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Tirreno Power, “dati inattendibili, morti e malati”. De Bendetti nei guai

Evidenziato un aumento della morbilità e della mortalità, esclusivamente attribuibile alle emissioni”. Lo scrive il gip di Savona nell’ordinanza di sequestro della centrale di Vado Ligure. Secondo il gip, come riporta Affaritaliani, i danni sono il risultato di “precise scelte gestionali”. I dati della centrale? “Inattendibili”. Si scrive Vado Ligure, si legge Taranto.

 

E, in effetti, non possono che saltare all’occhio le similitudini della vicenda Tirreno Power con quella dell’Ilva.

UNA TRAGEDIA DI DIMENSIONI IMMANI” – “La Centrale termoelettrica a combustibili fossili (che vede tra i soci anche la Cir, la holding della famiglia De Benedetti, ndr) (…) ha violato le prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi (…) con valori emissivi nettamente superiori a quelli resi possibili dalle migliori tecniche disponibili (…), nonostante i dati in possesso della società documentassero già un diffuso danno all’ambiente circostante, così commettendo fatti diretti a cagionare un disastro ambientale e sanitario, evento effettivamente verificatosi nelle aree di ricaduta delle emissioni della centrale, come provato dalle indagini ambientali ed epidemiologiche espletate, che hanno evidenziato un aumento della morbilità e della mortalità, esclusivamente attribuibile alle emissioni della centrale”.

E’ questo il duro inizio della ancor più dura ordinanza firmata dal gip di Savona Fiorenza Giorgi sul caso Tirreno Power. Una tragedia ambientale e sanitaria di “dimensioni immani”, come viene definita dal gip, che ricorda molto quella di Taranto. Ambiente e salute sono state, secondo il gip, il prezzo da pagare per l’attività della centrale Tirreno Power.

I NUMERI – I numeri riportati nell’ordinanza e derivanti dalle perizie epidemiologiche messe in atto dalla Procura sono drammatici. Numeri di normali malattie che, secondo il gip, sarebbero aumentati, nel periodo preso in esame dai periti, a causa delle emissioni della centrale. Si parla di 354 morti, derivanti da 251 malattie cardiovascolari e 103 malattie respiratorie, più un alto numero di ricoveri di adulti e bambini per malattie respiratorie e cardiache. Numeri ai quali, sottolinea il gip, “sono stati eliminati tutti i casi dubbi o non rigorosamente muniti di tutti i requisiti epidemiologicamente validabili”. Non solo. Oltre alle perizie sanitarie la Procura ha disposto anche quelle ambientali, che hanno evidenziato “un quadro di grave rarefazione della flora lichenica nei dintorni della centrale”.

Un quadro attribuibile “a una pluralità di fattori” tra i quali “la centrale (…) è sempre individuata come una delle maggiori cause determinanti”. Secondo il gip la centrale non funziona come dovrebbe e non ha approntato le misure indicate dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata dal ministero. “Il gestore”, scrive il gip, “agevolato da una quasi assoluta carenza di controlli, ha di fatto violato la quasi totalità delle prescrizioni imposte dalla legge”, disattendendo per ora, ad esempio, alla costruzione di una caldaia supercritica oppure alla presentazione di un progetto di rinnovamento del parco carbonile oer contenere le emissioni di polveri diffuse.

PRECISE SCELTE GESTIONALI” – Resta da capire se il disastro ambientale e sanitario ipotizzato dai pm e dal gip sia colposo, doloso, o nessuno dei due. Scrive il gip: “Secondo il Pubblico Ministero gli elementi acquisiti inducono a ritenere configurabile l’ipotesi dolosa quanto meno in relazione al danno ambientale. A tale conclusione la pubblica accusa è giunta rilevando come la gestione dell’impianto a livelli nettamente superiori (almeno per alcuni parametri) a quelli imposti dalle Bat e l’inidoneità delle misure volte al contenimento delle emissioni non convogliate sia certamente attribuibile a una precisa scelta gestionale della società. Tale scelta volontaria è stata adottata e tenuta nonostante la consapevolezza del danno arrecato all’ambiente e delle rilevanti dimensioni dello stesso”.

Continua il gip: “Il gestore era certamente a conoscenza delle potenzialità lesive dell’attività svolta (…) era inoltre a conoscenza dei dati reali della zona in cui insiste la centrale”. Non è tutto: “Il gestore era inoltre a conoscenza del significativo danno ambientale cagionato dalla centrale”. Dopo aver richiamato direttamente la vicenda Ilva per motivare il sequestro della centrale, il gip conclude con una considerazione molto dura:

“Appare dimostrato che il gestore, in tutti questi anni e fino alla data odierna, ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo e che, lungi dal sanzionare le dette intemperanza, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti prevvedimenti ed emesso alla fine una Aia estremamente vantaggiosa e frutto di un sostanziale compromesso”. Il gip è così arrivato al sequestro, nel tentativo di scongiurare, o almeno limitare quello che definisce un “pericolo attuale per la pubblica incolumità”.