Ma il governatore calabrese è stato raggiunto, nel febbraio scorso, anche da un altro avviso di garanzia per il buco della sanità di cui sarebbe responsabile. A conti fatti, d’altronde, Scopelliti pare essere responsabile di tante cose. È l’ora delle dimissioni.