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CAMORRA IN MOLISE/ Venafro è la nuova residenza di Enrichetta Avallone, la moglie del superboss Antonio Iovine

Enrichetta Avallone, a sinistra, moglie del boss Iovine

La prima inchiesta di Infiltrato.it – pubblicata nel settembre 2010 – portava alla luce il fenomeno del pizzo nella cittadina venafrana, zona di confine tra Molise e Campania. “Tra pizzo e Camorra: qualcuno ha parlato”, era il titolo di un racconto-testimonianza duro e asciutto, che lascia sconcertati per la gravità delle affermazioni raccolte. E ancora prima c’erano state, sempre a Venafro, le inchieste sul traffico di rifiuti tossici, su un imprenditore molisano “in rapporti con i Casalesi”, sulla presenza di famiglie camorristiche nel territorio. A chi è venuta la brillante idea di far risiedere proprio a Venafro la moglie del superboss dei Casalesi – ora in carcere – Antonio Iovine, detto ‘O Ninno?

 

La notizia è di quelle sconcertanti. Enrichetta Avallone, moglie del boss della camorra Antonio Iovine, arrestato il 17 novembre scorso dopo quindici anni di latitanza, risiede da quest’estate a Venafro, in provincia di Isernia. Dopo aver scontato una condanna per estorsione, gli uomini antimafia hanno deciso di mantenerla lontana dal capoluogo campano. Ma la scelta della cittadina pentra lascia numerosi dubbi.

A dare la notizia (nell’indifferenza generale – e preoccupante – degli altri media) è stato Lirio Abbate su L’Espresso. Nel suo articolo “Antonio Iovine, uno e trino” scrive: “adesso il suo schieramento (quello di Iovine, ndr), una delle tre fazioni che compongono l’alleanza casalese, è in difficoltà. La moglie, Enrichetta Avallone, anche lei coinvolta in fatti di camorra e per questo a lungo detenuta, da pochi mesi è tornata in libertà ma i magistrati l’hanno obbligata a risiedere a Venafro, in provincia di Isernia”. Una notizia che sembrerebbe innocua, ma innocua non è.

Innanzitutto capiamo chi è Enrichetta Avallone. Come accade sempre quando si parla delle donne dei boss, anche nel caso della moglie di o’ninno (questo è il soprannome di Iovine), non parliamo di una donna qualunque. Sono come i loro mariti, le donne dei Casalesi: riservate, intelligenti. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, la Avallone è una vera “donna d’onore”, che tuttora gestirebbe gli affari e l’impero economico costruito dal marito. Un impero economico che, negli ultimi anni, si è allargato a Umbria, Emilia Romagna, Marche e, soprattutto, Lazio.

Come Iovine, anche Enrichetta è abituata ad agire nell’ombra, a muoversi senza dare nell’occhio. Basti pensare che l’hanno arrestata per estorsione, ma non sono riusciti a sequestrarle gioielli, mobili di lusso, orologi e pellicce che aveva in casa: la signora aveva preso l’abitudine di conservare per ogni oggetto prezioso un biglietto di auguri che lo indicasse come regalo. E i regali hanno provenienza lecita, bisogna lasciarli stare, anche se appartengono al patrimonio della moglie di un camorrista. Furba, dunque. E tosta. Secondo quanto accertato dall’antimafia fu proprio per volere della Avallone che Antonio Iovine decise di portare avanti una lotta interna contro Rosanna De Novellis, moglie del fratello Carmine Iovine (ucciso in un agguato camorristico nel 1994).

Il motivo? Voleva rifarsi una vita al di fuori del sistema camorra. Impossibile. Nel giro di pochi mesi nei suoi confronti fu “adottata l’azione estortiva con l’imposizione a non recarsi più a San Cipriano di Aversa” e neppure al cimitero a portare fiori sulla tomba del marito. Poi fu costretta a cedere ad altri la sua attività all’interno del centro commerciale “Borgo antico”. E, infine, o’ninno diede l’ordine di “revocare” alla De Novellis lo stipendio che il clan puntualmente le versava ogni mese.

Ed ora, come detto, la Avallone risiede a Venafro. Non è nemmeno la prima volta che uomini di punta delle criminalità vengono spediti in Molise. Emblematico quanto successo l’estate scorsa a Termoli con il pentito Felice Ferrazzo, ex boss di Mesoraca (Crotone). Ma questa volta la scelta lascia qualche dubbio e mille preoccupazioni future: sono diverse infatti le inchieste che testimoniano pesanti infiltrazioni malavitose nella cittadina pentra.

Più di un anno fa, addirittura, Infiltrato.it segnalò anche il caso di un commerciante costretto a pagare il pizzo proprio alla camorra: “A Venafro dichiarava allora il commerciante – tantissimi pagano il pizzo, se non lo fai rischi guai seri. La gente preferisce pagare e stare tranquilla, qualcuno ha pure provato a denunciare i fatti alle autorità competenti ma purtroppo non c’è niente da fare”.

Non solo.

Non dobbiamo dimenticare quel molisano, di Venafro, che secondo i dossier Ecomafie 2010 e Cemento Disarmato 2009 sarebbe in “rapporti con esponenti criminali, tra cui i boss della camorra Michele Zagaria e Francesco Madonna”. Fatti, questi, che certamente sono noti all’antimafia.

Il motivo, dunque, per cui si sia deciso, in un periodo così rovente all’interno dell’organizzazione criminale, di far risiedere la moglie di Antonio Iovine in una città che conosce – e bene –  la camorra, rimane decisamente oscuro. E, soprattutto, preoccupante.