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CRAC PARMALAT/ Storia di un patron, Calisto Tanzi, e di un enorme buco nero

Il 4 Marzo nelle sale uscirà un film, “Il Gioiellino”, magistralmente interpretato da Remo Girone, Toni Servillo e Sarah Felberbaum. La trama? Semplice: la vicenda del crac Parmalat del 2003, la storia di un Patron che voleva starenella serie A del capitalismo, dove bisogna giocare a tre punte, con il tridente: un giornale, una squadra di calcio e una banca.” Il finale? Una voragine che inghiotte tutto, con un protagonista assoluto, Calisto Tanzi, e manovratori occulti

di Carmine Gazzanni

Calisto Tanzi, l’ex patron della Parmalat, non andrà in carcere. Almeno per ora. La Quinta Sezione Penale della Cassazione ha infatti annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Milano con la quale nell’ottobre scorso, erano stati disposti gli arresti per il responsabile del più grande crac finanziario della storia non solo italiana, ma anche europea. Si trattava di un arresto preventivo, “per pericolo di fuga”: nella sentenza, in pratica, si leggeva che Tanzi avrebbe potuto rendersi latitante date le “risorse finanziare ingenti”. C’è da precisare, infatti, che ancora non si arriva ad una sentenza definitiva: presumibilmente la Cassazione si pronuncerà a giugno.

I primi due gradi di giudizio hanno visto l’ex manager di Collecchio condannato a dieci anni per aggiotaggio (in più era stato disposto anche un risarcimento ai risparmiatori truffati di circa 100milioni di euro). La Procura, a questo punto, come detto aveva disposto anche che Tanzi andasse in carcere per evitare il rischio “latitanza”. Ma i suoi legali hanno fatto ricorso alla Suprema Corte che, il due febbraio, ha approvato il ritiro dell’ordinanza. Ora si attende il processo in Cassazione. Senza dimenticare, però, che intanto Tanzi ha sulle spalle anche un’altra condanna: diciotto anni per bancarotta fraudolenta.

 

Due condanne pesanti, dunque – a prescindere dalla decisione della Suprema Corte – relative al più grande scandalo finanziario europeo commesso da una società privata. Diversi i filoni di indagine, diversi i legami con altri personaggi di punta dell’economia e della politica, italiana e non solo: da Prodi, a Berlusconi, dalla Prima alla Seconda Repubblica, dalla Fbi a Gheddafi. Un circolo enorme quello che si è svelato dalle carte delle inchieste, che si serviva anche del calcio (Tanzi era proprietario del Parma e, come vedremo, anche del Verona) per celare un buco nero enorme. Tuttavia rimangono ancora ignote alcune questioni che potrebbero essere centrali e che, presumibilmente, allargherebbero ancora più di quanto lo sia il sistema “Tanzi”.