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Una curia milionaria, quella di Bologna, che “ingrassa” e diventa proprietaria di una multinazionale

La Chiesa è milionaria ma fare una stima finanziaria precisa è impossibile soprattutto perché i bilanci delle curie non sono consultabili. Guadagni che, secondo la denuncia dell’Uaar, arrivano dal pubblico e dal privato attraverso l’esenzione Imu ed Irpef, benefici statali, l’8 per mille e tante altre voci. Ricchissima anche la Chiesa di Bologna, che possiede edifici, casolari, garage, box e negozi, guadagnando dagli affitti soprattutto perché proprietaria di molti locali commerciali in centro città. Solo il Comune di Bologna ogni anno sborsa alla curia mezzo milione di euro. A queste enorme proprietà religiose arriva l’ultimo regalo: la donazione della Faac – la multinazionale leader di cancelli automatici – che conta un fatturato di 240 milioni di euro e mille dipendenti. E così lievita il ‘grasso’ conto bancario della Chiesa, che si ritrova 14 milioni e 520 mila euro in saccoccia.

 

di Maria Cristina Giovannitti

Piove sul bagnato. E la Chiesa è bagnata di ricchezze tra denaro, beni immobiliari, donazioni con l’8 per mille e tutti i benefici statali. Secondo la UarrUnione Atei e Agnostici Razionalistinon è possibile fare una stima precisa che quantifica il denaro della Chiesa soprattutto perché, come denunciano da sempre, non vige la trasparenza e i bilanci non sono consultabili on line.

Tra le varie diocesi, quella che rientra nella top ten delle più ricche è la curia di Bologna che “arraffa” dai fondi pubblici e privati.

 

GARAGE, UFFICI, EDIFICI E CASOLARI TUTTI DELLA CHIESA – La Uaar segnala la situazione finanziaria dell’arcidiocesi di Bologna: una Chiesa che crogiola nella ricchezza ed è proprietaria di mezza città e provincia.

Solo il Comune di Bologna paga per gli affitti alla chiesa 500 mila euro l’anno. Tra case, uffici, box e garage si contano circa 1200 beni immobiliari di proprietà ecclesiastiche: 3 mila di queste proprietà appartengono a fondazioni religiose. Le ricchezze oltre ad essere nel cuore storico della città, dove moltissimi locali commerciali pagano l’affitto alla curia di Bologna, si estendono anche nella periferia dove ci sono casolari lasciati in eredità alla Chiesa, alcuni dei quali messi all’asta perché necessitano di restauri che costano troppo.

Oltre le case si contano circa 70 gli uffici sparsi tra centro città e periferia, 13 tra cinema e teatri della Chiesa e 30 esercizi sportivi. Il quadro che emerge è quello di una Curia bolognese ricchissima al punto che l’appello dell’ Uaar è quello di non ‘finanziarla più’ soprattutto con denaro pubblico, visto che – conti fatti – non ce n’è alcun bisogno.

 

REGALO ALLA CHIESA DI BOLOGNA: L’AZIENDA FAAC E UN CONTO DA 14 MILIONI DI EURO – Ad ingrossare le già grasse tasche dell’arcidiocesi di Bologna c’ha pensato un testamento olografo dell’imprenditore Michelangelo Marini. L’uomo già vent’anni fa – 1992 – in gran segreto aveva messo per iscritto le sue volontà: proprietario della Faac, la multinazionale di cancelli automatica, ha voluto lasciare tutto alla Chiesa di Bologna.

Oltre la disputa agguerrita che si sta svolgendo tra la curia e i familiari del imprenditore defunto, resta di fatto che ufficialmente l’azienda è nelle mani del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.

A detta della Uaar di Bologna, il prelato Caffarra – reduce dall’ultimo Conclave e uomo ratzingeriano – sarebbe un gerarca della Chiesa, un uomo religioso che non disdegna la politica, né l’imprenditoria.

Durante le ultime elezioni il cardinale Caffarra – senza nasconderlo neanche troppoavrebbe incitato a votare tutto quelli che con fondi pubblici finanziano le chiese cattoliche.

Ergo Berlusconi che aveva parlato nella sua agenda proprio del finanziamento alle scuole private contro gli insegnanti di sinistra che sono nella pubblica.

Oggi la multinazionale Faac che conta 12 stabilimenti in Europa, 24 punti vendita in Italia, ben 1000 dipendenti e un fatturato di 240 milioni di euro è nelle mani del cardinal Caffarra che da buon imprenditore ha dichiarato che l’azienda resterà nelle mani della Chiesa.

Non una scelta di interesse, per l’uomo di Ratzinger, ma semplicemente la volontà di salvaguardare i lavoratori dalla minaccia francese della Somfy, azionista di minoranza che ambisce a diventare la proprietaria assoluta.

E così Caffarra si è trovato subito a proprio agio nei panni di imprenditore della Faac.

Nel testamento anche 14 milioni e 520 mila euro intestati alla Curia di Bologna, denaro che si somma a quello – indecifrabile – di una già ricchissima Chiesa.