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CASO RUBY/ Le reazioni del popolo leghista: “Bossi ci hai tradito”

Bossi ci hai tradito” sono le parole di Loredana. E forse non è un caso che sia proprio una donna a squarciare il velo di omertà di una Lega non più padrona nemmeno del proprio destino. Bossi – il traditore del popolo padano – ha capito che questi scandali fanno male innanzitutto al suo partito, ne intaccano la credibilità, fiaccano un elettorato che non ne può più di essere spettatore pagante del teatrino berlusconiano.

di Andrea Succi

Basta fare un giro sui blog e sui siti della Lega per capire che in Padania tira una brutta aria. Il partito che si ostina nel dichiarare assoluta fedeltà al Premier sta perdendo il contatto con il suo elettorato, con quel popolo padano pronto a tutto – o quasi – in nome del federalismo e della Padania Libera.

Voci fortissime si levano contro Berlusconi e, soprattutto, contro chi ne avalla la linea.

“La Lega che votavo proponeva la castrazione chimica per certe cose”; “Io ho le figlie minorenni e provo vergogna”; “con Berlusconi rischiamo di giocarci la faccia”; “Berlusconi si dimetta subito”; “Berlusconi sta rovinando anche la Lega”…

 

Il popolo leghista non ha più voglia di barattare il federalismo con “certe porcherie” e si scaglia contro il Premier, chiedendone la testa. La cosiddetta Padania Libera (da cosa, poi, è difficile capirlo) vive l’ennesimo scandalo con disgusto e disprezzo, ma il dato che più salta all’occhio e che Bossi ha capito per tempo riguarda le conseguenze politiche di questa “ribellione celtica”

Bossi ci hai tradito” è il succo del va’ pensiero leghista degli ultimi giorni. “Bossi ci hai tradito” perché – come ricorda anche un serafico Grillo – volevamo la secessione e ci propini questo federalismo risicato, bisognava combattere le mafie e invece ce le ritroviamo in casa, a braccetto con gli alleati che ci siamo scelti: Dell’Utri, Schifani, Cosentino, Berlusconi….

“Da cattolico mi sento indignato per l’immoralità dei comportamenti del Premier. Non vi è più la convenienza per la Lega Nord a proseguire nel sostegno a Berlusconi, che da Giugno 2010 sostanzialmente non governa (e per fortuna che c’erano i nostri ministri, altrimenti….)”

La parola chiave è “convenienza”, anche perché – come aggiunge Giorgio – “non si può barattare un federalismo monco e pasticciato con il discredito internazionale e con i valori della dignità umana.”

Bossi non è così stupido come sembra. Il primo a pagare per il caso Ruby sarà proprio lui, come certifica un sondaggio di Padania.org in cui viene superato – quanto a preferenze come leghista dell’anno – persino da quella Trota del figlio. Tremonti, capoclassifica, è pronto a fare le scarpe a entrambi, oltre che a Mr. B.

E infatti da più parti si invoca l’attuale Ministro dell’Economia come salvatore della Patria, Padania compresa; Mauro si spinge oltre e chiede “Maroni premier e Tremonti al Quirinale”, tutto pur di togliersi il vecchio Pedofilo dalle scatole. Impresa ardua, quest’ultima, perché “indegnamente Berlusconi non si dimette, dimostrando di aver assimilato dai suoi compari siciliani anche la vigliaccheria”.

Decisamente duro il commento di Marco, ma in linea con una rabbia condivisa dalla stragrande maggioranza dei leghisti, che “ne ha le tasche piene di Berlusconi, con il quale rischiamo di giocarci la faccia e perderla davanti alle nostre figlie e ai nostri figli”.

Il tema si fa delicato, la domanda delle cento pistole è: “Se fosse stato un clandestino a fare bunga bunga con una minorenne, cosa sarebbe accaduto?” A parte il linciaggio fisico, si capisce. L’elettorato cattolico della Lega non è per niente incline a queste tristi vicende e sapere che i leader del partito tacciono provoca un certo turbamento. Sentire i vertici dichiarare “è solo gossip, avanti col federalismo” è come risvegliarsi di colpo e trovare la moglie a letto con il peggiore dei nemici.

Basta far finta di niente per avere in cambio il federalismo. Quale esempio diamo ai figli e alle figlie soprattutto. Non eravamo diversi da Roma? Smentitemi se dico che ci stiamo comportando esattamente come loro. Se la Padania deve nascere su escort, ruffiani ed inciuci non ci sto.”

Graziano va giù duro, mettendo in discussione le fondamenta  stesse della Lega, ma è l’amarezza di Alex a segnare probabilmente una svolta nei rapporti, fin’ora solidissimi, tra l’elettorato padano e il partito: “Igieniste nel listino, Trote nel Consiglio Regionale, cavolo non dovevamo fare la rivoluzione? Brutta cosa abituarsi al potere. Brutta cosa rendersi conto di aver buttato via 20 anni di sogni e ideali. W il professor miglio, lì si è arrestata la rivoluzione…

Perché chi ha gridato contro “Roma Ladrona”, chi sognava la secessione, un Nord libero da mafie e clientelismi, una politica diversa, lottava proprio per quell’ideale rivoluzionario che la Lega ha cavalcato abilmente e con notevole cinismo.

Fino al risveglio, fino alla pericolosa questione che pone Giancarlo: “Ma la lega è ancora nel popolo o è già cotta e imbrigliata da lacci e lacciuoli invisibili ai suoi elettori?