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SCANDALI ITALIANI/ Zuccheropoli, la vera storia

L’inchiesta dell’Infiltrato ZUCCHEROPOLI MOLISANA firmata dal direttore Pasquale Di Bello, e dal suo vice, Michele Mignogna, finalmente è completa e fruibile per intera. Migliaia i lettori che hanno letto l’inchiesta in quattro puntate dedicata all’acquisto della quota privata dello ZUCCHERIFICIO DEL MOLISE da parte della famiglia Perna, guidata dal patron Remo, un imprenditore di molti fallimenti e altrettante avventure societarie che il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, ha paragonato a Sergio Marchionne.

 

di Pasquale Di Bello

Nel fare questo Iorio, con poco senso delle misure oltre che del ridicolo, ha paragonato l’azione del suo governo a quella della FIAT. Come la casa torinese, che avrebbe salvato se stessa dal tracollo paventatosi anni addietro, così l’illuminata Regione Molise avrebbe salvato lo stabilimento saccarifero molisano da morte certa.

In realtà quello che l’inchiesta smaschera è una filigrana sottile che probabilmente sta dietro a tante altre avventure imprenditoriali di una Regione che per farsi imprenditrice ha rinunciato al ruolo di programmazione che gli compete per vestire i panni del capitano d’industria.

La storia parla di 3milioni di euro concessi dalla Regione Molise a società fantasma per progetti inesistenti, e finiti nella provvista economica utilizzata in parte dai Perna per l’acquisto delle quote di Luigi Tesi, il socio storico dello ZUCCHERIFICIO.  Un’altra parte servirà ai Perna per acquistare azioni di due società finanziarie bolognesi facenti capo a Giovanni Consorte, già noto alle cronache per l’affaire UNIPOL.

Mentre tutto ciò avviene, al di fuori da ogni minimo controllo, anzi con le palesi connivenze di funzionari distratti, tutti fanno finta di niente. Fingono di non capire quello che al tempo dei fatti solo la stampa non allineata, e cioè lo storico Nuovo Oggi Molise, ebbe il coraggio di raccontare seppur nella carenza dei dati attuali. La politica, tutta, con la sola eccezione del consigliere regionale Massimo Romano, si girò dall’altra parte. Oggi, diversamente, non è più possibile far finta di niente.

Chi legge l’inchiesta, che qui pubblichiamo nelle quattro parti che ne compongono la versione integrale, può decidere ancora di girarsi dall’altra parte. La politica, tutta in ambasce per le imminenti elezioni regionali del prossimo 16 e 17 ottobre, c’è da giurare che sarà ancora una volta cieca. O quantomeno porterà le mani agli occhi per non vedere.

Intanto i lettori che c’hanno letto e ci leggeranno le mani, anzi le dita, le hanno portate e le porteranno al naso. Da questa vicenda sale un tanfo feroce. Nelle narici del Palazzo non sortirà effetto, abituati come sono a tutto ciò che sa di tartufo e catacomba. In altri palazzi non sappiamo quanto siano sensibili di naso. I giornalisti raccontano storie, quando hanno carte alla mano. Altro non debbono fare, se non aprire squarci tra le cataratte scese su una regione piccola in tutto, tranne che nelle sconcezze.